
Si tratta di una vecchia
polveriera esplosa alla fine della seconda guerra mondiale e
posizionata tra Cave del Predil e Sella Nevea, ormai riassorbita dal
bosco, da cui traspaiono gli scheletri delle costruzioni sventrate
dalle esplosioni e dal tempo e un vecchio cippo di confine risalente
alla Serenissima con illustrati tutti i cambiamenti avvenuti nel
tempo intercorso tra le scorribande napoleoniche e la fine della
prima guerra mondiale in queste zone. Parliamo di un confine che ha
visto cambiare gli Stati che separava forse sei volte in meno di
centocinquant'anni, per poi non esistere più.

Lo scenario cambia
completamente, passando dal bosco al prato e poi al misto di roccette
e mugaie: se finora gli alberi vi hanno protetto da sole, da qui in
poi verrete rosolati come il maiale della sagra di Coccau, e la
carrareccia lascia spazio ad un sentiero che punta deciso verso i
paretoni sovrastanti.
Raggiunta la base della
parete il sentiero piega a sinistra (segnavia 625) sotto la parete delle gocce
accoglienda da destra chi arriva dai piani di Montasio attraverso
forcella degli Scalini, sfiorando un bel sistema di fortificazioni
austriache della prima guerra mondiale e viaggiando pressochè in
quota ed in alcuni tratti un po' aereo sino alla conca dove c'è il
rifugio Corsi (mt.1874), che si raggiunge un un'ora circa dalla
Malga.

Per il ritorno decidiamo
di ripercorrere la stessa strada, anche se il sentiero dei Tedeschi
ci permetterebbe di abbreviare il tratto più alto. Gran gita, anche se a mio avviso il Rifugio è un po' caro. Per le
varianti più impegnative (oltre a quella già citata la Forcella del
Vallone ci sarebbe anche il sentiero del Re di Sassonia...) ci
risentiremo gli anni prossimi.
Ciao
Paolo
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