Buongiorno,
Sergio Marchionne |
Ovviamente lo spunto è la notizia che Fiat conferma l'intenzione di abbandonare Confindustria e gestire in autonomia i rapporti sindacali, una decisione che conferma una volta di più la figura di rottura dell'AD di Fiat.
Infatti
questa decisione (che avrà prevedibilmente importanti conseguenze nel
panorama della contrattazione aziende - sindacati in tutta Italia,
ridimensionando pesantemente la funzione di Confindustria, oltre al
ruolo sindacale) segue una lunga seria di altre decisioni improntate
allo scontro con un po' tutte le realtà sociali e produttive con cui
Fiat ha a che fare: si va dalla decisione di chiudere siti produttivi come Termini Imerese o quelli di Irisbus, a quella di arrivare allo scontro frontale con il primo sindacato italiano di settore (la Fiom, di fatto estromessa dalla possibilità di operare nelle aziende del gruppo Fiat), alla scelta di trasferire gran parte delle funzioni dirigenziali del gruppo negli USA, a seguito dell'acquisizione del gruppo Chrysler.
In
tutti i casi si è trattato di decisioni che avevano molto
dell'unilateralità, e che hanno interrotto bruscamente un rapporto
aziendale magari sofferto, ma comunque consolidato con associazioni
categoriali, sindacati, territorio,... addossando sempre la
responsabilità della cosa alla controparte.
Irragionevoli ma previdenti |
Insomma, vista in questi termini a deludere Marchionne sembrerebbe essere proprio il Paese, l'Italia intesa come sistema di relazioni.
Il
che può anche essere giustificabile, visto che negli USA la Chrysler
gli viene svenduta a condizioni di assoluto vantaggio, potendo Fiat
giovarsi di importanti finanziamenti statali concessi da Obama per
sviluppare autoveicoli dotati di motori ecologici, il che si tradice in
motori dai consumi europei (40 miglia a gallone, cioè circa 17 Km al
litro), ed in presenza di margini di miglioramento della società
statunitense molto ampi (il deficit di Chrysler era stato ridotto
significamente imponendo ai concessionari di tenere aperto al sabato,
non credo serva commentare).
Ma a ben vedere, malgrado i grassi sussidi USA, anche lì Marchionne sembra incapace di evitare lo scontro frontale, se è vero che, dopo il passaggio a vuoto di metà settembre sulla firma del contratto con il sindacato metalmeccanico UAW (formalmente attribuito alla contemporaneità della chiusura del contratto GM), a distanza di più di due settimane per Fiat non è ancora stato possibile chiudere.
E a questo punto vien naturale pensare che
no, non è vero che ce l'hanno tutti con lui. E' lui che crede di poter
approfittare delle difficoltà degli altri.
Il che non è una bella cosa, men che meno se i risultati gli danno torto (in borsa Fiat, malgrado il successo dell'operazione Chrysler, quota grosso modo come quando Marchionne è diventato AD nel 2004, mentre VW, crisi o non crisi, va molto meglio) e la sua politica aziendale danneggia l'Italia, sottraendole risorse e Know how.
Ma a ben vedere, malgrado i grassi sussidi USA, anche lì Marchionne sembra incapace di evitare lo scontro frontale, se è vero che, dopo il passaggio a vuoto di metà settembre sulla firma del contratto con il sindacato metalmeccanico UAW (formalmente attribuito alla contemporaneità della chiusura del contratto GM), a distanza di più di due settimane per Fiat non è ancora stato possibile chiudere.
VW va decisamente meglio... |
Fiat è tornata ai valori 2004 |
Il che non è una bella cosa, men che meno se i risultati gli danno torto (in borsa Fiat, malgrado il successo dell'operazione Chrysler, quota grosso modo come quando Marchionne è diventato AD nel 2004, mentre VW, crisi o non crisi, va molto meglio) e la sua politica aziendale danneggia l'Italia, sottraendole risorse e Know how.
Ciao
Paolo
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