Contrasti e dubbi

Buongiorno,

torno a scrivere dopo una assenza piuttosto proungata rispetto alle mie abitudini.

Nel post di oggi vi riporto una mia perplessità (anzi ben più di una perplessità), sollecitata anche dal contrasto tra quanto ho avuto modo di vedere per l'ennesima volta rientrando a casa dalla Carinzia, per di più con la sottolineatura e l'enfatizzazione date dal fatto di essere in un giorno festivo.

Chiunque potrà notare, valicando il confine tra l'Austria ed il nostro Paese, come si lasci uno Stato in cui il costo della vita è inferiore (non limitatevi al costo dei carburanti e provate a fare la spesa, magari in una delle catene di supermercati presenti anche in Italia, per mantenere il più omogeneo possibile il vostro paniere: personalmente ad Arnoldstein spendo indicativamente il 15/20% in meno di quanto spenderei nei supermercati di Tarvisio).

Quelli che rientreranno in Italia in un giorno festivo si accorgeranno sicuramente anche che calendari e orari di lavoro nella grande distribuzione (ma non solo) sono tutt'altro che italiani: di domenica e nei festivi non si lavora, l'orario di chiusura feriale è fissato per le 19.30 (solo eccezionalmente alle 20.00) e nei prefestivi è normalmente anticipato alle 18.00 (qui trovate gli orari del principale centro commerciale di Villach).

Niente centri commerciali aperti sempre ed ovunque, quindi (2).

Orario di lavoro settimanale? dalle 38 alle 40 ore. Ferie? dalle 5 alle 6 settimane all'anno. Straordinario (1)? Prevede una maggiorazione dello stipendio. Licenziamento? Possibile solo alla fine del periodo di prova o per giusta causa.

Insomma, stando a quanto ci raccontiamo in Italia, il mondo del lavoro austriaco è molto più tutelato, privilegiato e rigido del nostro. E quindi, sempre secondo quanto ci raccontiamo in Italia, dovrebbe inesorabilmente portare a redditi miseri e scarsa produttività e ricchezza. In fondo è per questo che nel nostro Paese abbiamo sputato sull'articolo 18, introdotto precarietà flessibilità, tagliato il costo del lavoro abbattendo i salari.

Peccato che in Austria i redditi siano superiori (circa 39mila € contro 29mila nel 2013) così come il Pil pro capite (46.643$ contro 34.960$). Divario ampio e con forbice in apertura. Ah, dimenticavo: è migliore anche il dato sulla disoccupazione, limitata a meno del 6% mentre noi viaggiamo più o meno al doppio...

Ecco, qui sta la mia perplessità: non è che a furia di raccontarci palle abbiamo convintamente preso la strada sbagliata?
 
Ciao

Paolo

(1) Chi si informasse sul concetto di straordinario scoprirebbe che non è pianamente l'orario che si è chiamati a fare oltre quello contrattualmente previsto per sopperire ad una carenza strutturale della propria azienda, ma quello legato ad una contingenza realmente eccezionale (una grossa commessa imprevista da un potenziale nuovo cliente particolarmente importante, per rendere l'idea).

(2) Devo essere ingenuo, ma non riesco proprio a vedere convenienza economica nell'estensione degli orari / calendari di apertura di alcuni negozi. Posso capire che il negozio che soddisfa il capriccio, che vende l'articolo modaiolo e sfizioso possa sperare di vendere di più aumentando le occasioni di acquisto ed ingolosendo così una platea di clienti un po' più ampia, ma, ad esempio, non capisco le catene che soddisfano reali esigenze, come potrebbero essere le catene fatturano al 90% in alimentari. La capacità della vostra algida panza aumentano se l'orario di apertura della Coop si allunga?

2 commenti:

renzo ha detto...

Ciao Paolo,
La risposta alla tua ultima domanda è ovviamente sì, certo che l'Italia ha convintamente preso la strada sbagliata, ma già da diversi anni.
Basandomi sulla mia esperienza personale (vivo da pochi anni in Svizzera) confermo che tutti i tuoi esempi valgono anche qua. Inoltre la disoccupazione è addirittura più bassa. Aggiungerei un'ulteriore enorme differenza tra l'Italia e la Svizzera, che presumo valga anche per l'Austria: la qualità del lavoro. Il lavoratore viene trattato come una risorsa, il concetto (piuttosto semplice) per cui io datore di lavoro ti pago per ricevere in cambio una prestazione lavorativa definita contrattualmente e basata sulle tue qualità/sui tuoi studi, in Italia viene (molto) spesso stravolta: io datore di lavoro ti offro un lavoro, addirittura ti pago, tu lavoratore non devi mai lamentarti, anzi devi essermi eternamente grato. Vuoi l'aumento di stipendio perché ti tocca lavorare spesso il sabato? Ma come osi, io ti ho dato un lavoro! E fuori c'è la fila di disoccupati che potrebbero prendere il tuo posto anche con uno stipendio inferiore! Ma lasciamo perdere questi discorsi sul bieco denaro, domenica mattina c'è un briefing, puoi andarci tu che io ho un impegno?
Insomma, il datore di lavoro in Italia è il tuo padrone, non il tuo capo.

PaoloVE ha detto...

@renzo:

l'altra sera, a post pubblicato, ho intravisto sulla Rai a TV7 un servizio da Villach e Klagenfurt in cui a dire gran parte delle cose che ho scritto erano anche imprenditori italiani trasferitisi lì...

Ciao

Paolo