Buongiorno,
la notizia che FIAT ha finalmente concluso la trattativa con il fondo sanitario dei lavoratori dell'auto statunitensi VEBA per acquisire la rimanente parte delle azioni di Chrysler (pari al 41%), diventando quindi titolare del 100% della casa USA ha portato alcuni dei "tifosi" di Marchionne a esaltarne in toto l'operato (peraltro ormai da posizione piuttosto defilata), riprendendo ad additarlo a modello per l'Italia.
Da quanto capisco, la proprietà di FIAT ed il mercato stanno dichiarando la loro soddisfazione per l'operato dell'AD di FIAT che, destreggiandosi molto abilmente tra sovvenzioni statali sulle due sponde dell'Atlantico (1), è riuscito a portare la casa produttrice americana nelle mani della finanziaria lussemburghese della famiglia Agnelli.
E chi sono io per contestare tali giudizi? Nessuno, anche perchè sono d'accordo.
Marchionne ha concluso brillantemente una complessa operazione finanziaria, dimostrandosi estremamente abile in questo e garantendo alla proprietà un risultato di tutto rispetto.
Marchionne ha concluso brillantemente una complessa operazione finanziaria, dimostrandosi estremamente abile in questo e garantendo alla proprietà un risultato di tutto rispetto.
Il che però non giustifica grandi entusiasmi per noi italiani:
- come sottolineavo con un po' di cattiveria poco sopra, i benefici di questo risultato baceranno una proprietà che con l'Italia ha a che fare sempre più marginalmente
- come certificano le vendite (2), FIAT continua a mancare di una politica industriale, cosa che Marchionne non si può certo dire che abbia sviluppato, ed avrà ancora difficoltà a finanziarne una nell'immediato futuro, perchè comunque l'acquisizione di Chrysler da VEBA non è a costo zero
- il quartier generale del gruppo sarà molto realisticamente spostato nel mercato più redditizio (e quindi da Torino a Detroit)
- i cinque impianti italiani continuano ad essere sottoutilizzati e a generare scarsissima occupazione, dato che producono medelli sempre più vecchi, meno innovativi e meno concorrenziali sul mercato. Il che, insieme al punto precedente, rimane purtroppo l'elemento di nostro più immediato, ampio e diretto interesse nelle attuali vicende di FIAT.
E, a quelli che sostengono che Marchionne ha dato per la prima volta a FIAT una visione di tipo internazionale, suggerirei di controllare un po' meglio, perchè dalla Spagna al Brasile, dall'URSS alla Jugoslavia (e le denominazioni sono scelte intenzionalmente per marcare l'epoca della cosa), dalla Francia alla Germania, è tutto un fioccar di smentite. Basta volerle vedere.
Ciao
Paolo
(1) Mentre in Italia FIAT percepisce un consistente flusso di contributi attraverso la cassa integrazione, negli USA ha riscosso un consistente premio per la progettazione di un autoveicolo talmente innovativo ed ecologico -la DART- da consumare più della Fiat Uno che usavo quasi trent'anni fa. Per non parlare delle condizioni di favore di cui FIAT gode in Serbia...
(2) Malgrado ai clienti di Chrysler sia stata rinnovata la garanzia che il gruppo continuerà a produrre auto-un incentivo alle vendite mica da ridere, provate a chiedere a SAAB-, il Nord America è l'unico mercato rilevante in cui FIAT Chrysler riesce a crescere quanto il mercato (e sottolineo quanto, non più). Ovunque altrove (EU, Brasile,...) fa peggio. E, dal punto di vista industriale, non è un bel risultato, perchè significa che sta facendo peggio dei concorrenti.
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