Buongiorno,
tutti sapevamo da tempo che l'attuale legislatura, malgrado il forte mandato affibbiatole dal Presidente e malgrado i troppi proclami tanto altisonanti quanto vuoti, non avrebbe avuto un forte impulso verso la realizzazione di riforme.
Senza voler entrare nel merito di cosa sia bene e si desideri fare, in poche occasioni come in questi giorni è però stato evidente quanto immobile il nostro Paese rimanga in tale ottica.
Perchè da un lato ieri il Senato ha rimandato a dopo l'8 dicembre la riunione per votare un Ordine del Giorno volto a ripristinare il sistema elettorale precedente (1), ed abbiamo quindi la garanzia che il Porcellum, che a parole non piace a nessuno, tirerà invece avanti ad oltranza, magari sino a quando la corte Costituzionale ci precipiterà nell'imbarazzo di avere un Parlamento eletto con i meccanismi di una legge incostituzionale e, contestualmente, in quello di non avere uno strumento chiaramente riconosciuto per venirne fuori (2).
Dall'altro lato abbiamo contemporaneamente avuto la certificazione che nemmeno alla gente interessa più di tanto scuotere il sistema italiano, se la spinta che sarebbe potuta arrivare dai referendum radicali si è arenata nel nulla davanti ad una raccolta di firme esangue.
E, per non farci mancar nulla, salta anche la tanto invocata abolizione delle province.
Il tutto nel tranquillo disinteresse dei media che separano queste notizie e le relegano nei meandri delle note politiche di scarsa importanza.
Ciao
Paolo
(1) In materia di riforme ormai il meglio che riusciamo a fare è ritornare indietro: altro che progresso, qui andiamo oltre i conservatori, siamo ormai diventati passatisti
(2) Il che dovrebbe essere ancora più imbarazzante per i troppi politici che nei minuti pari si lamentano del fatto che i magistrati terrebbero sotto schiaffo la politica, nei minuti dispari gliela consegnano impacchettata ed infiocchettata rifiutandosi di trovare soluzioni a problemi politici
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