La rumenità di Alitalia

Buongiorno,

anni fa il secondo debolissimo governo Prodi stava cercando di porre fine al continuo massiccio salasso che la compagnia di bandiera imponeva al Paese, rinunciando a governarne una ristrutturazione che la rendesse efficiente e profittevole e scegliendo invece di venderla ad Air France.

A transazione quasi conclusa, con un governo agonizzante se non già sfiduciato tra mangiate di mortadella e bevute di spumante consumate in aula da sobri parlamentari di destra, Silvio Berlusconi, sicuro vincitore delle allora incombenti elezioni politiche, dichiarò che non se ne sarebbe fatto nulla, perchè la compagnia di bandiera nella sua visione era un importante asset del Paese, un biglietto da visita dell'Italia nel mondo, uno strumento che attrae in Italia turisti e pendolari e che, in mani francesi, li avrebbe dirottati a Parigi.

Air France prese atto della situazione e fece un mezzo passo indietro, rinunciando all'acquisto, ma proponendosi come primo investitore in CAI, la società italiana che rilevò il busness di Alitalia e adesso, giunti al termine del lock up che vincolava i soci a non vendere le proprie quote, attende di poter comunque acquisire l'ex Alitalia a condizioni più vantaggiose di quanto previsto dal contratto giunto in dirittura d'arrivo con il governo Prodi.

A grandi linee sappiamo quanto questo giochino ci sia costato tra mancata stipula, (finti) prestiti ponte, fallimentari bad company, mancata apertura alla concorrenza sulle rotte interne, consulenze stratosferiche e corbellerie varie: si parla di cifre confrontabili con l'IMU sulla prima casa, visto che si tratta di un argomento di moda e d'effetto.

Quello che è forse meno noto, e viene sottolineato dal recente incidente (che peraltro conferma quanto già emerso in un paio di precedenti situazioni di pericolo aventi per protagonisti voli Alitalia su tratte interne -Roma Pisa e Ancona Roma, se non sbaglio-) è che l'italianità di Alitalia pagata così cara non c'è o è molto molto molto annacquata, visto che in ogni occasione ci ritroviamo ad aver a che fare con aerei, equipaggi, piloti e manutenzione operati dalla compagnia rumena Carpatair.

Non voglio mettere in discussione la capacità di questo operatore di garantire la sicurezza dei voli: semplicemente non ne ho la competenza. Non posso però non notare che il biglietto da visita dell'Italia nel mondo, la vetrina del suo stile, è rumeno e non molto bello a vedrsi, ma pagato a prezzi tutti italiani persino dopo aver destinato alla sua valorizzazione alcuni miliardi. 

Insomma, non solo i siamo sobbarcati e ci sobbarchiamo dei costi rilevanti, ma non abbiamo nemmeno ottenuto i risultati promessi.

Ciao

Paolo

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

condivido, ovviamente.

Noto che la cifra incassata con l'IMU è pari anche (forse un pelo inferiore) alle multe legate alle quote latte degli amici verdi.

Sul tema Alitalia, leggevo su Il Post che siamo al punto che molti degli aerei sono in leasing e registrati in Irlanda o Romania per evitare che, in caso di fallimento della compagnia, il curatore fallimentare possa sequestrarli come copertura dei debiti.

Inizio a pensare che sarebbe giusto che l'elettore forzaleghista 2013 paghi di tasca sua, pena la galera.

Saluti

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

"Noto che la cifra incassata con l'IMU è pari anche (forse un pelo inferiore) alle multe legate alle quote latte degli amici verdi."

In effetti questo è l'argomento del post di domani, se riesco a chiuderlo...

Ciao

Paolo