Buongiorno,
a distanza di qualche anno dall'inizio della vicenda sembra (si spera) che, con il suo trasferimento ai cantieri navali di Genova che dovranno smantellarla, l'affondamento della Costa Concordia stia per diventare una notizia destinata all'archiviazione.
Gli ultimi sussulti di questi giorni, complice la scarsezza di notizie degne di particolare nota, hanno però fatto sì che si sia ripreso a parlarne un po', dandomi lo spunto per una avventatissima analisi di stampo sociologico (materia in cui, come tutti ben sapete, sono ovviamente ferratissimo, almeno quanto lo sono nel ruolo di CT della nazionale), che parte dalla constatazione di come siano cambiati i ruoli e l'immagine dei protagonisti nel breve arco dell'evoluzione della vicenda.
Qualcuno ricorderà come nell'immediato fosse stato individuato immediatamente l'antieroe, il comandante Schettino, quello che abbandona la nave ad operazioni di salvataggio in corso, con parte dei passeggeri ancora sul relitto, dopo averla fatta schiantare sugli scogli dell'isola del Giglio per una manovra avventata e pericolosa messa in atto per compiacere con spirito italicamente insociente passeggeri, amante e superiore (ancorchè in pensione), contravvenendo con leggerezza alle più elementari norme di sicurezza. Buona parte dell'opinione pubblica avrebbe voluto l'immediata condanna a morte del comandante della Costa Concordia, possibilmente con modalità brutali e crudeli. "Schettino" diviene il modo di definire chiunque si macchi di codardia o si renda protagonista di un fallimento clamoroso. I paragoni con Berlusconi si sprecano. (1)
Ma di quei giorni ricordo con un po' di fatica in più anche come l'opinione pubblica esaltava un eroe, quel Comandante De Falco, che subentra nel comando delle operazioni di soccorso ai naufraghi mostrando grandi determinazione, lucidità e professionalità, personaggio cui probabilmente va ascritta una molto significativa parte del merito di aver concluso un affondamento di quelle dimensioni con un numero di morti così limitato (perdonate l'espressione ma non trovo di meglio: quello che voglio dire è che in quel contesto non ci sarebbe stato motivo di alcuno stupore se i morti fossero stati dieci volte tanti. Se ciò non avvenne lo si deve, tra i tanti, in gran parte all'operato di De Falco). Ricorderete forse il suo tanto lucido e pacato quanto inutile tentativo di riportare il Comandante Schettino ad un ruolo utile nelle operazioni ("Adesso
lei va a prua, risale la biscaggina e coordina l'evacuazione. Ci dice quante persone ci sono
ancora: se ci sono bambini, donne, passeggeri e il numero esatto di
ciascuna di queste categorie. Vada a bordo.") e come sia poi travalicato nel celebratissimo "Salga a Bordo, cazzo!".
Che in quei frangenti demeriti e meriti fossero estremizzati era evidente sin da subito, ma non credo che nessuno avrebbe potuto immaginare che, nell'arco di un paio d'anni, l'immagine dei protagonisti della vicenda avrebbe subito un così radicale cambiamento, con Schettino che da incapace, criminale ed infingardo viene sostanzialmente riabilitato quanto meno al ruolo di personaggio controverso, al punto di ricevere inviti a feste esclusive, mentre il Comandante De Falco è semplicemente stato sostanzialmente ingiustamente dimenticato.
E l'avventata ed amara analisi sociologica che annunciavo all'inizio sta tutta nell'avventata conclusione che, se dovessi generalizzare questa vicenda (e purtroppo molte altre che hanno avuto percorsi analoghi), dovrei concludere amaramente che siamo un popolo ed uno Stato dove si ama e conviene essere il furbetto (o peggio), ma che invece non ha nè memoria nè riconoscenza per cla persona perbene che fa bene il proprio mestiere: Schettino è diventato un personaggio pubblico, il Comandante De Falco è sostanzialmente tornato nell'anonimato (esemplare e vergognosa in questo senso la sua assenza nella fotoricostruzione della vicenda da parte del Corriere: in 50 foto non c'è spazio per lui).
E se è vero che per condannare Schettino è necessario attendere una sentenza (e nel frattempo non è vietato, anche se a mio modo di vedere estremamente inopportuno invitarlo ad un party esclusivo ad Ischia), non era necessario attendere alcunchè per riconoscere anche ufficialmente al Comandante De Falco (e agli altri che come lui hanno operato con coraggio e professionalità) il valore del suo operato e della sua persona. E, soprattutto, sarebbe stato bello non abbandonarlo al dimenticatoio ma utilizzarlo come esempio da seguire.
Ciao
Paolo
(1) Come sempre questa è una mia interpretazione di come vennero presentati i fatti e le persone: forse sbaglio (nel caso segnalatemelo), ma in questo momento ho questo ricordo.
4 commenti:
Buondì,
quindi, dopo un paio di anni, il comandante fifone è diventato un uomo da comprendere e analizzare - e da invitare alle feste.
Aspettiamo solo le interviste esclusive e i servizi sulle sue donne.
L'eroe invece è caduto nel dimenticatoio - grazie per la segnalazione sulla fotostoria, mi confermo nel non considerare il Corriere degno di lettura diretta.
E come sempre, chi è responsabile del passaggio di Schettino da oggetto di linciaggio quasi a figura pop? La perniciosa categoria giornalistica in grado di spingere sempre verso il peggio. Sarò fissato io.
Sulla sparizione di De Falco ho sentimenti un po' più confusi: trovo che da un lato sia errato dimenticarlo, ma dall'altro lato temo che il rischio che si correva fosse la celebrazione retorica da parte dei medesimi giornalisti dalla coscienza sporca. Avremmo finito per esaltare solo il "Salga a bordo, cazzo!" e non il fatto che De Falco fece il suo dovere, lavorando in modo eccellente.
Buona biscaggina a tutti
T.
Buongiorno,
Questa retorica dell'eroe è insopportabile. De Falco ha solo fatto il SUO DOVERE, che poi è quelli che non ha fatto l'altro capitano, quello civile, macchiandosi di un semi affondamento di una nave e della perdita della vita di qualche decina di pwrsone . È semmai intollerabile che ci siano persone persino disposte a farsi fotografare accanto ad una simile star. Mi spiego cosi il perché si riesce a giustificare (anche con il voto) qualsiasi porcata da parte di un certo ex PdC: più danni fai e più sei figo.
Saluti
@ T.:
su De Falco la mia idea è che fosse sbagliato celebrarlo come un eroe, ma che sarebbe stato giusto e doveroso tributargli la riconoscenza dovuta a chi fa bene quello che deve anche oltre quello che è ragionevole attendersi.
Dietro alla macchina che De Falco diresse c'è una preparazione silenziosa e pressochè invisibile, della quale poco o nulla sa chi non è direttamente coinvolto (e della quale troppo spesso si pensa che non ci sia e che in fondo non sia necessaria), e che in De Falco avrebbe avuto un buon rappresentante per spiegare cos'è e a cosa serve, magari rendendo gli italiani un po' meno ignoranti e refrattari alle funzioni dello Stato.
Ciao
Paolo
@Paolo
e io concordo con te su quello che sarebbe stato giusto.
Per il nostro malatissimo sistema mediatico tuttavia, per un personaggio così la scelta è solo tra la sparizione e la pomposa retorica.
Tommaso noioso
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