Timeo Danaos

Buongiorno,

nel caos che si è generato attorno alla questione greca sembra che l'Europa si stia dibattendo da un po' troppo tempo nel dubbio se suicidarsi sul piano politico spingendo la Grecia al collasso e fuori dall'Europa stessa (ipotesi che sinora sembra essere stata preferita, e che attualmente trova nuovo ossigeno nel fatto che il governo greco appena insediato è di sinistra, mentre l'Europa è marcatamente sull'altro fronte politico della barricata), oppure suicidarsi sul piano economico accettando le pretese del leader di Syriza di ristrutturare ulteriormente il debito pubblico greco pur in assenza di riforme sufficienti allo stato attuale a garantirne la sostenibilità.

L'effetto è che mentre i Paesi del Nord Europa vorrebbero perseguire una linea "rigorista" rispetto alle politiche economiche, allo scopo di preservare i propri crediti ed il valore dell'Euro (ma affossando l'idea gli Stati aderenti ed i loro cittadini vadano in qualche modo tutelati in situazioni particolarmente drammatiche), i Paesi mediterranei, Grecia per prima, vorrebbero invece in qualche modo vedersi riaprire le linee del credito, pur in condizioni di debiti ancora non sostenibili, a fronte di condizioni economiche e sociali sempre meno sopportabili per i loro cittadini (ma affossando le basi di uno dei fondamenti economici della stabilità europea: l'euro).

In altre parole l'effetto della paralisi è già di per sè un passo verso la disgregazione di quello che sinora era stato realizzato in ottica europea, passo certificato dal boom di movimenti politici nazionali anticomunitari in corso un po' in tutti i principali Paesi dell'Unione.

Quello che riesco ad immaginare, credo piuttosto ingenuamente, come ipotetica via d'uscita, è che venga in qualche modo replicata quella che fu la politica adottata dagli Stati Uniti alla fine della seconda guerra mondiale nei confronti degli stati sconfitti (1): da un lato si pretendeva il risarcimento dei danni, dall'altro,apparentemente in maniera schizofrenica, si accordavano aiuti straordinari che ne permettessero il pagamento e che facilitassero un'alleanza politica e militare con gli ex nemici.

Il che al giorno d'oggi potrebbe voler dire, nell'ordine:
  • riconoscere che i danni causati dagli ultimi anni di crisi hanno avuto la portata di quelli di un conflitto (fortunatamente meno cruento di uno militare)
  • riconoscere l'indispensabilità di introdurre riforme che rendano sostenibile l'indebitamento dei Paesi più a rischio (2)
  • pretendere il rispetto delle regole che garantiscono la solidità economica dell'area europea (e quindi nessuna ristrutturazione nè rinegoziazione del debito)
  • mettere in piedi un piano strordinario di aiuti indirizzati ai Paesi più colpiti dalla crisi (e quindi accordare ai Paesi mediterranei) vincolato a programmi di riforme sostenibili senza il ricorso al massacro sociale attualmente in corso
La diversa forma del sostegno, giustificata dall'eccezionalità della situazione, permetterebbe di non creare precedenti che giustifichino la deroga ai patti economici -il che mantiene intatte tutte le garanzie alla base ella solidità economica dell'Unione Europea-, e verrebbe nel tempo almeno parzialmente (ma probabilmente anche più che per intero) ripagata dai benefici che deriverebbero dal rafforzamento politico dell'Europa (banalmente ed in via molto limitativa: il rating ed i tassi sul debito di uno Stato che ha degli alleati disposti a soccorrerlo in caso di eventi catastrofici sono migliori di quelli di chi è costretto comunque a provvedere in proprio), benefici che nell'attuale situazione stentiamo a vedere.

Credo che il vero elemento debole di questa ipotesi sia l'assenza di politici della statura necessaria, in grado per esempio di far accettare ai Tedeschi il fatto che il credito che vantano nei confronti della Grecia è comunque almeno in parte inesigibile, ma anche che la Germania stessa ha contribuito ad alimentarlo scriteriatamente, o, dall'altra parte, in grado di  far accettare a Greci ed Italiani che il loro debito non dipende solo da una cerchia di corrotti/evasori/privilegiati, ma anche da un tenore di vita insostenibile.

E, soprattutto, le conseguenze di queste considerazioni...

Ciao

Paolo

(1) Ma anche quando l'Europa accordò alla Germania di derogare i vincoli di bilancio per affrontare i costi dell'unificazione dopo il crollo del muro di Berlino il ragionamento fu analogo ed i benefici di lungo periodo ripagarono lo sforzo.

(2) In questo, in tutta onestà, mi pare che Syriza ancora zoppichi ancora un pochino.

1 commento:

PaoloVE ha detto...

...avevo perso dei pezzi e lasciato degli errori, ho quindi aggiornato il post.

Ciao

Paolo