Buongiorno,
venerdì pomeriggio mi è capitato di sentir Oscar Giannino criticare un articolo di Gian Antonio Stella in cui, secondo il barbuto conduttore di Radio24, si sarebbe sostenuto assolutamente a sproposito e con tendenze forcaiole la marchiana menzogna secondo la quale in Italia i reati di natura fiscale non avrebbero conseguenze.
A smentita di cotanta eresia Giannino citava, se non ricordo male, qualcosa come 600 condanne penali in cinque anni per reati finanziari ed il suo ospite (credo un esponente dell'ordine dei commercialisti) rinforzava la
tesi di Giannino affermando che ormai da tempo, grazie ai massicci
controlli informatici incrociati non esiste più la possibilità di
restare ignoti al fisco ed impuniti.
Le seicento condanne di cui Giannino parla, dette così, potrebbero anche fare il loro effetto, ma a ben vedere, si traducono in meno di una condanna (1) ogni tre giorni su scala nazionale in un Paese come l'Italia, dove la propensione all'evasione è piuttosto elevata e vi sono sessanta milioni di abitanti. E, ovviamente, parlare di condanna non significa che queste abbia conseguenze in termini di detenzione.
L'asserita impossibilità di restare impuniti si scontra con la notizia che sino ad una settimana fa a Roma una singola persona riusciva ad evadere i pagamenti relativi alle tasse di un numero di immobili che permetterebbe di costituire un comune italiano di dimensioni medio-piccole.
Infatti chi vada a vedere nell'articolo di Stella i dati ed i confronti che Giannino non mi pare abbia citato in trasmissione trova alcuni dati significativi, tra i quali il numero dei detenuti in Italia per reati finanziari (ben 156) ed il fatto che, in rapporto ai residenti, la media europea è dieci volte superiore a quella italiana, con punte che, come reso evidente dall'infografica, fanno temere che in Paesi illiberali come la Germania, l'Inghilterra o la Spagna, esistano dei terrificanti regimi di polizia fiscale.
Ciao
Paolo
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