L'immaginifica soluzione politica

Buongiorno,

dopo la fuga in avanti nella quale la Ministro della Difesa Pinotti aveva sbandierato la disponibilità (o forse la volontà?) italiana di porsi a capo di una missione militare volta a contrastare l'avanzata del'Isis in Libia, il suo collega agli esteri Gentiloni ha invertito la rotta invocando invece una soluzione politica e diplomiatica.

Non ho intenzione di fare analisi su un governo che nel giro di due giorni cambia diametralmente idea su una bazzecola quale imbarcarsi in una guerra inserendosi all'interno di un conflitto civile / religioso / tribale già in corso (1). E' cosa da psichiatri (di quelli bravi) e va quindi evidentemente molto oltre le mie capacità.

Altri in più post ( ad esempio questo e questo) hanno rimarcato il loro più o meno condivisibile punto di vista circa l'inopportunità di un intervento militare.

Io mi limito ad esprimere la mia assoluta incredulità rispetto al fatto che con una fazione che muove guerra nel nome di Allah, uccide ostaggi e prigionieri sgozzandoli o ardendoli vivi, immola donne e bambini in attentati suicidi, giustizia le adultere lapidandole e gli omosessuali scaraventandoli sotto da una torre, finanzia terroristi perchè massacrino chi all'estero esercita il proprio diritto di opinione, sacrifica gli infedeli e pretende di assoggettare al proprio potere la totalità delle coste mediterranee sia anche solo fantasticabile immaginabile una soluzione diplomatica.

Mi pare che sarebbe un po' come pensare di fermare il Pacciani di turno approcciando il problema con un "Tranquilli, adesso gli parlo io...". Ma molto più in grande.

Perchè la base della diplomazia e la via della soluzione politica presuppone che le parti interessate possano condividere qualche valore e/o interesse, e chiaramente non esiste alcuna possibilità di condividere alcunchè con questi subumani.

Ciao

Paolo

(1) ...e non mi adddentro sulle (cor)responsabilità recenti e remote che abbiamo in quel contesto.

4 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

concordo che con i tagliagole non ci sia molto da discutere, ma l'unica scelta sia combatterli.

Il primo punto è però qui: nei sondaggi pare che l'italiano medio, quello che non sa nemmeno stare sulla prima corsia in autostrada, sia molto propenso a mandare a combattere altri connazionali, "anche se ci saranno alte perdite da parte nostra".

Non credo però che concretamente Italia e Europa siano pronte a fare una vera guerra, né militarmente, ma soprattutto psicologicamente.

Il secondo punto è fondamentale: la frenesia guerrafondaia che coinvolge una fetta dell'informazione italiana da dove viene? In Libia c'è il caos da parecchio tempo, l'ISIS è sulle coste a sud dell'Italia dall'anno scorso. Davvero sono aumentati rischi per il nostro Paese negli ultimi giorni rispetto a qualche settimana fa?

A me pare che l'isteria delle reazioni di questi giorni, persino nei Ministri, una volta di più inadeguati come larga parte della classe dirigente del Paese, sia un pessimo segno per l'Italia in sé, senza bisogno di ricorrere allo spauracchio dei missili su piazza San Pietro.

Anche questo post, se posso, mi pare un po' vittima del clima, più che altro uno sfogo emotivo - che condivido, ripeto.

Vado a cercare una soluzione diplomatica con il cane rabbioso qui fuori.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

in realtà non ardo assolutamente di sacro furore bellico, anzi, non sentendo alcunchè su come poter gestire un eventuale "dopo" -fase che è stata lo scoglio su cui si sono scontrate brutalmente un po' troppe missioni di guerra occidentali-, mi trattengo molto prudentemente dall' esprimermi in tal senso.

E non credo che l'Isis sia al momento un reale grave problema per l'Italia, anche se lo è in alcuni contesti africani e mediorientali.

Ma non posso credere che si debba accettare di lasciar prendere peso ad una banda di tagliagole col rischio che lo possa diventare anche da noi, se non vogliamo considerare il danno alle popolazioni con cui hanno a che fare adesso.

E pensare di affrontare la cosa diplomaticamente, purtroppo, è in questo caso allontanarsi dalla soluzione...

Ciao

Paolo

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

mi par di capire che la soluzione "politica"* di cui si parla consista nel solito giochino di finanziare/armare una fazione per sconfiggerne un'altra.

Guerra per interposti Peshmerga diciamo, non dialogo con Pacciani.

Come diceva qualcuno, non ci si possono aspettare conseguenze diverse ripetendo le stesse azioni, per cui dubito che sia un'idea saggia. Visto però che condividiamo i dubbi su un intervento militare diretto, non vedo molte altre alternative.

Saluti

T.

*ho trovato molto più questo aggettivo rispetto a "diplomatica" negli articoli.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

"mi par di capire che la soluzione "politica"* di cui si parla consista nel solito giochino di finanziare/armare una fazione per sconfiggerne un'altra"

Io ho invece interpretato la cosa in maniera diversa, vista anche l'offerta (magari fatta in primo luogo per allontanarlo dallo scenario nazionale) di Prodi come mediatore, offerta ampiamente ripresa sulla stampa, che sarebbe incoerente con un contemporaneo ruolo (che peraltro a Kobane abbiamo già dimostrato di non saper sostenere, mandando ai curdi poche armi ormai obsolete) di finanziatori di una fazione.

Ciao

Paolo