La carica dei 101

Buongiorno,

oggi devo commentare con rammarico l'esplosione del PD derivata dalla evidente frattura sulla candidatura di Romano Prodi a Presidente della Repubblica. ed il successivo pessimo reincarico a Giorgio Napolitano.

Dopo che, facendo seguito all'annunciata bocciatura dell'improponibile accordo su Marini stipulato tra Berlusconi (che comanda il proprio partito) e Bersani (che invece provava a guidare il proprio), nella prima mattinata di venerdì tutti i grandi elettori del PD avevano plebiscitariamente approvato la candidatura di Romano Prodi senza un singolo fiato di dissenso (e non senza un abile e spregiudicato salto mortale, in alcuni casi doppio).


Nel giro di un  paio d'ore e senza traccia di alcun distinguo intercorso si sono invece concretizzate nell'urna da parte del PD almeno 101 defezioni che hanno affondato la presidenza Prodi (1) ed il proponente Bersani. Un'imboscata bella e buona, priva di alcun valore politico (diversanmente sarebbe stata rivendicata), e volta unicamente a uccidere politicamente Prodi e Bersani.

101 defezioni. Troppe per essere frutto della defezione persino di una intera singola corrente nel partito e, ovviamente, troppe per essere frutto di silenziosi ripensamenti personali, quindi frutto di manovre di cordata precostituite. Roba da far rimpiangere l'alta moralità dei Responsabili.

A valle di questi avvenimenti è giunta poi una tornata di schede bianche ed il reincarico a Napolitano.

Fin qui i fatti. D'ora in poi le mie interpretazioni (ed illazioni).

Sul fronte dell'imboscata a Bersani c'è poco da dire: in assenza di rivendicazioni i presumibili responsabili sono secondo me ragionevolmente quelli che, a torto o ragione, potevano pensare di trarne vantaggio personalmente. Cioè Renzi e D'Alema, che si vedevano l'uno rallentato nell'ascesa alla dirigenza del partito e l'altro cortesemente e lentamente estromesso dalla stessa da un Bersani che stava tentando di riformare progressivamente e senza strappi il PD, opposti che hanno trovato un nemico ed un interesse comuni.

Entrambi più interessati a mantenere un ruolo di preminenza in un partito, piuttosto che a servire il Paese in un partito in grado di avere un peso. Entrambi abbastanza accorti da farsi trovare altrove mentre il misfatto prendeva corpo. Altro che converenze parallele.

Missione compiuta, a danno di un Bersani che stava cercando di traghettare il PD verso una forma di sinistra riformista moderna e soprattutto di un Paese che ne avrebbe un gran bisogno. 

Personalmente serberò per loro tutta la gratitudine che meritano. Se ne faranno facilmente una ragione, visto che rimpiazzeranno la mia gratitudine di poco conto con quelle di ben maggior peso di Berlusconi, già risorto e adesso potentemente rinvigorito da questi eventi, e di Grillo, che alle prossime elezioni contenderà con la sua demagogia  il Paese alla demagogia della destra, senza terzi incomodi.

Sul fronte del reincarico a Napolitano le considerazioni non sono meno negative. L'immobilismo di Bersani dopo l'incarico esplorativo secondo me aveva lo scopo di togliere le castagne dal fuoco ad un Napolitano che stava terminando il proprio mandato nell'impossibilità di dare una svolta all'attuale caos politico determinato dal pareggio a tre tra PD, M5S e PdL, procrastinando al suo successore l'onere di reinsediare un inevitabile governo tecnico di larghe intese che sarà, come ho già detto altrove più volte, la brutta copia del già fallimentare governo Monti.

E' per questo che di primo acchito ritenevo (e a mente un po' più fredda aggiungo: sbagliando) che Napolitano avrebbe fatto meglio a rinunciare, almeno a questo punto: la speranza era che forse una figura diversa avrebbe potuto sparigliare le carte in modo da promuovere la formazione di un governo diverso. 

Ma razionalmente è una speranza che non ha cittadinanza nel Paese in cui il PD non c'è più: in assenza di un PD in grado di accettare ordini di scuderia un ipotetico governo politico dovrebbe nascere da un accordo tra destra e M5S. Asini che volano.

Ciao

Paolo

(1) E' stato un grosso errore da parte di Bersani: personalmente stimo Prodi, ma avrei preferito una candidatura comunque destinata a diventare riferimento e garanzia per il Paese (e più tardi chiarirò che per Prodi sarebbe stato mooolto difficile), piuttosto che una candidatura destinata a tentar di ricucire un partito lacerato...

3 commenti:

renzo ha detto...

@Paolo

Condivido quasi tutta l'analisi. Sono solamente un po' scettico sui 101, a mio avviso appartengono piu' alla vecchia guardia che ai renziani, ma ovviamente non lo sapremo mai. Riguardo a Napolitano, anche a mente fredda credo che dovesse dire di no: non puo' aver deciso per senso di responsabilità per fare un governo con B., è un ossimoro. Qualsiasi altra soluzione, qualsiasi, sarebbe stata migliore.

Aggiungo che il capolavoro di strategia del PD (in cui Bersani ha una responsabilità ENORME, soprattutto per la candidatura di Marini) ha come risultato che adesso il PD, senza SEL, sia in minoranza al senato. Complimenti.

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

condivido l'analisi. Se la candidatura Marini è stata un errore in qualche modo recuperabile, l'omicidio politico di Prodi, per colpire il segretario, è stato esiziale.

Il fatto poi che nessuno se ne assuma la responsabilità è ancora più sconfortante.

La soluzione Napolitano e il governo tecnico, di scopo o come lo chiameranno rischiano di essere solo l'anticamera per la spartizione del Paese tra i due populismi, senza più un'area di riferimento per chi ancora crede nella democrazia rappresentativa.

Sconforto assoluto

Tommaso

PaoloVE ha detto...

@ renzo:

101 sono il limite inferiore, i conigli mannari sono probabilmente di più, perchè penso che Prodi qualche voto al di fuori del PD l'abbia preso.

E nessuna singola corrente del PD arriva a quelle cifre.

Bersani ed il PD sono stati politicamente uccisi non solo singolarmente da Renzi nè da D'Alema, ma dalla convergenza dei loro interessi verso il fallimento del progetto riformista di Bersani: progetto che rischiava di escludere entrambi, troppo lento per Renzi e troppo veloce per D'Alema. Ma magari positivo per il Paese...

E adesso bisognerà spiegare (arrampicandosi sugli specchi) all'Italia cosa rende preferibile un governicchio semitecnico di limitate intese all'andare a nuove elelzioni subito.

Ciao

Paolo