Buongiorno,
riprendo il filo iniziato nel post di venerdì per sottolineare (o meglio ribadire) un ulteriore paio di considerazioni circa l'inadeguatezza dell'Occidente nell'approcciare e gestire situazioni simili a quelle della Siria, in cui cioè una dittatura viene sostanzialmente lasciata fare e spesso addirittura diventa un partner commerciale o politico, sino a quando chi ne è direttamente oppresso ne tenta il rovesciamento violento.
Perchè oggi in Siria non ci dovremmo solo accorgere che avere dei meccanismi che ci permetteranno forse di giungere ad un intervento militare armato in un mese (!?!) significa essere totalmente inadeguati rispetto a qualsiasi evento bellico ci possa coinvolgere (1).
E non ci dovremmo solo accorgere del fatto che, anche se avessimo una ipotetica strategia per vincere la guerra (in realtà ne siamo privi e siamo privi persino di uno schema di alleanze spendibile), non sapremmo come gestire la fase di pacificazione dopo la fine del conflitto, cosa che dovremmo aver imparato essere invece cruciale, dopo i ripetuti fallimenti in cui siamo incorsi dall'Afghanistan alla Libia, passando per l'Iraq.
Ma dovremmo accorgerci soprattutto che la nostra inveterata abitudine di lasciar fare il dittatore di turno, che riusciamo anche a farci piacere se contemporaneamente ci concludiamo qualche affare -magari vendendogli un po' dei nostri pregiati sistemi d'arma in cambio di qualche barile di greggio o di qualche metro cubo di gas naturale, oppure in cambio dell'ospitalità per una base militare- è una politica che puntella le dittature e le aiuta ad evolvere lungo un malsano percorso che porta prima o poi al tentativo del loro rovesciamento violento in una situazione di mancanza di una classe dirigente alternativa, cioè l'ipotesi della catastrofe, invece che verso un percorso di progressiva riforma verso forme meno autoritarie.
E forse non dovrei parlare di abitudine ma di dottrina, visto che l'abbiamo utilizzata massicciamente e che stiamo continuando ad utilizzarla (prova ultima ne sia l'orgoglioso silenzio che ostentiamo nei confronti degli abusi rispetto ai diritti umani fondamentali perpetrati in Arabia Saudita (ultimo caso salito ai margini degli onori delle cronache quello abominevole di Ali Mohammed al-Nimr, ma quello di Raif Badawi non è molto da meno).
Ciao
Paolo
(1) UN MESE PER ARMARE DEI CACCIA GIA' PRESENTI SUL CAMPO ED OPERATIVI! Ma che c***o
di operazioni militari pensiamo di poter condurre in questo modo! E meno
male che con il passaggio al professionismo avremmo dovuto diventare
più efficienti rispetto a quando c'era la leva: nel 1982 l'operazione Libano 2 venne organizzata dal nulla in pochi giorni e portò a BeIrut oltre 2000 militari agli ordini del Generale Angioni. Credo di non allargarmi
poi troppo dicendo che in un mese potrei rimettere insieme e riportare
in condizioni operative gli oltre cento AUC che uscirono dal corso
ufficiali che superai ad Aosta circa vent'anni fa!
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