Buongiorno,
confesso di essere stato molto sorpreso dalla notizia della pesante condanna che ha colpito l'ex presidente della Regione Abruzzo per questioni di tangenti in materia di appalti nella sanità abruzzese, scandalo che nel 2008 portò all'arresto di Ottaviano Del Turco, al suo abbandono del PD (che accusava di averlo abbandonato) ed alla crisi politica regionale che traghettò l'Abruzzo da un governo di centro sinistra ad un governo di destra.
La sentenza di primo grado che condanna Del Turco alla pesante pena di nove anni e sei mesi di carcere (!) giunge dopo che per per gran parte dei cinque anni successivi al suo clamoroso arresto e durante i quali si sono svolti indagini e processo, i politici ed i media hanno sistematicamente e trasversalmente avvalorato una versione dei fatti che vedeva l'accusa sostenere posizioni pretestuose ed illogiche, con Del Turco invece impegnato nel contrasto del malaffare proprio nella gestione della sanità e con gli elementi a suo carico sistematicamente messi in dubbio.
L'impressione che si derivava dalla vicenda era che, nel migliore dei casi, contro Del Turco si stesse esagerando oppure procedendo per kafkiana inerzia. Credo che il fatto che persino un giornale come il Corriere giungesse ad utlizzare espressioni come "Sono quasi cinque anni che Ottaviano Del Turco è finito nel tritacarne della giustizia." la dica lunga. Ma se non bastasse sullo stesso giornale Pigi Battista giungeva ad affiancare gli accusatori di Del Turco ai persecutori di Tortora, bollando come inesistenti le prove a suo carico e descrivendo per questo motivo l'Italia come "un Paese che ha smarrito l'abc dello Stato di diritto".
E non mi addentro in quanto si leggeva in testate come Libero ed il Giornale, talmente certi della persecuzione giudiziaria di Del Turco da giungere a chiedersi chi lo avrebbe risarcito, o nelle dichiarazioni di politici della stessa area.
E non mi addentro in quanto si leggeva in testate come Libero ed il Giornale, talmente certi della persecuzione giudiziaria di Del Turco da giungere a chiedersi chi lo avrebbe risarcito, o nelle dichiarazioni di politici della stessa area.
Ma, al di là dei toni, dal Foglio all'Unità, dal Corriere alla Stampa, da Libero al Giornale, la musica restava la stessa: contro Del Turco non c'era alcuna accusa consistente, al punto che ricordo di essere stato tentato di scriverne anch'io.
Ora, premesso che sono dispiaciuto della condanna di Del Turco e che mi rendo conto che quella appena letta è una sentenza di primo grado (e come tale suscettibile di ampia revisione), credo che il fatto che dei giudici, dopo aver valutato gli atti -presumibilmente con un approfondimento superiore a quello dei nostri giornalisti-, abbiano accreditato ampiamente le tesi dell'accusa, imponga a chi ha sinora parlato di un evidente errore / abuso giudiziario di scegliere in alternativa se urlare ancora più forte in difesa del perseguitato oppure se chiedere scusa al pubblico ed ai magistrati per aver stravolto la realtà.
Perchè delle due l'una: o con questa sentenza anche i giudici diventano complici del complotto / errore di cui è vittima Del Turco (e ciò meriterebbe almeno un articoletto, non trovate?), oppure negli anni scorsi sulle indagini e sul processo sono state scritte un po' troppe ricostruzioni di fantasia (e ciò meriterebbe delle sentite scuse sia ai PM che al pubblico).
E invece i nostri giornanli non fanno un plissè: con la loro solita coerenza e linearità riportano brevemente la notizia della condanna ed omettono di ricordare quanto avevano precedentemente sostenuto sull'argomento. Uniche eccezioni Il Fatto Quotidiano che bacchetta a destra e a manca gli (ex?) innocentisti e il Giornale cui devo riconoscere almeno un po' di coerenza sulla
questione: ha sempre sostenuto che l'accusa era un castello di carte e rimane su quella posizione, rivendicandola anche dopo la sentenza.
Ciao
Paolo
8 commenti:
Post ampiamente condivisibile, anche se non chiamerei "coerenza" quella del Giornale, bensì "linea editoriale sempre e comunque contro i giudici, al solo scopo di difendere sempre e comunque il loro dannato Capo" (non mi è venuta in mente una singola parola :)).
Renzo
@renzo
la parola unica è proprio coerenza.
Altra dimostrazione del fatto che essa non è un valore in sé, come il pensiero unico tende a suggerire. Al Giornale sono coerenti nella loro linea editoriale. La quale è per me e per te disgustosa :-D.
Chi ha orecchie per intendere...
Saluti
T.
@ Renzo & Tommaso:
forse anche per "il fatto quotidiano" gongolante per la condanna si potrebbe parlare di coerenza...
:-)
Ciao
Paolo
Ciao Paolo,
avevi voglia di fare da contraltare rispetto a quanto scriveva NUCS?
@ michele:
contraltare non direi (avevo appena finito il mio post quando ho visto quello di NUCS): diciamo che ho scritto qualcosa di complementare...
lui parla di chi sta avendo un approccio da tifoso, io di chi invece adesso minimizza, dopo aver avuto una posizione netta e recisa fino a ieri.
Incoerenza? Malafede?
Ciao
Paolo
Ho seguito approfonditamente solo alcuni segmenti della vicenda. Un grosso polverone giornalistico si è sollevato quando la perizia tecnica del PM ha scricchiolato, e scricchiolato è un eufemismo.
In ogni caso, era un passaggio di tutta la vicenda, quindi il processo mediatico è nato su un passaggio e non teneva conto della visione globale.
Un tipico esempio di cattivo giornalismo che rende poco comprensibile il giudizio di condanna.
Saluti,
MS
@ MS:
in realtà si è trattato di più di un passaggio: la credibilità dell'accusatore (anch'egli condannato) è stata spesso in discussione e le sue dichiarazioni smentite in più occasioni.
Devo credere che in parallelo ad una catena che aveva alcune maglie fallate ve ne fosse un'altra più robusta, di cui i media non hanno ritenuto di doverci informare (cosa che non mi meraviglierebbe poi granchè)...
Ciao
Paolo
Non mi riferivo alla credibilità dell'accusatore di punta ma ad alcune perizie tecniche dell'accusa che erano a dir poco superficiali pertanto "facilmente" ridicolizzate dalla difesa. Analizzando quel passaggio giudiziario qualcuno (e più di qualcuno) ha pensato/ipotizzato/sostenuto che il processo terminasse a favore dell'accusato, e da lì è stato montato il caso giornalistico.
bye,
MS
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