La voglia di lavorare che (non) c'é

Buongiorno,

lunedì mattina, complice l'indisponibilità di una rassegna stampa decente causa primo maggio, mi è capitato di sentire su Radio24 Milan e Giannino discettare sul solito e per me fastidioso luogo comune per cui per i giovani il lavoro ci sarebbe, ma sono piuttosto loro che non hanno voglia di fare sacrifici, luogo comune corroborato in termini statistici dalla fondamentale esperienza di chi avrebbe visto dei giovani aspiranti camerieri/pizzaioli rinunciare ad un impiego perchè avrebbero dovuto lavorare il sabato sera o la domenica o in periodi dai più (o forse solo dai privilegiati) considerati di ferie. O aspiranti giornalisti sportivi che non volevano lavorare nei festivi. Il tutto mentre, ovviamente, gli imprenditori continuano a cercare invano...

Per quanto leggera voglia essere la trasmissione mattutina, trovo stucchevole la malafede con cui viene trattato un argomento che meriterebbe riflessioni ed argomenti più solidi ed equilibrati.

Non ho timore di parlare di malafede da parte di Milan e Giannino, perchè:
  • l'uso delle pseudostatistiche per sentito dire è un esercizio privo di qualsiasi valore: per fare un esempio basti considerare il fatto che chiunque di voi avrà esperienza di quanto difficile sia trovare un artigiano (un pittore, un idraulico, un elettricista, ...) per piccoli lavori di manutenzione. Io, ad esempio, da un mese e malgrado ripetuti solleciti, non sono riuscito ad ottenere un preventivo per alcuni piccoli lavori di lavorazione cartongesso e piastrellatura.per la mia futura taverna. Ovviamente questa pseudostatistica non ci autorizza ad affermare che non c'è la crisi e che, se le imprese artigiane chiudono, è perchè il lavoro c'é, ma loro non hanno voglia di farlo. Infatti, giustamente, nessuno lo fa (1)
  • l'interpretazione strumentale e ad categoriam dei (presunti) dati di fatto va invece oltre l'esercizio privo di valore giungendo nel truffaldino: come altro posso considerare il fatto che il ragionamento che i due conduttori non considererebbero accettabile per etichettare come fannulloni (o choosy,...) i nostri imprenditori (riuscite ad  immaginare Milan e Giannino che sostengono che, dato che non hanno trovato l'idraulico, il lavoro c'è, ma che sono gli imprenditori ad essere pigri, svogliati, choosy?) venga invece pianamente accettato e passato per buono per i giovani?
  • l'abdicazione parziale ed asimmetrica alle proprie categorie mentali  da parte di almeno uno dei due conduttori (Giannino nella fattispecie)  è una ulteriore conferma: il granitico mercatista Giannino dal suo punto di vista sa con certezza che c'è un modo per ottenere qualsiasi cosa: pagare il giusto, il che significa che domanda ed offerta devono muoversi reciprocamente l'una verso l'altra. Dal suo punto di vista, quindi, Giannino sa che se i candidati rifiutano è anche perchè talvolta la remunerazione e le prospettive di miglioramento (2) offerte sono insufficienti, non solo che talvolta le loro pretese sono eccessive. Il che si traduce in un aspetto che per gli imprenditori italiani, assuefatti a focalizzare la loro aatenzione primariamente sul solo costo del lavoro, risulta difficilmente digeribile: pagare di più. Però, magari aiutato dal fatto di esprimersi su media molto prossimi alle posizioni degli imprenditori e degli industriali, Giannino preferisce rinunciare a questo pezzo del suo punto di vista.
Ciao

Paolo

1) magari sarebbe opportuno interrogarsi un minimo sulla reale capacità organizzativa delle nostre imprese, specialmente quelle più piccole...

2) per molti immigrati provenienti da realtà particolarmente povere anche una paga misera è accettabile proprio perchè rappresenta il presupposto di un miglioramento rispetto alle condizioni della realtà di provenienza.

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