L'ultimo appello di Berlusconi

Buongiorno,

Dai ribassi ai crolli
nei giorni scorsi il mercato aveva ripetutamente segnalato, attraverso l'innazamento dei premi richiesti per piazzare i titoli di stato italiani e con il massiccio ricorso alle coperture delle posizioni italiane con CDS, che non considerava l'Italia un debitore affidabile. In maniera evidente i segnali avevano avuto una accelerazione ed un rafforzamento dopo l'approvazione di una finanziaria che poticipava oltre il ragionevole e ad altro governo ogni sforzo di risanamento e che non prevedeva alcuno stimolo per una ripresa dell'economia. I mercati stavano chiedendo un intervento tempestivo e forte, che marcasse un salto di qualità rispetto a quanto fatto sinora.

Purtroppo vedo meglio l'orso.
Per mettere fine a questa situazione ieri era programmato un intervento del Presidente del Consiglio, che in precedenza sembrava acer commissariato il Ministro Giulio Tremonti: l'intervento, dapprima programmato nel pomeriggio è stato porticipato a dopo la chiusura delle borse.

Quello che ho in buona parte sentito alla radio era un Silvio Berlusconi che, in crisi di credibilità, con voce incerta e persino difficoltà nell'eloquio, si è limitato a riepilogare quanto (poco e male) il suo governo abbia fatto per fronteggiare la crisi, confermando nei fatti tutti i limiti delle iniziative intraprese e della loro tempistica, nonchè l'evidente incapacità del Premier (e probabilmente della maggioranza dei parlamentari) di capire cosa stia succedendo e l'assoluta mancanza di alcuna intenzione di modificare quanto già programmato. Il tutto in un Parlamento pervaso di un'atmosfera da viale del tramonto.

Ai confini della realtà. Ed oltre.
Mi è mancato solo di sentire che ne usciremo meglio degli altri e che la crisi è solo un problema di fiducia, ma non posso escludere che sia stato detto anche questo. Un discorso completamente al di fuori della realtà, in cui si è parlato del nulla.Nemmeno la più squillante trombetta del premier ha il coraggio di commentare positivamente il discorso, preferendo prendersela con l'opposizione.

Sono certo che il discorso di ieri non è quello che i mercati volevano sentire: non c'è stata svolta alcuna, nè cambio dipasso, nè una autorevole presa di responsabilità, per cui mi aspetto che oggi la borsa viva una nuova giornata pessima. Per usare un linguaggio aziendale (che quindi a SB dovrebbe essere familiare), i mercati chiedevano all'Italia un business plan, gli abbiamo dato un consuntivo poco convincente.

Spero che l'asta dei titoli di stato che, se non ho capito male, era prevista per venerdì sia stata annullata come qualcuno mi era parso ventilasse, se no la mia impressione è che si sia in guai molto più grossi di quanto si sia visto sinora, e non per problemi di speculazione, ma per danni autoinferti nel nome di un eccesso di narcisismo e di vanità del nostro premier.

L'unica speranza è che qualcuno voglia leggere quanto non è stato detto perchè non potrebbe essere detto pena l'inefficacia dell'operazione, e cioè che si arriverà in tempi brevissimi ad una pesantissima patrimoniale. Ma non farei molto affidamento sulla possibilità di questa lettura da parte degli analisti economici.

Ecco, per rimanere ai confini della realtà, oggi vorrei sentire cosa pensa Giavazzi di quanto scriveva tre giorni fa con malriposto e disperato ottimismo.

Ciao e auguri

Paolo

4 commenti:

Michele R. ha detto...

Buondì,
sono le sensazioni che ho provato anch'io nel ascoltarne ieri un riassunto al TG (la7) ieri sera, e in proposito ti volevo proporre un post che avevo preparato stanotte, alla fine ho dovuto rinunciare perché mi è venuto un pò sconclusionato. Ecco un riassunto:

Del discorso ci sono 2 cose che mi sono saltate subito agli occhi:
• un primo passaggio quando Berlusconi parla dicendo imprenditore che ha 3 aziende quotate in borsa, una chiara ammissione del suo conflitto d'interessi a tal proposito ho trovato piuttosto ficcanti le parole di Pino Corrias stamane sul "il Fatto Quotidiano".
• altro passaggio quando parla - non è la prima volta - della pesante eredità, ovvero il gigantesco debito pubblico, ricevuto in dote da quando governa e di cui è responsabile la classe dirigente degli anni '80. Ora dopo 17 anni di frequentazioni della politica, dopo che per 10 anni in tempi diversi, Silvio Berlusconi ha rivestito il ruolo di presidente del consiglio, dovrei credere alle sue parole in cui sembra quasi che non fosse a conoscenza della pesantezza della situazione. Quella doveva essere la sua prima preoccupazione visto il suo importante ruolo di primo amministratore della cosa pubblica giacché è - ritornando al primo punto - il Tycoon, quando ha deciso la discesa in campo, di 3 aziende non ancora quotate in borsa e sull' orlo del fallimento. Da notare, quando ha puntato il dito contro la classe dirigente degli anni '80, ovvero del padrino politico di B., Bettino Craxi più altri con cui è andato a braccetto e che hanno permesso a B. di essere quello che è oggi.
Tutto questo è l'ennesima riprova del perché il cavaliere è "UNFIT" come fu definito dall'ormai famoso editoriale dell'economist.

Michele R. ha detto...

dimenticavo...

e soprattutto ci mostra chiaramente perché Berlusconi è:
The man who screwed an entire country

PaoloVE ha detto...

@ Michele:

mi convince poco l'analisi sul conflitto d'interesse: chiunque faccia qualcosa e governi lo sarà potenzialmente. Ma un governo fatto di politici avulsi dal mondo reale sarebbe un cattivo governo.

Per SB l'evidenza del conflitto sta nel fatto che troppa parte della sua attività di governo è a suo uso e consumo, non nell'essere un imprenditore...

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

Hai ragione infatti poi ho scritto

"giacché è - ritornando al primo punto - il Tycoon, quando ha deciso la discesa in campo, di 3 aziende non ancora quotate in borsa e sull' orlo del fallimento."

Era sottinteso - non era molto chiaro per la verità -che della sua posizione ne hanno tratto giovamento le sue aziende che all'epoca erano pesantemente indebitate e che successivamente, lo ricordo, sono state quotate in borsa dopo la sua discesa in campo. Vogliamo poi ricordare la legge Gasparri?