Fiele, il pieno, per cortesia.

Buongiorno,

Tommaso continua a tenere alta la bandiera del secondo post quotidiano. Cosa di cui lo ringrazio. Qui il mio.

Oggi me la prendo con la categoria dei benzinai. 

Da domani, come spesso accade questi "imprenditori" chiuderanno i loro esercizi per tre giorni per protestare contro un'iniziativa del governo (nota di servizio da parte del tenutario del blog che vuole essere socialmente utile: controllate per tempo il serbatoio se non volete rischiare di restare a piedi). 

Da quello che son riuscito a capire dagli articoli (scritti da giornalisti come sempre scarsamente interessati a fornire un servizio al lettore) uno dei motivi dello sciopero è il rinnovo di un bonus fiscale che da vent'anni viene rinnovato e che servirebbe a coprire il rischio e la responsabilità legati al ruolo di sostituto d'imposta che i benzinai si assumono nell'incassare le tasse sui carburanti. 

Ciò che capisce un ignorante come me è che chi conduce un distributore riceve uno sconto sulle sue imposte per il fatto di incassare la tassazione inglobata nel prezzo della benzina. Un analfabeta come me chiama questo privilegio e trova seccante che i vari gestori di distributori facciano le vittime tirando fuori l'argomento che quel bonus permette a loro e alle loro famiglie di tirare avanti.


Scrivo senza avere un approfondita conoscenza del problema, quindi accetto volentieri altre opinioni, ma ogni volta che faccio rifornimento mi viene sempre la solita domanda: A cosa servono i benzinai autonomi? 

La benzina me la faccio da solo. Tutto ciò che vendono al di là della benzina ha un prezzo assolutamente esagerato: dagli accessori auto ai chewing-gum. La cortesia è rarissima. Ciliegina sulla torta è l'arrotondamento dei centesimi praticato liberando gas nell'aria o benzina sulla carrozzeria. 

Ha detto verde, vero?
Perché deve esistere ed essere protetta una categoria parassitaria quando i distributori potrebbero essere gestiti da dipendenti delle società petrolifere e non da questa corporazione antisociale? Unica eccezione sono le pompe "bianche" in cui, a fronte dello stesso servizio inesistente, almeno paghi meno il carburante, ma un distributore "di marca" in mano a un bifolco semianalfabeta che aggiunge il suo profitto a quello della compagnia e alla esosa tassazione mi pare una vessazione. 

Esiste addirittura un sottogruppo di benzinai che invece di scioperare aumenterà di un centesimo al litro i prezzi da gennaio. "È per tirare avanti noi e le nostre famiglie, i consumatori capiranno" dice. Il consumatore è purtroppo costretto dalle carenze dei mezzi pubblici all'utilizzo dell'auto e come tutti sanno bene, il consumo di benzina è in larga parte incomprimibile per cui ha gioco facile il gestore che aumenta i prezzi per sfamare i poveri pargoli o forse per comprare l'iPhone o rifornire la sua vettura sovradimensionata. 

Le obiezioni che si riferiscono ai rischi che corre un benzinaio o al fatto che il suo profitto sia piccolo rispetto a quello delle compagnie e alla tassazione trovano due risposte:
  1. Il rischio evidentemente corrisponde a dei benefici (schei, non raccontiamocela). Non lo ordina il dottore di fare il benzinaio. 
  2. Anche se il profitto dell'esercente fosse dell'un per mille, a fronte della qualità del servizio, sono soldi che preferisco risparmiare. 
Saluti

Tommaso

Aggiungo la mia solita nota. I gestori da cui mi fornisco abitualmente sono un po' migliori di quelli descritti da Tommaso. :-)  Ciò non toglie che nella filiera della distribuzione dei carburanti sembri esserci una gara a chi lucra di più, gara cui i gestori mi pare partecipino con discreti risultati...


10 commenti:

Germano Scarpa ha detto...

Buongiorno,

Come accennato in precedenza leggo spesso questo blog e, sebbene siano capitati episodi in cui io non fossi d’accordo con quanto scritto, non ho mai pensato di scrivere apertamente un commento contrario all’opinione espressa.

Partiamo dal principio. Il testo non ha nessun dato oggettivo, denota e specifica sin dalle prime battute ignoranza sull’argomento e definisce parassitaria se non lesiva un’intera categoria di lavoratori.

Tutto questo articolo è basato sulla seguente, inattaccabile premessa: “Da quello che son riuscito a capire dagli articoli”. Ora, partendo da una credibile non padronanza dell’argomento, veniamo ai fatti:

a) L’accordo per lo sconto fiscale è stato siglato, rivisto e rinnovato più volte tra le parti interessate nel corso degli anni(stato e sindacati). Oggi, per far fronte alla crisi, si parla di cancellarlo e rendere tale cancellazione retroattiva (perché di questo si parla). Cosa, a mio parere, eticamente non corretta. Io non so quale sia il settore di mercato che garantisce la fonte di reddito dello scrivente, ma se da domani il ministro dell’economia decidesse di rivedere per tutti il contratto nazionale dei lavoratori in materia di ferie, di farlo in maniera retroattiva, non penso che saremmo qui a dire “non te l’ha mica ordinato il dottore di fare il dipendente”. Ugual discorso (forse l’esempio è più ficcante ma con meno platea) se lo Stato decidesse di rinegoziare DI NUOVO e a ribasso i prezzi stabiliti nel Conto Energia per i possessori dei pannelli solari.

b) Il guadagno massimo del benzinaio a litro di benzina sono 4 centesimi, lordi. La fonte è CONFCOMMERCIO. http://www.confcommercio.it/home/ArchivioGi/2008/Varie/Squeri-replica-a-Federconsumatori-Adusbef.doc_cvt.htm

c) Fino a prova contraria, il focus delle compagnie petrolifere in tutto il mondo è quella di estrarre, lavorare e fornire un prodotto, non di rivenderlo. Non capisco per quale motivo e a che costi dovrebbero essere interessate a portarsi a casa questo settore di mercato. Specie visto e considerato il pazzesco margine scritto al punto b).

d) Il costo per aprire un impianto di 4 lance può essere, al netto di tutta la parte autorizzativa, superiore a 150.000,00 €. Per un impianto. Un bell’investimento, no? Certo, “non te l’ha mica ordinato il dottore” di farlo, però ci hai creduto, ci hai provato e, forse, ti è andata male. Ma non per questo uno viene può essere definito un parassita.

e) La capillarità del servizio di rifornimento in Italia è una comodità, e un servizio, per tutti.


Mi dispiace dirlo, ma il tono del post ha goffe similitudini con le ultime, qualunquiste uscite del presidente del consiglio. Roba che –mi auguro- tutti in questa sede consideriamo inascoltabile.

Fa alterare anche me andare dal benzinaio e vedere sempre più alto il costo della verde, ma non è un buon motivo per travasare bile sulle persone sbagliate.

- GS

F®Ømß°£ ha detto...

@GS

Ringrazio Germano, che evidentemente ne sa più di me riguardo al tema dell'articolo. Mi rendo perfettamente conto che la mia visione sia superficiale e credo di averlo evidenziato nel post.

a) Sono d'accordo sulla retroattività, ci mancherebbe.
b) Se questo guadagno è così irrisorio, cosa spinge le persone a fare il benzinaio? Come mantengono il tenore di vita che ostentano i gestori della mia zona?
c) Esistono (pochi) distributori gestiti dalle compagnie, oltre a quelli (pochissimi) gestiti dalla grande distribuzione, incentivarli potrebbe essere conveniente per il consumatore finale, credo. Le associazioni dei gestori fanno di tutto per opporsi invece.
d) Si è un parassita quando il proprio status, come spesso capita alle corporazioni italiane, è legato a privilegi e a rendite di posizione.
e) Concordo, questo è l'unico servizio reale che mi forniscono.

Ci tengo infine a sottolineare che il travaso di bile non è legato ai prezzi del carburante di cui certo i gestori sono responsabili in parte minima.

Lo sciopero nella fattispecie è stato per me solo un pretesto per esprimere il mio pensiero su questa categoria che, come molte altre, blocca il Paese usando il proprio peso e i propri mezzi per mantenere status e privilegi, spesso a danno della comunità e in questo caso del consumatore finale.

In questo senso, Germano, confermo quanto scritto nel post, fatta salva la naturale precisazione che, visto che si parla di categorie composte da migliaia di persone differenti, saranno presenti senz'altro gestori onesti e appassionati del loro lavoro, cui va tutta la mia stima e cui chiederei di trasferirsi dalle mie parti peraltro ;-).

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ GS:

i commenti sono bene accetti, se di critica anche di più.

L'articolo che citi alla lettera b) è di fonte confcommercio, mooolto di parte, infatti alcuni suoi contenuti erano stati indirettamente smentiti dalle dichiarazioni che sentivo qualche tempo fa alla radio del responsabile di Auchan, i cui distributori non si trovano solo a ridosso dei loro centri commerciali, e che lavorano a costi medi inferiori di ben oltre i 4 centesimi di euro rispetto alla concorrenza, guadagnandoci. Il che sarebbe impossibile secondo quanto afferma l'articolo.

Al di là di questo c'è un argomento che il post non ha toccato e che non è uscito nemmeno nelle tua replica, ed è quello che a me fa venire i maggiori travasi di bile, ed è la spregiudicatezza con la quale la categoria sceglie la strada dello sciopero prolungato, ben sapendo che in quei termini non si parla più di creare disagi e far vedere che si è coasi, ma di bloccare il paese.

E questo non è accettabile: per qualsiasi altra categoria nel momento in cui vi fosse il rischio dell'interruzione di servizi fondamentali scatterebbe (giustamente) la precettazione.

Ciao

Paolo

Alia ha detto...

Se per una protesta, magari anche sacrosanta, vengono occupati i binari di una stazione, tutti concordano che la cosa non è corretta perché viene interrotto un servizio pubblico. I lavoratori dei trasporti non fanno mai scioperi che si prolungano per giorni interi e spesso si limitano a farli in orari non di punta per non impedire agli altri lavoratori di raggiungere le loro mete.
Ora, d'accordo, le automobili e i camion ecc. non sono servizi pubblici. Ma il mezzo privato è nella maggioranza dei casi l'unico utilizzabile da molti lavoratori e pertanto può essere considerato pubblico - tanto più in un paese in cui si va sempre dicendo, quando per esempio si tratta di scuola, che pubblica è l'utilizzazione e non la gestione.
Insomma: concordo con Paolo Ve. Si dovrebbe ricorrere alla precettazione.

Germano Scarpa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Germano Scarpa ha detto...

Generalmente, per il distributore, il guadagno è calato vistosamente negli ultimi decenni. Motivo per cui in molti cercano di inserire sistemi di autolavaggio o caffetteria e minimarket (i cui prezzi sono molto elevati rispetto alla normale distribuzione) per aumentare gli introiti. In soldoni, se parecchi anni fa era sufficiente avere due pompe per vivere da signori e non sudare più di tanto, ora non è più così.
Uno dei motivi per cui uno svolge questa professione (nel caso dei piccoli) è che può aver ereditato lavoro e azienda dai suoi parenti, e va avanti per quello.

Se il profitto è calato (vuoi per aumento della concorrenza, vuoi per la diminuzione delle marginalità), certe realtà probabilmente lo accusano meno come (e magari è proprio il caso citato da Tommaso) i possessori di più impianti, che mediano le spese di manutenzione/gestione e che, addirittura, potrebbero vantare una massiccia presenza in intere aree.

Sul discorso dell’eliminazione dell’incentivo fiscale, a sfavore dei benzinai, io sono formalmente contrario, ma ti dirò che non sono nemmeno troppo d’accordo che questo incentivo venga, all’atto pratico, parificato ad una fonte di guadagno anziché ad uno sconto sulle tasse da versare.

Riguardo Auchan, per rispondere a Paolo, il discorso è un po’ diverso. Stiamo parlando di una potenza economica che insedia all’interno della zona con più passaggio esistente (il centro commerciale) un impianto da minimo 8 lance a prezzi più bassi della concorrenza “ordinaria”. Il guadagno per litro è spessissimo inferiore, ma il loro introito, essendo basato sulla quantità, è molto alto. Difficile paragonarlo ad un qualsiasi, singolo distributore di benzina.

Il principio del distributore è applicabile in linea teorica alle piccole librerie, alla macelleria sotto casa e così via. I piccoli commercianti vengono mangiati dai grandi distributori per il semplice fatto di essere anacronistici, almeno dal punto di vista commerciale. Mi fermo qui perché c’è il rischio di andare fuori tema, data la complessità del tema.

Sulla precettazione, infine, è capitato sicuramente a livello locale di veder precettati dei distributori di benzina. Non ne ho memoria a livello nazionale. E’ complicato poiché sia la fornitura di servizi essenziali che il diritto allo sciopero sono garantiti a livello costituzionale.

C’è da dire però che, al contrario degli scioperi dei trasporti pubblici, che ti costringono fisicamente ad arrangiarti per raggiungere la tua destinazione, i benzinai semplicemente ti costringono ad anticipare il pieno al serbatoio, rendendo, di fatto, solo una gran rottura di scatole ma difficilmente un danno.

-GS

P.S. Scusate la cancellazione precedente, ma la formattazione finale del post era venuta una schifezza.

PaoloVE ha detto...

Blogger sta pasticciando un po', ripesco un commento di Germano che è stato cancellato:

Generalmente, per il distributore, il guadagno è calato vistosamente negli ultimi decenni. Motivo per cui in molti cercano di inserire sistemi di autolavaggio o caffetteria e minimarket (i cui prezzi sono molto elevati rispetto alla normale distribuzione) per aumentare gli introiti. In soldoni, se parecchi anni fa era sufficiente avere due pompe per vivere da signori e non sudare più di tanto, ora non è più così.

Uno dei motivi per cui uno svolge questa professione (nel caso dei piccoli) è che può aver ereditato lavoro e azienda dai suoi parenti, e va avanti per quello.

Se il profitto è calato (vuoi per aumento della concorrenza, vuoi per la diminuzione delle marginalità), certe realtà probabilmente lo accusano meno come (e magari è proprio il caso citato da Tommaso) i possessori di più impianti, che mediano le spese di manutenzione/gestione e che, addirittura, potrebbero vantare una massiccia presenza in intere aree.

Sul discorso dell’eliminazione dell’incentivo fiscale, a sfavore dei benzinai, io sono formalmente contrario, ma ti dirò che non sono nemmeno troppo d’accordo che questo incentivo venga, all’atto pratico, parificato ad una fonte di guadagno anziché ad uno sconto sulle tasse da versare.

Riguardo Auchan, per rispondere a Paolo, il discorso è un po’ diverso. Stiamo parlando di una potenza economica che insedia all’interno della zona con più passaggio esistente (il centro commerciale) un impianto da minimo 8 lance a prezzi più bassi della concorrenza “ordinaria”. Il guadagno per litro è spessissimo inferiore, ma il loro introito, essendo basato sulla quantità, è molto alto. Difficile paragonarlo ad un qualsiasi, singolo distributore di benzina.

Il principio del distributore è applicabile in linea teorica alle piccole librerie, alla macelleria sotto casa e così via. I piccoli commercianti vengono mangiati dai grandi distributori per il semplice fatto di essere anacronistici, almeno dal punto di vista commerciale. Mi fermo qui perché c’è il rischio di andare fuori tema, data la complessità del tema.

Sulla precettazione, infine, è capitato sicuramente a livello locale di veder precettati dei distributori di benzina. Non ne ho memoria a livello nazionale. E’ complicato poiché sia la fornitura di servizi essenziali che il diritto allo sciopero sono garantiti a livello costituzionale.

C’è da dire però che, al contrario degli scioperi dei trasporti pubblici, che ti costringono fisicamente ad arrangiarti per raggiungere la tua destinazione, i benzinai semplicemente ti costringono ad anticipare il pieno al serbatoio, rendendo, di fatto, solo una gran rottura di scatole ma difficilmente un danno.

-GS

F®Ømß°£ ha detto...

@GS

Scrivi che, come piccoli commercianti o librerie, i benzinai rischiano di essere fagocitati dalla grande distribuzione.

Vedo due vie d'uscita per queste categorie:

1) Specializzazione e ricerca della qualità del prodotto.

2) L'unione di più singoli in una società che possa beneficiare di economie di scala.

Chiaramente un alimentari o una libreria possono scegliere entrambe le vie, un benzinaio può ricorrere solo alla seconda.

Mi pare invece che l'atteggiamento di certi distributori sia quello di cercare di continuare a vivere come nel periodo delle vacche grasse, mentre il resto del Paese stringe la cinghia.

Saluti

T.

Germano Scarpa ha detto...

@Tommaso

In realtà stanno provando a diversificare, come detto prima (per lo meno, chi se la può permettere).

La seconda strada da te ipotizzata è forse poco percorribile per motivi culturali (le "aziende" di distribuzione carburante sono spesso padronali) e puramente burocratici.

Però, anche se magari è brutto da dirsi, la responsabilità di tirarsi fuori dal pantano di mercato in cui si trovano resta un loro cruccio e mi interessa ben poco.

Il mio punto, quello che ha generato il primo commento, riguardava principalmente (poi forse ho esteso l'argomentazione perdendo il punto) il trattamento riservato ad una categoria che ha deciso di scioperare (diritto costituzionalmente garantito) perché lo Stato ha intenzione di recedere totalmente e in maniera retroattiva ad una concessione da lui siglata e rinegoziata più volte (cosa che denota ancora di più l’inefficienza e la povertà intellettuale di questo governo).

Quando io (cittadino o impresa) ottengo e negozio un impegno con lo stato italiano, mi aspetto che questo venga rispettato. Che sia una defiscalizzazione, il diritto allo studio o la congruità dell’assegno familiare.

Al più (è ragionevole pensarlo) lo si rinegozia, come spesso è accaduto.

F®Ømß°£ ha detto...

@GS

il post era una critica, se vuoi superficiale o non condivisibile, alla categoria in sé. L'occasione dello sciopero è stato solo un pretesto.

Il mio astio deriva dal fatto di dover aggiungere al già elevato costo del carburante il profitto di ceffi maleducati che non mi fanno nemmeno la benzina e se costretti a farmi gas, fanno quel delizioso arrotondamento per arrivare al multiplo dei dieci centesimi.

Sulla retroattività e il diritto di sciopero, come già detto, sono perfettamente d'accordo.

Il bonus però le associazioni lo vogliono mantenere e sono pronti ad aumentare i prezzi qualora fosse tolto.

Legittimamente e comprensibilmente, ma non fanno niente di più e niente di meno di difendere un privilegio.

Ciao

T.