alcuni giorni fa avevo
dichiato l'intenzione di salire al rif. Corsi percorrendo il sentiero
che passa per i bivacchi Brunner e Gorizia e per la Focella del
Vallone, ma una più realistica valutazione delle nostre possibilità
(mio figlio ha pur sempre sette anni, cribbio! Dove avrò la testa!) mi ha riportato a più
realistici obiettivi e quindi, senza rinunciare a raggiungere il
rifugio Corsi, ho deciso di ripiegare per la via meno faticosa,
quella che parte dai ruderi della polveriera di Plan da l'Ors (circa
mt. 1050), secondo
alcuni infestata dai fantasmi.
Si tratta di una vecchia
polveriera esplosa alla fine della seconda guerra mondiale e
posizionata tra Cave del Predil e Sella Nevea, ormai riassorbita dal
bosco, da cui traspaiono gli scheletri delle costruzioni sventrate
dalle esplosioni e dal tempo e un vecchio cippo di confine risalente
alla Serenissima con illustrati tutti i cambiamenti avvenuti nel
tempo intercorso tra le scorribande napoleoniche e la fine della
prima guerra mondiale in queste zone. Parliamo di un confine che ha
visto cambiare gli Stati che separava forse sei volte in meno di
centocinquant'anni, per poi non esistere più.
Dalla polveriera si
risale a piedi lungo una larga carrareccia piuttosto ripida (segnavia628)che si sviluppa a tornanti nel bosco. Il fondo è stato rifatto
in cemento nei tornanti e nei tratti più ripidi per preservare la
strada, anche se l'effetto sarà quello di devastarvi le ginocchia e
schiena in discesa, specialmente se siete un po' pesanti. Dopo un
lungo tratto abbastanza diritto, effettuata un'ultima svolta si
raggiunge in poco meno di due ore Malga Grantagar (mt. 1530) che,
benchè ristrutturata malga Grantagar (in italiano credo si potrebbe
rendere come “Grande Abbeveratoio) non è più stata riaperta e
l'abbeveratoio lì davanti è secco.
Lo scenario cambia
completamente, passando dal bosco al prato e poi al misto di roccette
e mugaie: se finora gli alberi vi hanno protetto da sole, da qui in
poi verrete rosolati come il maiale della sagra di Coccau, e la
carrareccia lascia spazio ad un sentiero che punta deciso verso i
paretoni sovrastanti.
Raggiunta la base della
parete il sentiero piega a sinistra (segnavia 625) sotto la parete delle gocce
accoglienda da destra chi arriva dai piani di Montasio attraverso
forcella degli Scalini, sfiorando un bel sistema di fortificazioni
austriache della prima guerra mondiale e viaggiando pressochè in
quota ed in alcuni tratti un po' aereo sino alla conca dove c'è il
rifugio Corsi (mt.1874), che si raggiunge un un'ora circa dalla
Malga.
Dietro al rifugio in una
conca spettacolare di montagne che culmina nello Jof Fuart, potrete
vedere camosci, stambecchi e camosci (noi riusciamo a vedere solo gli
ultimi due).
Per il ritorno decidiamo
di ripercorrere la stessa strada, anche se il sentiero dei Tedeschi
ci permetterebbe di abbreviare il tratto più alto. Gran gita, anche se a mio avviso il Rifugio è un po' caro. Per le
varianti più impegnative (oltre a quella già citata la Forcella del
Vallone ci sarebbe anche il sentiero del Re di Sassonia...) ci
risentiremo gli anni prossimi.
Ciao
Paolo
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