Ecce homo! (almeno spero)

Buongiorno,

ogni tanto, magari ascoltando le prodezze di un Marchionne, mi ritrovo a chiedermi che fine abbiano fatto in Italia quelle figure di imprenditori industriali illuminati capaci di coniugare le attività aziendali con un rapporto sano con i propri dipendenti e con il territorio in cui operavano. Perchè, in realtà, ne abbiamo avute molte, anche di grande levatura.

Parlo in parte di figure di altri tempi, come potrebbe essere un Solvay, che attorno alle sue fabbriche vicino a Rosignano contribuì a sviluppare un paese in qualche modo modello, dove i lavoratori potessero vivere una vita ben più che dignitosa, forse addirittura agiata. OK, mi dite che Solvay era Belga. E' vero, ma non era il solo.

Parlo di un Marzotto, che prendendosi a cuore le condizioni di vita dei propri dipendenti, contribuì a realizzare e gestire strutture per loro e per le loro famiglie, strutture adesso confluite nella fondazione che le amministra.

Parlo di un Olivetti e del ruolo che direttamente ed indirettamente ebbe nello sviluppo industriale, culturale e civile di Ivrea che dell'intera Italia.

Parlo anche dei molti imprenditori più piccoli che operarono con la stessa filosofia in scala minore.

Crespi d'Adda
I Romanin Jacur, i Nogara, i Crespi, i Luciani, i Carraro... per citarne alcuni meno noti.

E non si trattava di casi sporadici di impegno sociale delle classi abbienti: nel mio paese le istituzioni storiche (l'ospedale,gli asili, la casa di riposo, ...) vedono rincorrersi sulle lapidi commemorative i nomi delle solite tre famiglie come fondatori e sostenitori.

Quelli che ho citato sono solo alcuni esempi di imprenditori che, in Italia ed in altri tempi, hanno ritenuto di non dover realizzare unicamente il loro profitto, ma che hanno riconosciuto di avere degli obblighi verso i loro dipendenti e verso il territorio che li ospitava, obblighi che ritennero di assolvere impegnandosi per garantire una vita migliore a chi gli stava attorno.

Purtroppo di questo impegno mi pare sia rimasto molto poco.

Leonardo Del Vecchio
E' per questo che ammiro moltissimo la capacità di un Leonardo Del Vecchio di fare impresa quasi controcorrente rispetto alla realtà italiana, gestendo una azienda in espansione a livello internazionale come Luxottica senza che ciò pregiudichi l'occupazione in Italia e contemporaneamente adottando modelli contrattuali che prevedono una compartecipazione dei dipendenti alle attività aziendali e una serie di benefit di importanza tutt'altro che secondaria. Il tutto senza che si renda necessario attaccare l'art.18, l'art. 8, Confindustria ed i sindacati e gestendo realmente la flessibilità (non la precarietà).  

Chapeau, e tanta ammirazione per una persona che si è fatta realmente da sola.

Pensate un po' che è persino riuscito a farmi scrivere un post non incazzoso, una volta tanto...

Confesso che, tra tutti gli imprenditori (De Benedetti, Della Valle, Montezemolo, Profumo,...) che, una fondazione di quà, un sito di là, una associazione qui, un convegno lì, strizzano l'occhio alla politica, se lui dichiarasse di volerci provare avrebbe tutto il mio interesse.

Per il voto vorrei vedere comunque il programma, non si sa mai ;-).

Ciao

Paolo

5 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

@Paolo

una notazione polemica non tanto relativa al tuo post, ma a un atteggiamento più generalizzato: ma perché pare che sia necessario che siano gli imprenditori a "scendere in campo" per salvare il Paese?

Perché non un medico, un professore o un ingegnere, ma proprio un imprenditore? Non sarà che questa litania dell'uomo del fare ci ha plagiati un pochino?

Se si parla di desideri ideali e non di situazione contingente, io auspicherei un Politico con la P maiuscola, non un professionista che si cimenti in qualcosa che per forza di cose gli è inizialmente estraneo.

Anche concretamente non sono così convinto che il parallelo Italia-azienda sia foriero di buoni risultati.

Ciao

T.

PaoloVE ha detto...

@ tommaso:

In effetti il post potrebbe far pensare il contrario, ma il mio non è un endorsement a Del Vecchio (che non mi risulta peraltro abbia velleità politiche), ma solo un apprezzamento per il suo modo di fare impresa, modo che un tempo era molto più diffuso.

Il bello della nostra situazione è che, anche tra gli imprenditori, non mi sembra che si punti su quelli "migliori" per fare politica...

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ Tommaso:

Hostia!

:-)

Grazie, corretto.

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
e se non ricordo male qualche anno fa la luxottica veniva considerata una delle aziende in cui era più alta la soddisfazione dei dipendenti.

D'accordo con la notazione polemica di Tommaso. Infatti guardo a Montezemolo come un nuovo Berlusconi. Diverso, ma come lui. Il fatto è che quando la classe politica è debole, non sa parlare ne guidare il paese, poi si piega al (pre)potente di turno che viene visto come il salvatore o il papa straniero, con tutte le enormi contraddizioni, e problemi aumentati alla n esima potenza che abbiamo potuto vedere in questo ultimo ventennio.

renzo ha detto...

D'accordo anche io con Tommaso. Aggiungerei che secondo me la combinazione giusta è l'elezione di un politico che sa fare il politico e, in quanto tale, si circonda di persone competenti nelle singole materie. Sottolineop "competenti" (ingegneri, professori, imprenditori etc.)
Provocazione (ma mica tanto): perchè non indicare i futuri ministri già in campagna elettorale? Forse perchè si tratta poi di una semplice spartizione di poltrone e non la ricerca della persona migliore nel posto giusto? Muble muble...