Buongiorno,
i furbetti di cui parlo oggi non sono quelli che, nell'ordine delle decine, consolidano quotidianamente il luogo comune che, specialmente nell'ambito della Pubblica Amministrazione, vuole il lavoratore dipendente incorreggibilmente afflitto dall'indegno (e lo dico senza nessuna ironia) vizio di fregare il datore di lavoro e la comunità, ricorrendo ai soliti artifici del falso certificato o della timbratura per conto terzi.
Oggi parlo invece delle decine di migliaia di aziende (e quindi dei relativi imprenditori titolari), che si sono avventati sgomitando sugli aiuti evidentemente troppo generosamente concessi loro dall'utlima riforma del mercato del lavoro.
Situazione imbarazzante che, se messa insieme da un lato ad un boom dei voucher spiegabile purtroppo in larga parte con una ulteriore precarizzazione di ampia parte dei rapporti di lavoro meno stabili, dall'altro agli esorbitanti costi complessivi della decontribuzione ed infine alla esiguità dei risultati in termini occupazionali, ridimensiona pesantemente qualsiasi possibilità di dare una valutazione benchè minimamente positiva del cosiddetto Jobs Act.
Un provvedimento che si è rivelato troppo costoso, troppo facilmente aggirabile da parte di troppi datori di lavoro senza scrupoli ed inefficace rispetto agli scopi che diceva di prefiggersi al punto di far nascere il sospetto che sia nato così non solo e non tanto per l'incompetenza di chi l'ha scritto, ma intenzionalmente, ad uso e consumo di una parte della classe imprenditoriale sempre meno adatta a creare valore e lavoro.
Il fatto è che si tratta di un provvedimento che è palesemente figlio di una ideologia acritica che, a prescindere dalla realtà, pretende di considerare qualsiasi lavoratore come un beneficiato dal suo datore di lavoro, unico vero motore del progresso.
Motivo per cui, a prescindere dalle dimensioni e dalla portata del fenomeno, troverete sempre molti più articoli sul vigile che timbra in mutande che sugli imprenditori che abusano dei voucher o della decontribuzione.
Ciao
Paolo
(1) Per metterci qualche numerino, tra percepiti e bloccati fanno 10mila € ad azienda. Dritti dritti dalle vostre tasche a quelle dei furbetti dell'imprenditoria. 4000€ per ognuno dei 150mila millantati nuovi rapporti di lavroro.
(1) Per metterci qualche numerino, tra percepiti e bloccati fanno 10mila € ad azienda. Dritti dritti dalle vostre tasche a quelle dei furbetti dell'imprenditoria. 4000€ per ognuno dei 150mila millantati nuovi rapporti di lavroro.
3 commenti:
Senza contare il danno ai lavoratori, intendo quelli pagati con voucher, dove a parte il pasto, o la spesa presso negozi convenzionati (cosa di cui poi aggiunge puzza alla puzza), non possono fruire della loro vita sociale, pagarsi l'affitto (fatto salvo accordo tra le parti interessate), pagarsi assicurazioni RCA, capricci vari, ecc., e, senza contare la scadenza degli stessi, vero danno sul danno.
@ altrosimone:
conosco poco del funzionamento dei voucher, ma mi pare di ricordare che la loro scadenza dipenda in buona parte dal fatto che in questo modo "costringono" i furbi ad una effettiva fruizione minima. Diversamente ci sarebbe il rischio che vengano attivati (cosa che deve essere fatta anticipatamente rispetto all'inizio delle attività lavorative, e tenuti in caldo indefinitamente a coprire solo formalmente un lavoratore in nero...
Il fatto è che avevano un senso sinchè erano confinati in ambiti ristretti, ma diventano deleteri se, come mi pare si stia facendo, si aprono le gabbie...
Ciao
Paolo
@PaoloVE
Causa contratto interno della mia azienda/stabilimento di zona, io percepisco i cosiddetti voucher (acquistati presso un'azienda leader del settore, almeno credo perchè non ne sono sicuro, cioè questa [0]in funzione di pagamento carburante + pasto mensa non effettuata.
Per cui, dal punto di vista del datore di lavoro, sarà come dici te, ma dal punto di vista mio, il problema, non è tanto la spesa limitata al solo comporto economico, ma alla scadenza, che mi costringe di fatto a "spendere" i soldi.
Se prima mettevo via, ora non vedo più niente, poi mi si può recriminare che tanto la spesa la devo fare lo stesso, ma non dove voglio, bensi, dove convenzionato.
I limiti ci sono, ma ovvio, dal punto di vista del datore di lavoro, il risparmio c'è, da parte mia no, per cui, mi scuso per il paragone, ma è messa nel c....o per l'ennesima volta, pure da parte sindacale, che sottace e firma queste malizie, e poi se ne escecon l'ambiguo " non si poteva fare di più".
[0] http://www.sodexousa.com/home.html
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