Renzi e l'Europa: i mezzi ed il fine

Buongiorno,

su molti giornali italiani svettano le notizie degli scontri verbali (e non solo) tra il nostro Primo Ministro Matteo Renzi ed i più alti rappresentanti dell'Unione Europea, con una rappresentazione che oscilla tra l'estremo che vorrebbe esserci in atto una aggressione politica al nostro Paese da parte dell'Europa germanocentrica del rigore a tutti i costi e quella che vorrebbe invece vedere un Premier italiano furbetto ed un po' bullo che pretende maggior peso dai partner europei dall'alto di una situazione nazionale più solida ed affidabile di quanto fu in passato.

In tal senso la mia opinione è che in mezzo non ci sia un problema politico, ma quanto meno un grosso equivoco di fondo: per Renzi dovrebbe essere titolo di merito e dimostrazione di affidabilità dichiarare di aver messo in campo il mezzo per ottenere i risultati, cioè aver fatto o avviato le tanto decantate riforme che, secondo lui, dovrebbero essere in grado di portare il nostro Paese ad essere la locomotiva d'Europa.

I partner europei invece, animati probabilmente da una diffidenza tutt'altro che incomprensibile nei nostri confronti (1), sembrano voler rimanere pragmaticamente ancorati all'idea di voler cominciare a vedere e toccare con mano i risultati, prima di prendere in considerazione l'idea di riconsiderare il ruolo dell'Italia nella UE.

Purtroppo i risultati sinora non si vedono: mentre la BCE "regala" liquidità, il costo dell'energia è ai minimi da decenni, e le riforme sul mondo del lavoro sono a regime otteniamo una ripresa minimale il rapporto tra debito pubblico e PIL è ai massimi e "chiediamo flessibilità" alla EU, cioè di poter aumentare il nostro deficit oltre il 3% del PIL, cosa che ci è già accordata.

E questo significa indebitarci ulteriormente, il che  non sembra nemmeno lontanamente un segno di ripresa e, al netto dell'ideologia che vorrebbe che le riforme di Renzi ci garantiscano un futuro radioso, peggiora i nostri fondamentali economici, cosa in cui i nostri partner europei non vogliono essere coinvolti.

Ciao

Paolo

(1) senza dover tornare indietro agli anni in cui affermavamo senza motivo nè tema di smentita che saremmo usciti dalla crisi meglio degli altri, in questi giorni vediamo cosa sta succedendo a quello che sino a ieri, facendo finta di non vedere sofferenze ed incagli e limitandoci a guardare l'orticello dei derviati, sostenevamo essere il sistema bancario più solido del continente.

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

mah...

come quasi sempre, mi pare che l'unico vero obiettivo sia la politica interna, nel consueto disinteresse per le conseguenze esterne e di medio-lungo periodo.

L'economia - che, per inciso, va come va non solo per colpa del governo cattivo - non dà i segni di ripresa sperata? Facciamo un po' di cagnara in quell'Europa estranea dove siamo soliti scaricare la nostra cattiva coscienza.

Detto fatto, tutti a discutere su chi ha ragione e sotto con le Olimpiadi a Roma.

La politica del fumo.

Saluti

T.