Buongiorno,
oggi prendo spunto da questo articolo sull'assunzione di una persona avvenuta dieci giorni prima della data presunta del parto per fare alcune considerazioni che forse dall'articolo non traspaiono a pieno e che invece sarebbe bene tenere a mente.
Per iniziare: in realtà si tratta di una mezza non notizia.
Intendo dire che, se nel privato, specialmente in aziende di piccole o medie dimensioni, una situazione simile è eccezionale e forse poco meno che unica (e merita pertanto la luce dei riflettori mediatici), nel pubblico (e in alcune aziende di grandi dimensioni) non è così, e può accadere anche che chi vinca un concorso sia assunta anche se è donna e persino se è incinta (addirittura se di-sa-bi-le!), non essendo questi degli elementi per i quali poter legalmente effettuare alcuna discriminazione.
E qui c'è da chiedersi da che parte stare: siete degli incorreggibili buonisti per cui il genere e la maternità non devono essere elementi discriminatori oppure, pragmaticamente, riconoscete all'imprenditore di turno il pieno diritto a scegliersi un dipendente la cui vita familiare e personale non debba interferire con quella lavorativa (e magari anche di tutelarsi con una bella lettera di dimissioni in bianco, hai visto mai...).
Ma c'è un secondo aspetto da notare: quando i nostri giornali sbandierano differenze tra il privilegiatissimo settore pubblico (1) e quello privato ad esempio in materia di assenteismo, danno un esempio di buon giornalismo e fanno la tara di questo tipo di differenze? leggetevi l'articolo (rinfrescatevi anche su questo post. E magari anche su questo) e rispondetevi da soli su quale sia la serietà con cui viene affrontato il tema dai nostri media.
E qui si propone un'altra scelta: siete dei buonisti che accettano la situazione come conseguenza di un minimo livello di civiltà oppure siete tra quelli che, berciando ad ogni articolo sulle inaccettabili differenze tra pubblico e privato, invocano licenziamenti davanti a tassi di assenteimo diversi?
Ciao
Paolo
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