Buongiorno,
mi capita talvolta di incappare nell'essere sospettato di simpatie di destra o talvolta persino xenofobo, quando sostengo che chi viene nel nostro Paese deve adeguarsi alle leggi del nostro Paese senza indulgenze particolari.
"Questi qua che vengono in Italia devono rispettare le nostre leggi!", quante volte lo abbiamo sentito dire, prevalentemente in determinati contesti ed ambiti di destra? Di solito non mi piace chi lo dice nè come lo dice, ma il concetto è corretto e lo condivido. Quando si va in un Paese ci si deve adeguare alle sue leggi.
Ad esempio, abbiamo da decenni una legge che vieta di celare i tratti del viso che rendono una persona riconoscibile. E' una legge generale e laica, si applica a tutti nello stesso modo, non genera discriminazioni nè privilegi ed ha una funzione di utilità sociale, quindi gli italiani e gli immigrati che vogliono vivere in Italia devono rispettarla. Quindi in Italia l'uso del burqua è vietato. Punto. Non servono altre leggi anti burqa a creare confusione e tensioni razziali.
Abbiamo da decenni leggi che pretendono che la macellazione degli animali venga fatta con criteri che garantiscano igenicità alle carni e riducano le sofferenze agli animali. Anche questi regolamenti sono generali e laici, si applicano a tuti allo stesso modo e non discriminano nessuno. Quindi le macellerie Kasher o Halal devono muoversi entro quei binari, altro che editti locali contro i kebabbari.
Quello che non accetto e che mi differenzia moltissimo dall'uso strumentale che a destra in materia si fa di certi argomenti sono due elementi.
Il primo è che l'uso che costoro vogliono fare di questi argomenti è troppo spesso non generale, ma mirato su qualche gruppo etnico / religioso, generando quindi regole discriminatorie.
Quando mi accorgo che la legge si deve applicare rigidamente al burqua islamico ma deve schivare agilmente il velo delle suore mi sento di dire lapidariamente "Un par di palle". Aprite la vostra carta d'identità e vedrete che tra i "Connotati e contrassegni salienti" sono indicati i capelli. Il velo da suora (o il turbante Sikh, fate voi, a me poco importa) travisa la fisionomia di chi lo indossa. Ma il velo da suora a destra non crea imbarazzi (il turbante Sikh qualcuno, ma solo perchè hanno capito dove va a parare il ragionamento:-)). E a questo punto la legge diventa discriminatoria, quindi ingiusta.
Colasante, il presunto schiaffeggiatore |
Il secondo è che riconosco che anche noi dobbiamo rispettare le leggi degli altri quando andiamo all'estero. Quindi non mi sorprendo e non mi lamento del fatto che qualche italiano possa essere preso a scudisciate per essersi fatto un birrino dove il consumo dell'alcool è vietato se la legge locale lo prevede. Oppure che qualche italiano venga arrestato per aver schiaffeggiato il proprio figlio in un paese dove questo è vietato, come recentemente successo ad un politico del PdL, tale Roberto Colasante.
Invece, sia nella notizia linkata che nei commenti, sono evidenti la sopresa ed il fastidio che molti che fanno certi discorsi provano nel dover accettare che all'estero noi si debba sottostare a leggi che possono imporci comportamenti diversi da quelli che riteniamo accettabili a casa nostra. All'estero "questi qua" siamo noi. Ed il nostro ombelico non è certo il centro della galassia. E dobbiamo abbandonare la pretesa più o meno inconscia di voler essere padroni a casa degli altri.
Ciao
Paolo
Sberle...
5 commenti:
@ Paolo
Un suggerimento: dovresti elaborare post congegnati in maniera tale da invogliare i bloggers a manifestare il proprio parere.
In questo caso che te devo dì? Non si può non essere d'accordo con te. Qualsiasi persona di buon senso, di destra o sinistra approverebbe. Concordo al cento per cento con quanto hai scritto.
Stop.
Ciao
Mario
@ mariolino:
in realtà su questo mio punto di vista vi sono molte discordanze, per mia esperienza, e non parlo solo di quelle che emergono da Libero, il Giornale, la Padania e dai loro lettori, ma anche sull'altro fronte, da chi spesso tende a giustificare con differenze socio culturali comportamenti degli immigrati che sono vietati dalla legge, invocando una tolleranza per me non accettabile.
In gran parte dell'Emilia, nelle aziende agricole troverai molti sikh e tamil, riconoscibili dai loro turbanti. Che, spessissimo giustificati e tollerati, usano in luogo del casco anche quando vanno in moto.
Come sento talvolta invocare la libertà di scelta delle donne islamiche quando si parla del divieto di vestire il burqa.
Oppure il diritto al rispetto della fede e l'invito alla tolleranza quando si scopre che, non potendolo fare nei macelli autorizzati ed igienicamente sicuri, gli animali vengono macellati dissanguandoli e quindi lasciandoli soffrire in ambienti non idonei.
Ricordo ancora che qualche anno fa vi fu chi propose di praticare in condizioni di sicurezza l'infibulazione nelle strutture pubbliche, per venire incontro alle esigenze degli immigrati le cui culture la prevedevano.
Il mio punto di vista è invece che se la legge ha senso deve continuare ad essere applicata, indipendentemente da chi vi si debba sottoporre e dalla sua cultura. Se invece non ha senso va modificata o abrogata.
Ma, nella pratica, questo è un punto di vista spesso non condiviso.
Comunque mi pongo spesso il problema di cui parli nel tuo suggerimento (a proposito, grazie!), in effetti considero lo scarso dibattito il più grosso neo di questo blog.
Vedrò cosa riesco a fare, il fatto è che, un po' per questione di tempo, un po' per capacità, i post mi vengono un po' così... Anche i CMM sarebbbero migliorabilissimi, e chi era abituato a quelli dell'Antizanzara se ne rende sicuramente conto...
Ciao
Paolo
La difficile arte di scrivere post che stimolino il dibattito.
Non ti crucciare per lo scarso dibattito.
Tralasciamo i blog di Repubblica e Corriere che, avendo grandi numeri, sono irraggiungibili.
Ragioniamo sugli altri.
Il bel blog di Santalmassi è praticamente privo di commenti. Il motivo è evidente: leggere Santalmassi, che sforna 15-20 post al giorno, è un po' come sfogliare il giornale. Non c'è tempo per commentare.
Trovare la giusta ricetta per stuzzicare il dibattito è difficile.
Occorrerebbe studiare la tecnica dell'"Anti-Zanzara" di un tempo e "Non leggere questo blog" di Wil: i commenti fioccavano e fioccano a iosa.
Mentre nel blog di Authan il dibattito era ad un livello medio-alto, nel blog di Wil è un po' più, come dire, "popolare".
Qual'è la ricetta per spingere chi legge a "scriverci su"?
Wil elabora post sulle magagne del potere berlusconiano, corredati da foto e filmati, frutto di grande lavoro e ricerca d'archivio. I suoi post suscitano quasi sempre indignazione. Da qui alcuni commenti divertenti, ma anche molti altri costruiti sull'insulto.
Authan ha scritto post mirabili prendendo spunto dagli argomenti proposti dal "fenomeno" Cruciani, ma quando Crux è appassito rivelandosi solo un giullare del re, Authan è morto.
Stimolare il dibattito è un'arte complessa. Non disperare.
Ciao.
Mario
@ mariolino:
invece mi cruccio un po'.
Alcuni degli scopi del blog erano molto egoistici: avere un motivo per riordinarmi le idee (e scrivere è un buon modo per farlo: bersaglio 1 acquisito!), metterle alla prova (e qui serve il dibattito: bersaglio 2 mancato!), diventare un blogger ricco e famoso :-);
altri meno, come fornire una piazza agli orfani di Authan (bersaglio 3: appena sfiorato);
Insomma, mi pare di non aver realizzato un po' troppo di quello che mi proponevo, ecco...
Ciao
Paolo
No, Paolo, non ti crucciare. D'altra parte capisco la tua frustrazione nel vedere le tue (splendide) fatiche commentate non in modo adeguato.
Stamattina quando ho letto il tuo post ho iniziato a scrivere un commento, ma ci ho ripensato perche' volevo scrivere qualcosa di non banale da un altro punto di vista, per stimolare il dibattito.
In particolare ricordo di quando lavoravo in Francia. Il mio capo era musulmano e cosi' pure una mia giovane collega che portava il capo sempre coperto, spesso con cappello.
Beh, mi e' capitato di parlare comn loro ed il punto di vista mi sembra essere che le donne sono coperte per rispetto verso loro stesse.
So che a noi (ed anche a me) sembra strano. Il loro punto di vista sembra essere che la liberta' non sta solo nello spogliarsi (modello femminista occidentale), ma anche nel coprirsi o nel rimanere coperta.
Come vedi, Paolo, non avendo le idee molto chiare, ho cancellato queste riflessioni. Se da una parte sono assolutamente d'accordo con te, dall'altra credo che ogni cultura abbia il diritto di esistere come tale. Pensare di rappresentare una cultura superiore, piu' libera e piu' matura mi sembra una grande ipocrisia.
Concludo con una nota tecnica. La tecnologia di oggi presenta tecniche molto piu' sofisticate della semplice foto con i capelli in mostra. Gia' nei passaporti vi sono informazioni biometriche, se non sbaglio. Tali informazioni sono molto piu' descrittive del colore dei capelli (una persona calva o tinta avra' sulla carta d'identita' un colore che non corrisponde alla situazione reale).
Pale
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