L'imprenditùr, quello bello gretto, alla radio...

Buongiorno,
mentre io scrivevo il mio post di venerdì, Tommaso mi proponeva un post sullo stesso argomento che vi propongo oggi, dopo averlo ringraziato. Mi riservo solo una piccola chiosa finale.

Ieri sono stato accompagnato a casa dal lavoro dalla soave voce di un imprenditore veneto stufo dell'Italia, guarda un po'.

L'uomo rappresenta bene molti suoi colleghi che non solo faticano a parlare italiano, ma anche a esprimere verbalmente dei pensieri. Si capisce quello che dicono, comunque.

E qual è il problema di questo imprenditore vessato, (oltre alle solite tasse, ovviamente)?
Non può licenziare, poveretto. 

"Perché non sono solo i dipendenti che sono dipendenti, anche l'imprenditore è dipendente dei dipendenti!"

YEAH!

E i magistrati gli hanno fatto riassumere due dipendenti licenziati: 

"Ho dovuto pagarli più di quello che li avrei pagati se non li lasciavo a casa!"

Bravo!

Ma lui sposta tutto all'estero, lì ti fanno aprire in quattro e quattr'otto, e puoi licenziare.

"Perché se uno è in malattia e non mi serve più, perché non devo licenziarlo?"

L'ha detto davvero!

Sono seguiti altri grumi di luoghi comuni dell'imprenditore vittimista. Provo disgusto anche a ricordarli.

Ciò che mi lascia completamente senza speranze è il fatto che siamo arrivati al punto che la gggente è d'accordo con personaggi così. Le posizioni di questi imprenditori sono popolari. Lavoratori dipendenti, che pagano davvero le tasse, idolatrano ceffi così. 

Gli stessi ceffi che li fanno lavorare 12 ore, ma non gli pagano gli straordinari, che li assumono con contratti precari. Che quando sono in malattia vorrebbero licenziarli. Che se sei donna e rimani incinta, ti lascio a casa.

E le vittime di questo sistema schifoso non desiderano più che il sistema cambi e sia più giusto, no. Desiderano essere anche loro parte di quel sistema, come se tra le due utopie la seconda fosse più realizzabile.

Sconforto.

T.

Ed eccomi per la chiusura. Immagino che tra i triti luoghi comuni dell'imprenditore vittimista vi fosse il fatto dato per ovvio da sempre che l'imprenditore è il benefattore dei suoi dipendenti perchè dà loro lavoro. Ovviamente mai e poi mai si nota che molto più spesso l'asimmetria è diretta inversamente, con l'imprenditore che guadagna sul lavoro dei suoi dipendenti...

2 commenti:

altrosimone ha detto...

Lascio una nota a margine che mi sembra sfuggita.
Fra i "cosiddetti" lavoratori, molti hanno sicuramente la PARTITA IVA E SE NON DIRETTAMENTE LORO, LA MOGLIE", ovviamente mi riferisco in quei casi dove c'è il cosiddetto secondo lavoro in chi ha terreni affittati o no e in chi ha delle capacità cui il fine settimana usano come hobby per contemplare ciò che artigianalmente o no arrotondano, seppur, si spera, pagano le tasse sui loro frutti.

Poi ci sono altri tipi di lavoratori, quelli sfigati, che non hanno la p.i.v.a.( acronimo di quanto sopra in maiuscolo), e subiscono ogni forma vessatoria contrattuale e sindacale, in quanto non hanno più potere unitario, causa anche allontanamento del presunto sindacato che ormai sta diventando sempre più una forma, seppur gentile di Polizia Sindacale, lo dico in virtù di frasi che si riassumono in, "paga la tessera e fai quello che diciamo noi, diversamente, fai quello che diciamo noi!".

Quanto sopra per determinare fino a che punto il caos sindacale ha portato danni alla contrattazione e soprattutto all'equilibrio decisionale in fase di contrattazione.

Insomma, i nostri (una parte consistente sia chiaro, non tutti) sindacati preferiscono fare gli avvoltoi aspettando al varco lavoratori costretti a fare la tessera per essere tutelati accompagnandoli a quello che rimane della fu mobilità, piuttosto che ragionare su un percorso progettuale di ricostruzione di un Paese, e quindi sacrifici distribuiti, ormai allo sfacelo.

F®Ømß°£ ha detto...

@altrosimone

Scusami, ma il senso del post non era un generale sfogo sul mondo del lavoro.

GLi argomenti che porti, pur veri in un ambito limitato, sono usati ogni giorno che Dio manda in terra sulla carta stampata, le radio e le televisioni.

Tanto è vero che, a forza di geremiadi contro le legioni di furbetti col secondo lavoro e i sindacati cattivi, l'italiano medio ha sviluppato un sentimento di solidarietà con i "poveri imprenditori tartassati" altrimenti inspiegabile.

Al contrario, se la disonestà degli imprenditori viene sempre minimizzata sui media*, la loro inadeguatezza al mercato di oggi passa sotto quasi assoluto silenzio. Falliscono, lasciano a casa la gente, ma è sempre colpa di qualcun altro. Ignoranza, mentalità ristretta, avidità non sono mai messe sotto accusa.

Il mio post voleva essere su questo.

Saluti

T.

*Bastano le statistiche sulle dichiarazioni dei redditi con i dipendenti che dichiarano di più del padrone dell'azienda per capire che non è un problema di pochi.