Buongiorno,
Sulla sentenza di Perugia aggiungo le belle riflessioni che mi ha inviato Pale, che ringrazio.
D'altra parte questa vicenda aveva tutti gli elementi per diventare un racconto di successo. Un best seller. Una ragazza americana in una piccola citta'
del centro Italia conosce un bel ragazzo italiano. La passione e' inevitabile
ed inarrestabile. Coinvolgente e straripante. Ad un punto tale che questa
passione e' sprecata se condivisa solo in due. Meglio sarebbe in tre, anzi in
quattro. Una storia bollente da libro rosa. Purtroppo pero' l'omicidio della
coinquilina inglese di lei rappresenta la svolta. Da libro rosa a giallo. Ma
come nella piramide di Freytag, prima bisognera' raggiungere il climax
(o il fondo dell'abisso, a seconda dei gusti), per poi avere, finalmente, la
risoluzione (o l'assoluzione).
Devo confessare che in questi anni avevo vissuto con un certo fastidio la
campagna mediatica americana a difesa della loro concittadina. Ho sempre capito
la battaglia della famiglia Knox, ma i toni usati dai media americani e perfino
dal Segretario di Stato Clinton mi sembravano tesi piu' alla convenienza
mediatica che alla ricerca della verita'.
D'altra parte, cio' che si era scatenato in Italia e' stato egualmente orribile, se non di piu'. Come scordare articoli come questo del Messaggero (per dirne uno a caso dell'epoca), pieni di voyeurismo e di implicita condanna? Niente da fare, da noi il processo era gia' concluso prima di essere iniziato.
Il fatto di essere italiano, di aver vissuto negli Stati Uniti all'epoca dell'assassinio, e di vivere adesso in Inghilterra avrebbe dovuto darmi un sacco di buoni motivi per interessarmi di questo caso. In pratica pero' non me ne sono mai interessato. Fino a qualche giorno fa, quando la mia ragazza mi ha chiesto cosa ne pensassi. Sul momento le dissi che, non avendo letto i documenti del processo ma solo la versione dei media, preferivo attenermi alla versione data dei giudici di primo grado. Quindi per me erano da considerare entrambi colpevoli fino alla sentenza di secondo grado.
Dal mio salotto londinese (non quello di Buckingham Palace, l'altro!) lunedi' sera ho seguito con attenzione la lettura della sentenza per il processo per l'omicidio di Meredith Kercher. Avevo davanti a me il portatile con il videocast del Corriere e alla tv le immagini di Sky (inglese). La vicenda mi aveva coinvolto sia da un punto di vista sociale che emotivo. Volevo vedere come la gente ed i media avrebbero reagito alla lettura della sentenza e dopo. Come ha rilevato Elena Favilli sul suo articolo di oggi, la pressione mediatica era cosi' alta che qualcuno ha anche frainteso le parole del giudice alla lettura del verdetto (si consiglia ai media stranieri di farsi assistere da traduttori decenti la prossima volta!).
Emotivamente, pero' la situazione era piu' complicata. Da una parte speravo che la condanna venisse confermata, assolvendo cosi' la giustizia italiana. Dall'altra pero', speravo in un'assoluzione dei ragazzi con conseguente brutta figura e condanna per il processo e per le indagini tenute in primo grado. Essendo la mia ragazza americana, capirete che me ne importava abbastanza, anche per questione di orgoglio nazionale. Sebbene le prove sembrassero labili (a quanto pareva dai media) e re-incarcerare persone forse innocenti non mi dava gioia, poca me ne dava anche vedere sputtanato il sistema giudiziario italiano.
Sembrerebbe che tifassi per la condanna, penserete voi. In realta', quando ho sentito la sentenza, ho tirato un cauto sospiro di sollievo. La prima cosa che ho detto alla mia ragazza e' che volevo aspettare di leggere le motivazioni prima di esprimere giudizi di merito (che trovate da molte parti, ad esempio qui). Senza aspettare le motivazioni, pero', sulla scia di quanto fatto da migliaia di giornalisti (ad esempio qui e qui) in tutto il mondo e di bloggers di alto profilo (come il nostro Paolo), il caso si presta ad un numero di considerazioni accessorie tutte molto interessanti e stimolanti, sulle quali potrei dire la mia, ma di sicuro troverei chi ne ha scritto di piu', prima e meglio.
Cio' che mi ha spinto a scrivere e' stato il sondaggio di La Stampa riguardo la colpevolezza o l'innocenza di Knox e Sollecito. Ho scritto subito nella pagina dei commenti al direttore per esprimere il mio disappunto. Fra tutti i commenti arrivati finora ne ho trovati solo altri due che esprimevano lo stesso disagio mio. Aldo alle 16:07 dice:
Direttore, sul sondaggio "giusta o sbagliata la
sentenza" il Suo giornale ha preso uno scivolone. Peccato, il suo pareva
restare uno dei due quotidiani leggibili (e l'altro è rosa). Sulla sostanza: le
sentenze non si discutono, tanto meno se non si sono letti TUTTI gli atti - e
non solo i Bignami giornalistici. Saluti.
E' incredibile come si debba sempre sintetizzare tutto. Una visione da pubblicitari. Efficacia del messaggio vuol dire comunicare un'idea semplice nel piu' breve tempo possibile. E non importa che l'idea sia complicata. Se lo e', allora non e' efficace. Tutti i processi (quattro!) sull'omicidio di Meredith si risolvono in un questionario idiota in prima pagina. Innocenti o colpevoli? La stessa domanda che ci siamo posti la prima volta che abbiamo sentito i nomi di Amanda Knox, Raffaele Sollecito, Patrick Lumumba and Rudy Guede. Dopo quattro anni cio' che ci frega e' solo questo. Innocenti o colpevoli.
Con il
piccolo corollario che la sentenza dei giudici e le relative motivazioni non
contano, perche' quello che conta e' il parere della gente. E noi gente ci
sentiamo, grazie a questo, potenti. Non e' questa democrazia?
In sostanza in Italia (ma purtroppo non solo) c'e' una necessita' tribale di
semplificare tutto. Bianco o Nero. Nerazzurro o Bianconero. Berlusconi o Prodi.
Ladro o Santo. Guerrafondaio o pacifista. Terrorista o anti-terrorista. E
potrei andare avanti. Questa necessita' di semplificare il mondo a me, che sono
ingegnere e lavoro con i numeri binari, non dovrebbe sorprendere. Invece guardo
con stupore misto a tristezza un mondo che ha bisogno di guardarsi per
dicotomia al fine di definire e trovare la propria identita'. Vorrei tanto
chiamarmi fuori da tutto cio', vorrei sentirmi escluso. Ed invece, rileggendo
cio' che ho scritto sopra, anche io faccio parte di questo mondo. Almeno in
parte. E mi sento male.
Ciao
Pale
8 commenti:
Bellissimo post.
Pochissimi hanno letto i già imprecisi e superficiali articoli di giornali. Praticamente nessuno ha letto gli atti.
Però tutti hanno un'idea sulla colpevolezza o innocenza di Amanda e Raffaele.
Si confonde spesso semplificazione con superficialità. E si premia di più chi spaccia notizie imprecise, ma semplici rispetto a chi è noioso e puntualizza.
Vale tra i giornalisti, già di per se categoria che esprime la quintessenza dell'ignoranza sbandierata come valore, vale in genere nel mondo del lavoro.
Lo stipendio di un ciarlatano che va a vendere prodotti a stento sapendo come funzionano è sempre più alto di chi passa la giornata a far funzionare tali prodotti.
Vale anche nella Politica: conta di più il "saper vincere le elezioni" del "saper governare". Ed è così che la classe dirigente si riempie di arroganti incompetenti, convinti di meritare il loro posto.
Ciao
T.
...sono orgoglione di ospitare post simili sul mio blog...
Ciao
Paolo
@Tommy.
Ancora non si hanno elementi nuovi sulle motivazioni della sentenza (ci vorranno 2-3 mesi), ma quello che conta e' dire la propria sul merito. D'altra parte e' un'occasione di business e politica e non la si puo' far scivolare via.
La cosa piu' deprimente era pero' vedere che alcune emittenti televisive, dopo la sentenza di Perugia, si fossero spostate sulla diretta sul processo per la morte di Michael Jackson. Altro business, altra corsa.
@Paolo.
Maddeche'???? Sono contento di aver contribuito una volta tanto a questo blog. In effetti il mio ultimo post non aveva riscosso molti consensi, eheheh!!
Tanto di cappello per il post di Pale. E grazie per i suoi link in particolare quello di Detective e Crime. Non mi piacciono questi casi che vengono sbattuti per al centro dell'interesse per colpa dei mass-media e, come ho già detto nel post di stamane, soprattutto della TV: Parlano, parlano, ma di cosa parlano? Il massimo dello scoop è l'intervista all'amica dell'amica "oh poverina era una cosi brava ragazza..." assedi ai vicini di pianerottolo per sapere quante volte gli imputati andavano di corpo.
Ecco le notizie importanti sono il chi, come, il dove, il quando. Il resto è gossip. E l'accentuarsi di questo modo di fare giornalismo lo dobbiamo soprattutto alle reti mediaset, che per non parlare delle magagne del capo tenta addormentare le coscienze con altre cose. E tutti gli altri media dietro come una massa di pecoroni!
@Michele. E' interessante quello che dici: "le notizie importanti sono il chi, come, il dove, il quando."
Queste sono proprio le domande che un giornalista di cronaca dovrebbe rispondere...
(Non potendo linkare la pagina
italiana di Wikipedia, metto quella inglese).
In effetti mi ricordavo della regoletta d'oro del giornalismo (serio). Solo che delle 5 me ne mancava una all'elenco!
OT Dimenticavo:
Spero che quanto prima che la versione italiana di Wikipedia - il 7 sito al mondo per accessi - sia nuovamente online. Avete letto questo delirio?
http://nonleggerlo.blogspot.com/2011/10/wikipedia-protesta-meglio-ce-la.html
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