Buongiorno,
confesso che, quando ho sentito del
tentativo di golpe in Turchia, avendo poca stima di Erdogan e della
sua politica (1), non ho nutrito particolare simpatia per il fornte
lealista, ed ho condiviso il sospetto che il colpo di stato
fosse, se non proprio eterodiretto, almeno tacitamente appoggiato
dagli Stati Uniti, cui i rapporti con la Turchia di Erdogano devono
rappresentare più di qualche imbarazzo.
Qualcosa nelle mie valutazioni è
andato in crisi leggendo delle vaste attestazioni di vicinanza algoverno sotto attacco che giungevano dai Turchi all'estero (e, èbene tenerne conto, in presenza di regimi non pienamente democratici,tra gli aspatriati c'è molto frequentemente una cospicua componentedi oppositori).
Ciononostante, pur con il fortissimo
sospetto di esprimere solo una minor distanza tra il male ed il peggio e non un reale sentimento di vicinanza ad una delle parti,
ricordante anche il ruolo di garanzia della laicità della Turchia
svolto dall'esercitoi decenni passati, continuavo a non ritenere i militari golpisti
il peggiore dei mali.
Non meraviglia infatti che la
repressione si sia indirizzata contro ambiti militari e della
sicurezza, ma il fatto che sin dal giorno dopo il fallito tentativo
di golpe siano stati epurati migliaia di magistrati, docenti e
rettori universitari, insegnanti, giornalisti,... fa chiaramente
capire come la repressione non stia colpendo solo i golpisti, ma,
agendo sulla base di liste di proscrizione evidentemente già
esistenti, ampia parte di ogni opposizione.
In definitiva non posso sapere se i
colonnelli sarebbero stati meglio di Erdogan, ma credo di poter
affermare con certezza che il fallito golpe ha reso la Turchia un
Paese sicuramente peggiore ed Erdogan un autocrate ancora più
autoritario (2).
Ciao
Paolo
(1) che ci coinvolge molto più di
quanto si pensi, tra richieste di ingresso nella UE, diatribe
teeritoriali con la Grecia, repressione dei curdi all'interno ed
all'esterno dei propri confini, ruolo nella NATO, capacità di
operare sul fornte della gestione dei migranti e nella lotta
all'Isis
(2) mi chiedo come gli stati europei,
dopo aver "appaltato" alla Turchia la gestione dei
profughi siriani, gestiranno le richieste di asilo politico che
giungeranno dei magistrati, rettori, docenti universitari epurati da
Erdogan. Ma, in fondo, il problema non era garantire i diritti dei richiedenti asilo. Quindi di che preoccuparsi?
1 commento:
Buondì,
oggi commento in stile bar del reazionario: sembra che in Turchia un governo non democratico e laico sia da preferirsi a un governo apparentemente democratico e sempre meno laico.
Vale anche in Egitto, dove avevano scelto i Fratelli Musulmani e dove il colpo di stato è invece ben riuscito, con le conseguenze che in Italia conosciamo bene? Non lo so, ma mi verrebbe da dire di sì.
Sempre in stile da editorialista de il Foglio, un bel regime autoritario che sbatte in galera (anche) i fanatici religiosi forse è da preferirsi al governo dei fanatici religiosi.
E in Siria? Mah.
Tra un regime che ti priva delle libertà e uno che ti impone dogmi religiosi c'è tanta differenza?
È reale la differenza tra un regime non eletto e un regime che deforma pesantemente l'informazione e poi viene eletto?
Il bar chiude
Ciao
T.
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