Atroci pretesti

Buongiorno,

mi sono reso conto di come i principali media abbiano accomunato molto spesso due delle notizie di maggior rilievo dei giorni scorsi, cioè il suicidio di Tiziana Cantone probabile conseguenza della indesiderata incontrollata diffusione di alcuni video hard da lei girati e forse anche distribuiti in ambito circoscritto e lo stupro di una ragazza minorenne ubriaca all'incoscienza avvenuto a Rimini ed il cui video sarebbe stato diffuso dalle amiche (?) della vittima via WhatsApp.

Due fatti di cronaca nera in realtà tra loro diversissimi ed in larga parte ancora da accertare: radicalmente diversa l'età delle vittime, il loro consenso agli atti sessuali, il contesto in cui gli eventi sono maturati, la portata e le modalità dell'esposizione dei video, il crimine stesso di cui sarebbero state vittime. Gli unici punti di contatto tra i due fatti si riducono all'attinenza a sesso ed internet.

E questo è il punto attorno cui sta girando una sociologia secondo me d'accatto, incapace davanti alle due bandierine "sesso" e "internet" di accendere un paio di neuroni e mettere a fuoco quali siano i veri problemi.
 
Dopo che una ragazza minorenne ridotta alla passività totale dall'alcool viene trascinata in un cesso di discoteca e violentata senza che nessuno pensi di intervenire per aiutarla, il fatto che le sue presunte amiche (probabilmente poco meno ubriache di lei) filmino lo stupro e diffondano il video, per quanto sia una cosa aberrante, mi pare un dettaglio dal peso al limite dell'insignificante.

Allo stesso modo nell'altro caso, il diffuso ed implacabile stigma sociale per un comportamento lecito, di nessun danno a terzi ed anzi probabilmente desiderabile per gran parte di chi ipocritamente censurava e faceva ironie, mi pare abbia un peso ben superiore rispetto alla improvvida diffusione in rete dei video.

E continuare a sfruculiare su aspetti secondari perchè funzionano da click bait in quanto morbosi e pruriginosi come stanno oscenamente facendo i media non avvicina di una virgola a comprendere e contribuire ad affrontare i problemi reali: focalizzarsi su WhatsApp o sulla rete svia l'attenzione ad esempio dal fatto che troppe discoteche sono diventate porti franchi in cui è sistematica la libera somministrazione di alcolici o droghe anche a minori (1) ed in cui gli stupri avvengono con imbarazzante frequenza o dall'arretratezza culturale e dalla chiusura mentale di ampie (e spesso rumorose ed influenti) fette dei nostri ambienti in cui chi decida di vivere secondo una morale diversa da quella corrente è automaticamente ed orgogliosamente discriminato, infangato e vilipeso.

Ciao

Paolo

(1) per la cronaca: sono contrario al divieto totale di somministrazione di alcolici ai minori, il che credo mi esenti almeno parzialmente dal sospetto di essere un vecchio bacchettone

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

totalmente d'accordo sulla grossa differenza tra i due episodi. Meno sull'irrilevanza di internet.

In un caso c'è una violenza sessuale che rende secondaria - e probabilmente morboso da parte dei nostri augusti cronisti - la ripresa col cellulare da parte delle amiche.

Nel caso di Tiziana Cantone - che per la medesima morbosità è quello che ancora occupa i siti di news - la diffusione incontrollata su internet di video intesi per una cerchia ristretta non è certo irrilevante.

Su questo tema si sono spesi fiumi di inchiostro digitale ipocrita sugli stessi siti che hanno contribuito alla messa alla berlina della vittima.

Se è vero che condannare "il web" è una semplificazione, trovo altrettanto superficiale la sua assoluzione con la scusa che la società italiana sia la vera responsabile.

Ci sono due ingredienti in questo caso, entrambi necessari: quel misto di moralismo e sessismo che viene attribuito "alla società italiana" e la diffusione incontrollata - e impossibile da fermare - su internet.
Senza uno dei due ingredienti non si arriva allo stesso risultato.

Se è vero che la società italiana non è certo all'avanguardia su questi temi, l'illusione che la "società di internet" sia più progressista è ingenua. Nei commenti sui social - non certo solo in Italia - viene fuori il peggio del peggio, non sarà colpa di internet**, ma il fatto rimane.

Tutto questo per dire cosa? Il caso di Tiziana Cantone poteva succedere ovunque, non è italiano. E il mezzo internet non è un ingrediente trascurabile.

Trascurabile nel caso specifico, forse, ma deleterio nell'ottica di voler cambiare le cose è il dettaglio che in Italia la "colonna delle tette" sia in evidenza in tutti i quotidiani online, i quali - già incapaci di controllare le notizie serie - fanno filtro nullo sulla spazzatura alla ricerca del clic facile.

Saluti

T.


*Tra cui anche il Fatto Quotidiano, giornale indegno non da oggi, dove leggiamo un bel pistolotto autoassolutorio da parte del direttore, al link dove si sfotteva la Cantone "idolo del web".
** come ripetono i Mantellini ottimisti nostalgici di quando i troll erano troll

PaoloVE ha detto...

@ T.:

in realtà non penso che internet sia irrilevante, ma in questo momento mi pare che funga da spauracchio che finisce collo sviare l'attenzione da problemi più importanti.

In fondo non credo che per la donna che si è suicidata sarebbe poi stato molto meglio essere indicata coram populo come una vacca pompinara (per usare due termini che ho sentito attribuirle) pur in assenza dei video...

Ciao

Paolo