La vergogna del buono scuola (non solo per i Veneti)

Buongiorno,

Superciuck. Dopo ve lo spiego
ricevo da Cristina, ringrazio e vi propongo questa una email con alcuni spunti interessanti su come si stanno spendendo i soldi nella scuola. Credo valga la pena di diffonderla. E di indignarsi almeno un po'.

Contributo Regionale Veneto “Buono-Scuola” - UNA VERGOGNA

Ciao a tutti,
sono venuta a conoscenza del Contributo Regionale Veneto "Buono-Scuola" per l’anno scolastico - formativo 2010-2011 e pensando che fosse legato al profitto o al merito e rientrando nei massimali di reddito I.S.E.E. inferiore od uguale ad € 30.000,00, mi sono meglio informata sul sito della Regione, poi, credendo di averne male interpretato le informazioni, ho telefonato al numero verde 800177707. 


L’incaricata mi ha confermato che tra i criteri e le modalità di concessione del contributo per l’anno scolastico - formativo 2010-2011 c’e il requisito che le famiglie abbiano sostenuto per ogni studente, per l'anno 2010-2011, almeno € 200,00, per tasse, rette, contributi di iscrizione e frequenza dell'Istituzione.

Ragioniamoci un pò: nelle scuole primarie o secondarie di primo grado statali le tasse di iscrizione sono nulle o irrisorie, perciò le famiglie non possono accedere a questo contributo; nelle scuole secondarie di secondo grado le tasse non superano i € 200,00 se non in pochissimi casi, come nell’alberghiero e solo se si seguono dei laboratori; per il resto questo è un contributo della Regione Veneto per tutti coloro che hanno scelto la scuola paritaria e non paritaria per i propri figli.

Io non voglio assolutamente entrare nel discorso scuola paritaria (o non paritaria) sì o no: ognuno è libero di fare le proprie scelte e anzi, in alcuni casi le scuole primarie per l’infanzia paritarie suppliscono a inefficienze del sistema istruzione fornendo un’alternativa alla mancanza di “asili".

Dopo Mc Gyver torna d'attualità
Ma perché non iniziamo a fare dei distinguo? Perché non diamo il contributo solo a quei cittadini “costretti” a scegliere una scuola non pubblica perché non ne esistono altre? Perché dobbiamo fornire contributi a tutti, persino a coloro che hanno deciso volontariamente basandosi anche sulle proprie possibilità economiche, di non far frequentare la scuola pubblica, gratuita, ai propri figli? Perché io che credo nella scuola pubblica e che spesso a inizio anno devo portare a scuola, specie nella scuola primaria, risme di carta per fotocopie, se non, com’è già capitato, la carta igienica, devo sovvenzionare anche chi crede che la scuola pubblica non sia una scelta giusta e sceglie di pagare per avere la scuola che più gli aggrada? Perché i fondi non sono impiegati per finanziare progetti d’eccellenza nella scuola statale o per un maggiore sostegno delle famiglie con figli disabili? Perché non si aiutano le famiglie che, a causa della crisi, hanno visto fortemente ridotto il proprio potere d’acquisto e non si introducono misure di sgravio per l’acquisto di materiale didattico o si aumenta il massimale I.S.E.E. per il Contributo Regionale Buono-Libri cui oggi si può accedere solo avendo un I.S.E.E. minore o uguale a € 10.632,94?

Vedete la disparità di trattamento? Per avere un contributo regionale, chi sceglie la scuola pubblica, deve dimostrare di avere un I.S.E.E. inferiore o uguale ai € 10.632,94; chi sceglie la scuola paritaria o non paritaria, anche se non costretto a questa scelta per mancanza di scuole statali, deve dimostrare di avere un I.S.E.E. inferiore o uguale a € 30.000,00.

Che ISEE avranno?
L’obiezione a questo punto potrebbe essere che € 30.000,00 non sono poi tanti ed è quindi giusto contribuire alle spese sostenute da questi genitori. Mi permetto di ricordarvi che l’indicatore I.S.E.E. non equivale alla somma dei redditi che una famiglia percepisce: l'I.S.E.E. viene calcolato sul reddito complessivo della famiglia, comprensivo delle proprietà e dei risparmi. I 30.000,00 euro calcolati sull'I.S.E.E. corrispondono a redditi lordi da lavoro per € 60.000,00-70.000,00 più valore indicizzato di proprietà e risparmi.

Se quando l’economia prospera possiamo permetterci di “sperperare”, forse, le nostre risorse (su questo io sono ovviamente di parer contrario :-) ), in periodi di recessione economica come quello in cui stiamo vivendo questo contributo è davvero una vergogna. Siamo forse così ricchi da permetterci di regalare soldi? O siamo così signori da non opporci e da elargire € 7.500.000,00 così, senza ragionarci su? Siamo così impotenti da lasciare che la Regione Veneto attui questa decisione senza far capire che noi cittadini siamo stanchi di essere presi in giro, cosa che si ripete dal 2001?

Allora ragazzi, informatevi, controllate il sito della Regione Veneto o telefonate al numero verde su indicati. Indignatevi come sono indignata io e soprattutto passate parola… più siamo, più forse riusciremo a far valere le nostre idee e a eliminare queste disuguaglianze.

Una mamma indignata

 In sintesi ed in termini un po' brutali, che però di solito rendono meglio la situazione, la Regione Veneto, mentre nella scuola pubblica (che, ricordiamolo, è ancora un diritto fondamentale dei cittadini) si stanno tagliando i fondi per compresenze, insegnanti di sostegno, laboratori, informatica, supplenze, materiali, manutenzioni... ritiene di non dover utilizzare le sue risorse per minimizzare queste situazioni, preferendo destinare generosamente cospicue risorse al finanziamento de facto della scuola privata e arrivando per tali situazioni a concedere agevolazioni a nuclei familiari aventi redditi fino a quasi tre volte più elevati di quelli di coloro che invece scelgono (o sono costretti ad andare a) quella pubblica. Non c'è che dire: un perfetto esempio di Robin Hood alla rovescia. O, appunto, di Superciuck, il supercattivo che rubava ai poveri per dare ai ricchi nelle avventure di Alan Ford e del gruppo TNT. 


Se ritenete invece che le cose andassero fatte diversamente, Ricordatevene alle prossime elezioni, o, se vi è possibile, anche prima. Ricordatevi di chi vi ha messo le mani nelle tasche per questa cosa, uno per uno. E traetene le debite conseguenze.

 ... e per chi lo voglia ci sono anche le altre tre parti del video su youtube...

5 commenti:

B ha detto...

Contrariamente alle mie abitudini ho fatto un bel copia incolla e ho indirizzato il testo, corredato da qualche mia considerazione, ad alcuni contatti, con la preghiera di farlo girare.

Michele R. ha detto...

cara Cristina,
Preciso subito che scrivo dalla Toscana. Come hai ragione! Anche io ho sempre pensato che chi se lo puo permettere frequenti pure le scuole non statali, ma non che lo faccia a spese della collettività. Purtroppo è uno "sport" nazionale, non solo in questo caso ma anche tra gli imprenditori, fare i privati con soldi pubblici. Ecco, credo che come minimo il governatore della regione qualche spiegazione dovrebbe darla, credo pertanto doveroso girare questo post a tutti i componenti della giunta Veneta.
Ps Se dovessi adottare il extreme mode on caro a Tommaso direi che mi verrebbe di prendere a calci in culo l'autore di una decisione così scellerata.
Cordiali saluti.

F®Ømß°£ ha detto...

@MR

La modalità estremista tende a utilizzare delle picche e delle teste mozzate. La loro efficacia nel breve periodo sarebbe sorprendente. :-D

Non stento a credere che le cose stiano come dice Cristina, ma non essendomi documentato non posso esprimermi con cognizione di causa.

È dalle scuole che dovrebbe partire un ipotetico rilancio di questo Paese, ma purtroppo si fa tutto il contrario.

Pessimismo e poca voglia di argomentarlo, scusate.

T.

ggg ha detto...

La cosa non sorprende.
Se ci si pensa un pochino, ci si rende conto che questo non è altri che l'ennesimo tassello al mosaico che questo governo sta realizzando per svilire sempre più la Scuola (pubblica).
L'importante è tenere il Popolo beatamente ignorante a guardare il Grande Fratello, mentre loro mandano i figli a studiare nelle scuole di elite.
Se poi possono approfittarne, utilizzando i soldi dello Stato, tanto meglio: tanto il Popolo beota non se ne accorge...

Fino a quando glielo lasceremo fare ?

Domenico ha detto...

Cara Cristina,
purtroppo quello che hai descritto sui contributi regionali è una prassi ormai diffusa in quasi tutte le regioni dove sono presenti scuola private.
Leggendo la definizione di Wikipedia si legge che, per scuola privata, si “intende una scuola non amministrata dallo stato; tra queste le scuole paritarie possono rilasciare titoli equivalenti ai diplomi rilasciati dalla scuola statale. Le rette pagate dagli studenti costituiscono fondi necessari e sufficienti all'ordinaria gestione della scuola.”
Anche la Costituzione Italiana, l’articolo 33, stabilisce che «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.», per questo i costi dovrebbero essere sostenuti unicamente dai genitori degli studenti attraverso le rette scolastiche: i buoni scuola nel complesso costituiscono una spesa per lo stato e i finanziamenti diretti contraddicono la lettera dell'articolo.
L'articolo 34 della Costituzione dice poi che «La scuola è aperta a tutti», cosa che non è vera per le scuole private nelle quali i dirigenti possono decidere se accettare o no un'iscrizione; «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi» e questo viene reso loro possibile grazie alla gratuità di gran parte del percorso scolastico statale; inoltre «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso» e che devono poter coprire tutte le esigenze degli studenti, senza essere assorbite da rette scolastiche per le scuole private, visto che gli studenti meritevoli dovrebbero poter studiare senza necessità di lavorare anche quando la famiglia non fosse in grado di mantenerli.
La cosa che più colpisce è che ormai c’è un menefreghismo generale da parte della classe politica, a cui partecipano tutti gli schieramenti, sia di destra che di sinistra, verso la scuola pubblica “statale”.
Sicuramente la tua iniziativa è lodevole, ma necessita del coinvolgimento di un vasto gruppo di cittadini: tutti, o la maggioranza di essi, dovrebbero farsi portavoce verso i politici della richiesta di un migliore utilizzo delle risorse disponibili in favore della scuola pubblica anziché di quella non pubblica.
Questo implicherebbe però l’esistenza di una classe politica che veramente prendesse a cuore le richieste del cittadino e che andasse anche a scontrarsi con il sistema di cui fa parte: al giorno d’oggi non vedo chi potrebbe fare ciò … Ne è esempio la compattezza con cui la classe politica non accetta il fatto che tutti devono fare dei “piccoli” sacrifici economici per il bene del paese; ne è l’esempio il fatto che se qualcuno vuole far valere le proprie idee e non segue le indicazioni di partito, viene subito richiamato all’ordine o eliminato (vedi Tosi, Renzi e altri).