Buongiorno,
il lento procedere del tentativo di riformare il nostro pessimo sistema eletorale e la prospettiva che si possa finire invischiati in un sistema elettorale altrettanto brutto, in caso il Senato ritenga di doversi suicidare con la nobiltà d'animo e il personale disinteresse che sappiamo muovere la maggior parte dei politici italiani, apre la porta a speculazioni di ogni natura.
Tra quelli che si sono resi conto che la riforma non è ancora stata portata a casa e che l'Italicum che si staglia all'orizonte si prepara ad essere anch'esso una porcheria, c'è Filippo Facci, che, rivangando il passato, prova, per dirla con Guccini, a dargli il profumo del ricordo che cambia in meglio. Ma, nel tentativo di far questo finisce collo sminuire quel poco di corretto mette nel ragionamento.
Infatti, in questo articolo, Facci non perde l'occasione di seguire una sua ossessione (la principale è sparare su Di Pietro, dopo viene l'incensatura di Craxi) e cerca di tributare a Bettino Craxi dei meriti che non ha, sostenendo che nel 1991, il suo suggerimento agli italiani ad andare al mare piuttosto che andare a votare per l'abrogazione delle preferenze uniche, se seguito, ci avrebbe risparmiato tutto questo, invalidando uno sciocco voto di protesta.
Il fatto è che le cose non stanno proprio così per vari motivi:
- la rinuncia all'esercizio della democrazia non è mai una cosa nè bella nè intelligente: non lo è quando si cerca di falsare l'esito di una consultazione attraverso un tecnicismo che permette di assimilare gli astenuti ai contrari come voleva Craxi nè, per dire, quando si dà una delega in bianco all'uomo del destino come amiamo invece fare al giorno d'oggi
- le preferenze multiple permettevano un controllo puntuale del voto e quindi illegittime pratiche di voto di scambio che lasciavano in mano ai più spregiudicati (e spesso ai malviventi) molte leve politiche del Paese
- il voto al referendum non fu un semplice voto di protesta (ve lo vedete Mariotto Segni leader di un movimento di mera protesta?, maddai...), ma il desiderio di eliminare una evidente stortura della politica del tempo: la protesta c'era già e cominciava a manifestarsi in altri modi, che culminarono nel famoso lancio di monetine contro il leader socialista all'uscita dal Raphael
- la vittoria dei referendari abolì la preferenze multiple lasciando però la preferenza singola, che non permetteva il controllo puntuale del voto e lasciava la scelta del rappresentante all'elettore
- le liste bloccate non furono una conseguenza del referendum ma introdotte invece dalla successiva riforma elettorale il famigerato e sconclusionato Porcellum scritta, tra gli altri, dal partito che si dichiarò erede di Craxi
Quindi, con buona pace di Facci, non c'è nulla in materia di cui ringraziare in via postuma Craxi, nè nulla da rimpiangere, se non la ultradecennale assenza di una categoria di giornalisti in grado di fare il proprio mestiere e sostenere legittimamente le proprie opinioni senza stravolgere i fatti, categoria che avrebbe potuto migliorare la storia della nostra politica recente.
Ciao
Paolo
1 commento:
Quando ho letto l'articolo di Facci mi sono proprio girate.
Bene hai fatto a mettere in fila i perché quel pezzo va smontato pezzo per pezzo.
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