Buongiorno,
la pubblicazione della lettera d'addio vergata da un trentenne grafico friulano suicidatosi per un mal di vivere causato, tra altri motivi (e forse principalmente), dal protrarsi di una situazione di precariato e di assenza di prospettive è già sparita dall'orizzonte del panorama informativo nazionale, forse spazzata via da notizie più vendibili, come l'allungo in classifica della Juve grazie al recupero della partita col Crotone o le vicende del Festival di Sanremo.
Eppure questa cosa avrebbe meritato altra attenzione e di andare oltre la lacrima di prammatica (per i buonisti del caso) o la scrollata di spalle ed il feroce borbottìo autoassolutorio"...era fragile..." (per gli altri, quelli con il pelo sullo stomaco, quelli attualmente più in vista), perchè travalica il caso singolo e si inquadra all'interno di un fenomeno più esteso, sempre meno strisciante e di cui, sostanzialmente, non si parla.
Non sono io a dirlo: insieme a Michele, con una breve ricerca su google, trovate senza sforzo alcuno Carmine, Norman, Fabio, Gaetano, l'insegnante di San Vito, l'infermiera di Olbia, ... in qualcosa di simile ad una Spoon River i cui protagonisti sono accomunati nel loro disagio esistenziale dal filo rosso della precarietà e dell'asssenza di speranze per un futuro più sereno.
Vittime per le quali, al di fuori degli stretti conoscenti, evidentemente importa poco, vittime di serie B persino rispetto ad altri suicidi per certi versi simili e attorno ai quali, meritoriamente, si cercò di costruire anni fa un minimo cordone di solidarietà.
Vi ricordate il refrain di Caparezza "sono un eroe" che nelle trasmissioni di Barisoni in Radio24 allora introduceva la rubrica dedicata agli imprenditori che giungevano al suicidio causa crisi, un piccolo pezzettino di quell'attenzione che i media vollero dedicare a quel triste fenomeno?
Posso convenire che fosse poco, pochissimo (e forse quasi zero, praticamente solo retorica), ma oggi (e da anni) per i sommersi della precarietà non vi è nemmeno quello.
Posso convenire che fosse poco, pochissimo (e forse quasi zero, praticamente solo retorica), ma oggi (e da anni) per i sommersi della precarietà non vi è nemmeno quello.
Ciao
1 commento:
È sbalorditivo il silenzio su questa vicenda.
Ne ho sentito parlare pochissimo.
T.
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