Buongiorno,
l'accorato e quasi ultimativo intervento da parte del del Presidente della Repubblica a difesa del Ministro dell'interno Alfano (e del governo Letta ) credo debba portare a porsi un paio di domande di importanza tutt'altro che secondaria, l'una sul merito di quanto affermato dal Presidente, l'altra sul metodo.
In primo luogo mi chiedo se realmente sia opportuno continuare a turarsi il naso per tenere in piedi il governo del nulla (o degli eterni rinvii, scegliete voi), perchè in questo caso secondo me ha perfettamente ragione Renzi (che ha avuto buon gioco a strumentalizzare a proprio uso e consumo la cosa): l'assenza di un governo, dato che questo si caratterizza per quello che fa, non è significativamente diverso dall'avere un governo che non fa nulla. E quindi non mi pare che la sfiducia all'inetto Alfano sarebbe stata poi così grave.
Il problema nella nostra situazione contingente è infatti che si sta confondendo la causa e l'effetto: non è il caso kazako che indebolisce il governo, e non è che il governo debba cadere per una totale assenza di real politik sul caso kazako, ma è l'assenza di un governo degno di questo nome a far sì che il caso Shalabayeva si sia verificato proprio in Italia.
Infatti difficilmente ad un qualsiasi Stato viene in mente di chiedere pretestuosamente l'estradizione di qualcuno e di disporre delle altrui forze di polizia altrui nei modi che si sono verificati in Italia per la signora Shalabayeva. Quando ciò accade è perchè il Paese interlocutore non dimostra una qualche autonomia, determinazione e capacità decisionale, che sono prerogative in primo luogo del suo governo. A conferma di ciò c'è il fatto che, se non ho capito male, il Kazakistan che ha ottenuto dall'Italia l'estradizione di una incensurata Shalabayeva, non aveva invece ottenuto dall'Inghilterra quella del condannato Ablyazov, che in termini di legittimità sarebbe stato ben più giustificata.
E non si tratta solo di questo caso: come alla fine del governo Berlusconi e del governo Monti, l'immobilismo politico si sta traducendo in una ripresa dei segnali di sfiducia che l'economia nazionale sta portando a casa: lo spread ha ripreso lentamente a crescere e con lui sono riprese le sofferenze su aste e tassi dei titoli di Stato, le agenzie di rating hanno ripreso a ridurre il rating sul nostro debito pubblico che, a sua volta, ha accelerato la propria corsa.
Da cui nascono per l'appunto le domande che pone la posizione di Napolitano: davvero è importante difendere il governo del nulla? davvero farlo cadere avrebbe conseguenze devastanti? non sarebbe meglio cercarne un altro possibilmente migliore? E non vi nascondo che personalmente propendo per risposte negative...
Infine, per quanto riguarda il metodo della comunicazione presidenziale, mi chiedo se, nel gestire in regime emergenziale la situazione italiana, il Presidente non stia andando un po' troppo oltre il proprio ruolo: le acrobazie istituzionali che si erano rese necessarie per placare i mercati e nominare a capo del governo Mario Monti avevano già segnato un passaggio del Presidente da un mero ruolo di garanzia ad un profilo di maggior coinvolgimento operativo nella fase di costruzione del governo (cosa allora da me condivisa), condizione accettata davanti all'emergenza ed a fronte di un governo che sarebbe dovuto essere di tecnici al di sopra delle parti. Ma oggi mi pare che il Presidente stia andando oltre, esercitando pressioni a sostegno di un governo che, benchè di larghe intese, è a tutti gli effetti un governo politico e come tale non al di sopra delle parti.
E questo, a fronte di una opposizione numerosa anche se inefficace, mi pare la negazione all'imparzialità che la Costituzione impone al Presidente. Davvero questo è lecito e davvero è ciò che vogliamo? Perchè, un precedente alla volta, un allargamento alla volta, l'istituto della Presidenza sta cambiando consistenza sino ad apparire nei fatti sempre più simile a quello in vigore in una Repubblica Presidenziale. E non vorrei che i sempre molto lungimiranti politici del PD che adesso sostengono questo percorso dovessero accorgersi solo domani, quando sarà il momento di sostituire Napolitano, del fatto che a destra c'è un candidato naturale per quel ruolo e che dargli tutto quel potere (un successo elettorale di qua, un accordo politico di là,...) sarebbe un po' imbarazzante.
E questo, a fronte di una opposizione numerosa anche se inefficace, mi pare la negazione all'imparzialità che la Costituzione impone al Presidente. Davvero questo è lecito e davvero è ciò che vogliamo? Perchè, un precedente alla volta, un allargamento alla volta, l'istituto della Presidenza sta cambiando consistenza sino ad apparire nei fatti sempre più simile a quello in vigore in una Repubblica Presidenziale. E non vorrei che i sempre molto lungimiranti politici del PD che adesso sostengono questo percorso dovessero accorgersi solo domani, quando sarà il momento di sostituire Napolitano, del fatto che a destra c'è un candidato naturale per quel ruolo e che dargli tutto quel potere (un successo elettorale di qua, un accordo politico di là,...) sarebbe un po' imbarazzante.
Ciao
Paolo
1 commento:
@Buondì,
chi ha preso meno voti alle ultime elezioni di fatto è più influente di tutti sul governo.
Complice il vergognoso suicidio del partito numericamente vincitore e la testarda opposizione dei rivoluzionari per finta.
Mi chiedo se nell'occasione della sfiducia ad Alfano fosse così stupido vedere il bluff sfiduciando il Ministro e consegnando nelle mani della masnada berlusconiana la responsabilità di far cadere il governo.
Tanto, dal punto di vista dei risultati dell'esecutivo, il post di Paolo esprime bene la situazione.
Restano comunque grossi dubbi su cosa possa succedere dopo, dal momento che
- la legge elettorale continua a essere la truffa che impedisce la vittoria a chi non conquista Sicilia e Lombardia (quindi a chi non sia il PDL).
- nel panorama politico si vedono solo delinquenti, incompetenti e palesi imbecilli distribuiti in maniera non uguale nelle diverse forze politiche.
- Addirittura siamo ridotti al punto che il migliore è Renzi, uno che non mi dà nessuna affidabilità sulla sua capacità di fare buone politiche né sulla capacità di controllare l'onestà dei collaboratori e tenere sott'occhio i conti. Tuttavia appare uno in grado di vincere una campagna elettorale e magari fare qualcosa.
Tempi bui
Saluti
T.
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