in questi giorni ho l’impressione che alcune delle forze più importanti del Paese stiano confermando di aver perso il contatto con la realtà e stiano agendo sulla base di comportamenti generati più da una ossessiva coazione a ripetere che da un ragionamento, come se fossero state degli zombi stregati dagli antichi totem malvagi di cui nel titolo.
Da un lato interpreto in questo senso l’inserimento in finanziaria nel famigerato art.8 dell’ennesimo tentativo di aggirare l’art.18 sul licenziamento per giusta causa.
Il licenziamento per giusta causa è secondo me un diritto di fondamentale importanza per i lavoratori, diritto che sentenze pittoresche e sindacati compiacenti hanno trasformato con una certa frequenza in abuso da un lato (e che lettere di dimissioni firmate senza data all'assunzione et similia hanno fraudolentemente disatteso dall'altro con altrettanta frequenza) e che, di fatto, in un mondo in cui le assunzioni a tempo indeterminato non esistono più perché rese non convenienti da una folle legislazione sul mercato del lavoro, ha già adesso sempre meno spazio ed è di fatto già destinato ad essere cacciato nell’armadio di ricordi alle condizioni attuali. L'utilità di un suo ridimensionamento è pressochè nulla anche per i soli imprenditori.
Non è stato quindi intelligente da parte del governo insistere su questo inutile aspetto in finanziaria, quando al Paese servirebbe la massima compattezza ed unità delle parti sociali per affrontare la crisi nel migliore dei modi.
Come agitare la muleta rossa davanti al naso del toro, per di più senza che ciò possa dare un reale impulso all’economia. In questi giorni sarebbe meglio andar d'accordo col toro, abbiamo altri problemi più seri ed urgenti che evitarne le cornate, per quanto deboli possano essere.
Dall’altro lato interpreto alla stessa maniera lo sciopero generale proclamato dalla CGIL.
Lo sciopero, specialmente quello generale, è una prova di forza che ha senso se può portare a dei risultati, il che significa che deve ottenere una forte partecipazione e danneggiare economicamente il datore di lavoro più dei lavoratori.
Se non può avere una forte partecipazione (condizione difficile nel caso di questi giorni, visto che il mondo del lavoro non si è ancora completamente rimesso in moto dopo le ferie –si pensi anche solo alla scuola e a quello che ci ruota intorno-) e non riesce a danneggiare i datori di lavoro (anche questa condizione difficile in questi giorni, visto che la crisi falcia le commesse nel privato – quindi se gli operai scioperano per gli imprenditori non è un gran problema- e visto che il governo opera evidentemente per smantellare il servizio pubblico -quindi se questo non eroga servizi la cosa non dispiace-), lo sciopero generale è controproducente perché porta solo ad una inutile radicalizzazione dello scontro, sicuramente indesiderabile nel momento in cui si è all’angolo ed isolati anche dal resto del mondo sindacale, che tale strumento ha abbandonato a prescindere, preferendo operare in una posizione contigua a quella di governo.
Maurizio Sacconi |
Susanna Camusso |
Maurizio Sacconi e Susanna Camusso (che indico in qualità di autori in pectore se non di fatto delle scelte di cui sopra) e le organizzazioni che rappresentano dimostrano insomma secondo me di non essere in grado di interpretare la realtà nella quale sono chiamati ad operare, restando prigionieri di stereotipi dogmatici ed ideologici inutili e pericolosi. Urge trovare di meglio. Subito, che il mondo non ci aspetta.
Ciao
Paolo
6 commenti:
Buongiorno,
Il licenziamento per giusta causa è secondo me un diritto di fondamentale importanza per i lavoratori, diritto che sentenze pittoresche e sindacati compiacenti hanno trasformato con una certa frequenza in abuso da un lato
Sono d'accordo con questa osservazione. Il punto però è che al solito quando si fanno le regole sono sempre a vantaggio del più forte. P.e. si vuole togliere l'articolo 18, a me sta bene. Però se in una causa tra datore e lavoratore vincesse l'ultimo dimostrando l'ingusta motivazione di licenziamento, allora il datore dovrebbe essere obbligato a pagare salato. E questo dovrebbe valere per tutte le aziende, grandi e piccole.
Ps trovo un pò assurdo l'obbligo di reintegro previsto dall'art.18, perché in aziende medio piccole (so che la legge si applica ad aziende sopra X dipendenti, non ricordo la quantità) ove il lavoratore vincesse una causa si ritroverebbe nel luogo di lavoro a stretto contatto con chi ha cercato di silurarlo. Non è il massimo della vita lavorare in un posto dove sei guardato in cagnesco.
Non discuterò di Sacconi che come hai ben detto resta prigioniero (insieme alla Camusso) di stereotipi dogmatici, e che si qualifica da solo. Parlo però del sindacato di cui la Camusso è un esponente che è l'ora che si sforzi di rendersi conto che 3 organizzazioni sindacali sono una cosa RIDICOLA. A me, ai lavoratori, occorre un solo sindacato che cerchi di portare avanti, nel miglior modo possibile, le istanze dei lavoratori che in poche parole sono più soldi e migliori condizioni di lavoro. Lo scopo del sindacato è PARLARE E TRATTARE a nome dei lavoratori.
Buondì,
io ho partecipato allo sciopero. Concordo con Paolo che non servirà a nulla, è solo che essere in piazza in tanti almeno è un segnale, dal momento che non riesco a vedere cosa di concreto possa fare un cittadino.
Inoltre dà un po' di coraggio vedere di non essere soli.
L'individualismo che sta dietro al pensiero di molti: "Io mi comporto bene, faccio al meglio il mio lavoro" con l'idea che "se lo facessimo tutti, i problemi si risolverebbero" mi trova dubbioso. C'è bisogno di azioni politiche di lungo respiro. Ognuno per sé non usciremo da questo tunnel.
E infatti non ne usciremo.
Saluti
Tommaso l'ottimista
Credo che il problema alla base sia lo scontro tra personaggi in posizioni di rendita, che poco guadagnano dall'avvicinarsi, anzi eventuali ricerche di posizioni meno rigide sarebbero viste come segni di debolezza agli occhi della propria parte.
Probabilmente, dal mio punto di vista certamente miope[1], considero il sindacato di oggi lontano, ma molto lontano, da quello che dovrebbe essere un organo di difesa dei lavoratori.
Saluti,
Mariano
Note:
[1] -> miope, ma non necessariamente errato
Anch'io ho partecipato. Ma per me, essendo in pensione, è più facile.
Nonostante il pessimismo di Paolo sui numeri della partecipazione, a Bologna Piazza Maggiore era piena e da Via dell'Indipendenza la coda del corteo faceva molta fatica ad entrare.
Sciopero inutile? Il dibattito è aperto.
Riporto la mail di un’amica sull’argomento:
Una consolazione le piazze piene oggi.. ma quanti ancora non hanno capito niente? Le piazze piene ancora una volta per il coraggio di una donna che ha saputo tener testa a degli imbecilli patentati che reggono ancora i cordoni della borsa a Berlusca. L'Italia ha una credibilità inesistente a livello mondiale; e non è solo colpa del governo.
Ciao
Mario
A essere onesto da quando lavoro nel reparto manutenzione, ovvero dal 2003, non ho più fatto uno sciopero. Di questo me ne vergogno, anche segli stessi delegati sindacali sanno che per ragioni di sicurezza degli impianti è difficile, se non impossibile, la partecipazione. Infatti nei pochi casi in cui é stato attuato il presidio delle portinerie, io e i miei colleghi non siamo mai stati bersagliati da fischi e pernacchie.
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