Buongiorno,
nei giorni scorsi avrebbe meritato un po' più di attenzione da parte dei media italiani il cosiddetto (a sproposito) referendum per l'indipendenza del Veneto.
Ad occuparsene infatti in Italia sono state, con la capacità d'analisi che li contraddistingue, praticamente solo le testate di destra come il Giornale e Libero, più attente a lisciare il pelo alla Lega che a capire se stia succedendo qualcosa ed eventualmente di che si tratti.
E il risultato è che, in una assoluta assenza di verifiche sull'attendibilità dei dati, ma con un imbarazzato avvallo almeno in termini di immagine da parte del Presidente della Regione (che è stato scavalcato nelle pretese indipendentiste dagli organizzatori, ma, votando lui stesso, dimostra di accreditare al sondaggio una credidibilità che non ha), gli organizzatori adesso sbandierano numeri e percentuali strepitose -e scarsamente credibili, anche se secondo me per motivi diversi da quelli che si potrebbe forse credere (1)- a favore della loro causa.
E spesso trovano orecchie sin troppo attente a raccogliere chiacchiere per trasformarle in notizie in chi dei fatti italiani e veneti dimostra di saperne poco, come parte della stampa internazionale (vedi qui, qui, qui, qui,...). (2)
Piuttosto che discettare sull'abbottonatura del cappotto di Renzi sarebbe stato opportuno che i nostri analisti politici si si fossero interrogati su quali conseguenze nel rapporto con i cittadini abbiano lustri di pessima gestione politica e come recuperare in fretta una condizione potenzialmente esplosiva. E magari che avessero fornito alla stampa estera una chiave interpretativa per permettere all'opinione pubblica estera di poter distinguere quando è in presenza di una bufala.
Ciao
Paolo
(1) Sono convinto che il battage pubblicitario sia stato insufficiente a garantire anche solo metà dei voti vantati, ma che un eventuale referendum condotto seriamente in tal senso, a fronte di una tassazione elevata ed un manifesto disinteresse per le esigenze del Veneto da parte del governo centrale, troverebbe molti sostenitori (e secondo me -e non sono il solo a pensarla così- molto probabilmente raggiungerebbe la maggioranza). E, badate bene, si tratterebbe di un voto in gran parte trasversale, non di un compatto manipolo di leghisti arrabbiati.
(2) a sottolineare quanto improbabile sia stato il cosiddetto referendum (il cui esito era già scontato al punto di utilizzare un sito denominato Plebiscito.eu), mi chiedo cosa dovrebbe succedere del Friuli, visto che l'eventuale secessione veneta lo trasformerebbe in una exclave italiana, questione che nessuno sembra porsi (da un lato il disinteresse per il Friuli è persino superiore a quello per il Veneto, dall'altro si dà per scontato che anche il Friuli smani per smarcarsi da Roma...).
UPDATE: i dubbi sull'attendibilità dei dati forniti dagli organizzatori stanno dimostrando di essere più che fondati, come dimostrano esperienze di voto multiplo e statistiche sui flussi del sito destinato alle votazioni.
Piuttosto che discettare sull'abbottonatura del cappotto di Renzi sarebbe stato opportuno che i nostri analisti politici si si fossero interrogati su quali conseguenze nel rapporto con i cittadini abbiano lustri di pessima gestione politica e come recuperare in fretta una condizione potenzialmente esplosiva. E magari che avessero fornito alla stampa estera una chiave interpretativa per permettere all'opinione pubblica estera di poter distinguere quando è in presenza di una bufala.
Ciao
Paolo
(1) Sono convinto che il battage pubblicitario sia stato insufficiente a garantire anche solo metà dei voti vantati, ma che un eventuale referendum condotto seriamente in tal senso, a fronte di una tassazione elevata ed un manifesto disinteresse per le esigenze del Veneto da parte del governo centrale, troverebbe molti sostenitori (e secondo me -e non sono il solo a pensarla così- molto probabilmente raggiungerebbe la maggioranza). E, badate bene, si tratterebbe di un voto in gran parte trasversale, non di un compatto manipolo di leghisti arrabbiati.
(2) a sottolineare quanto improbabile sia stato il cosiddetto referendum (il cui esito era già scontato al punto di utilizzare un sito denominato Plebiscito.eu), mi chiedo cosa dovrebbe succedere del Friuli, visto che l'eventuale secessione veneta lo trasformerebbe in una exclave italiana, questione che nessuno sembra porsi (da un lato il disinteresse per il Friuli è persino superiore a quello per il Veneto, dall'altro si dà per scontato che anche il Friuli smani per smarcarsi da Roma...).
UPDATE: i dubbi sull'attendibilità dei dati forniti dagli organizzatori stanno dimostrando di essere più che fondati, come dimostrano esperienze di voto multiplo e statistiche sui flussi del sito destinato alle votazioni.
2 commenti:
Buongiorno,
alcune note:
1) l'articolo di Ilvo Diamanti che citi è interessante: cerca di dare un valore reale a questa consultazione. Ipotizza anch'egli che in una consultazione seria, probabilmente il sentimento "indipendentista" sarebbe maggioritario.
2) trovo sintomatico il fatto che possa essere maggioritaria la decisione - a mio parere delirante - di separare una regione dal Paese, quando in realtà il sentimento realmente condiviso è quello della rabbia per le troppe tasse. Quasi che le reali conseguenze di una secessione fossero secondarie, a patto di "punire" Roma Ladrona.
3) purtroppo i numeri sparati dagli organizzatori sono del tutto inaffidabili, altrimenti avremmo avuto l'ennesima dimostrazione di come, senza la TV, le notizie non arrivino a larga parte della popolazione. Alla faccia della fuffa sul web.
Saluti
Tommaso
PS: Sul Friuli avevo fatto lo stesso pensiero. Mi sembra chiaro che esso non esiste nelle menti dei più, con buona pace dei veneti vittimisti.
@ T.:
credo che non sia solo voglia di punire Roma Ladrona, ma che vi sia la convinzione che la classe dirigente veneta sia in qualche modo migliore di quella centrale, e che quindi le tasse sarebbero meglio gestite in loco e vi sarebbe una maggior attenzione ai problemi locali (ho l'impressione che l'alluvione di Vicenza di qualche anno fa, con il manifesto disinteresse -se non fastidio- da parte dello Stato centrale sia stato uno spartiacque importante: dopo decenni in cui al Veneto si chiedeva di essere solidale rispetto ai problemi degli altri è stato il Veneto ad aver bisogno e nessuno ha risposto).
Vedendo da vicino come la Regione opera ho delle perplessità su quanto possa essere condivisibile questa convinzione.
Ciao
Paolo
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