Accusata di lavorare troppo

Buongiorno,

temo che questo sia il mio ennesimo post sullo scadente giornalismo italiano e sulla sua nocività, che parte, oltre che dalla ennesima notizia di un abominevole abuso castale in ambito statale (e anzi addirittura in un tribunale) cioè quella della giudice di Prato che sarebbe stata ripresa dal suo superiore perchè lavora troppo, dalla mia esperienza di lavoro.

Personalmente ho un rapporto di lavoro che non prevede il pagamento di straordinari, per cui immagino che quando mi fermo a lavorare oltre il normale orario ciò non rappresenti un particolare problema per i miei capi, ed anzi che ne possano essere soddisfatti.

Se però dovessi coinvolgere nelle mie attività straordinarie dei colleghi ai quali lo straordinario debba essere retribuito, la loro attività dovrebbe essere giustificata ed autorizzata e soprattutto dovrebbe essere compatibile con i vincoli di budget. 

Il che significa, in ambito pubblico e con i limiti di bilanci sempre più risicati, che se lo facessi con una certa frequenza, rappresenterei un problema, perchè anche se non dovrebbero pagare me, dovrebbero farlo per l'utilizzo dei locali, delle utenze e dei servizi oltre che per i colleghi che coinvolgo. E molto probabilmente sarei richiamato dal mio diretto superiore e certamente non perchè lo metterei in cattiva luce, ma molto più prosaicamente perchè non ci sono a bilancio i soldi per pagare tali spese.

Forte quindi di una esperienza particolare ed insolita quanto può essere il confrontarsi con dei vincoli di budget, mi ritrovo stranamente a considerare più probabile che con la giudice in questione si stia verificando probabilmente qualcosa di almeno in parte analogo.

Ovviamente una versione che dica che il Tribunale di Prato, oltre ad essere sotto organico (notizia di sapore sindacale, noiosa e demodè), non ha fondi per pagare gli straordinari ai suoi dipendenti (pagare straordinari a quei fannulloni dei dipendenti statali!?! Lavorassero durante il normale orario, piuttosto, 'sti fannulloni!) non fa titoli ad effetto e fa scappare i lettori. Carta ed inchiostro sprecati.

Molto meglio raccontare che il vecchio e feroce responsabile di quel tribunale perseguita la giudice perchè il suo lodevole attivismo lo mette in cattiva luce. E ribadire il concetto con titoli che lasciano falsamente intendere che, oltre al suo responsabile, sarebbe l'intero sistema giudiziario ad accanirsi contro di lei, che viene rappresentata come oggetto di due indagini, indagini che invece appaiono destinate a capire cosa stia succedendo a Prato. 

Temo che i nostri baldi pennivendoli abbiano commesso una imperdonabile mancanza: non hanno approfittato per inserire anche quella nota di misoginia  che avrebbe permesso di raggiungere la perfezione.

Sia ben chiaro: ammiro e rispetto la voglia, l'energia e l'intraprendenza della giudice (tanto di cappello), e posso anche immaginare che possano esistere anche altre cause che possono aver creato questa situazione, ma devo tristemente constatare che gli articoli presentano una sola versione dei fatti: quella sensazionalista e populista

Avanti così: il giornalismo sensazionalista crea un lettore imbesuito e lo nutre di luoghi comuni ed il lettore imbesuito vuole che il giornalismo lo stordisca di luoghi comuni.

Ciao

Paolo

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

inutile dire che condivido.

È per questo continuo martellamento di notizie a senso unico che l'imbecille del bar ha ormai un riflesso condizionato quando sente queste notizie.

E forse è per questo che ci sono tante persone entusiaste di lavorare più ore del dovuto, senza straordinari pagati come accade in un'azienda di mia conoscenza.

Saluti

T.