L'inquietante ministro del lavoro

Buongiorno,

oggi mi limiterò ad esternare la mia forte perplessità davanti al ministro del lavoro di recente nomina, Giulano Poletti.

C'è stato un tempo in cui lavorare in una cooperativa era, a parità di incarico e mansioni, sinonimo di garanzie, condizioni di lavoro e retribuzioni migliori della media. A fronte di questa situazione lo Stato accordava alle cooperative condizioni di fiscalità agevolata e di preferenza nell'aggiudicazione di appalti ritenute di particolare favore (1), proprio perchè le cooperativa promuovevano una condizione di crescita diffusa tra tutti i loro soci. 

Il socio della cooperativa, che lavorasse alla Coop o alla CLEA, stava molto meglio del suo corrispettivo dipendente della grande distribuzione o muratore impiegato in una azienda diversa.


Questa condizione si è protratta sino a poco più di due decenni fa, quando, nel quadro di una progressiva precarizzazione del mondo del lavoro, divenne prassi snaturare la natura delle cooperative all'unico scopo di godere dei benefici che il loro status comportava. 

I dipendenti diventavano forzatamente soci, sobbarcandosi in pieno il rischio d'impresa e senza accedere alle migliori condizioni che l'esser soci aveva sino a quel momento aveva garantito, mentre l'azienda godeva di fiscalità e vantaggi nell'aggiudicarsi gli appalti. 

Non c'è appalto pubblico di pulizie che non sia vinto da una qualche "cooperativa", ma di certo i cosiddetti soci di queste ditte non godono di alcun beneficio, anzi. E le cooperative, con l'eccezione di quelle "storiche", sono diventate uno degli aspetti più deleteri del nuovo mercato del lavoro.

Se avessi visto nominare Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, Presidente dell'Alleanza della Cooperative, nel contesto in cui si era trent'anni fa, ciò mi avrebbe rassicurato in prospettiva della riforma del lavoro che Renzi ha promesso.

Ma nel contesto di cosa sono divenute le cooperative e ricordando le predilezioni di Renzi per i "Marchionne senza se e senza ma" e per le flexsecutity di Ichino (intanto partiamo col flex, la security seguirà dopo, forse, magari, se ci saranno i soldi, che però per ora scarseggiano, per modo di dire...) devo dire che la sua figura non mi tranquillizza.

Nemmeno tenendo presente una provenienza (ex P.C.I., Legacoop,...) che in teoria dovrebbe storicamente fornire le migliori garanzie alla tutela dei lavoratori.

Ciao

Paolo

(1) In realtà mi pare di capire che le condizioni relative alla fiscalità non fossero partircolarmente diverse da quelle di cui avrebbe goduto qualsiasi altra azienda avente diversa ragione sociale, a patto di reinvestire tutti gli utili, come devono fare le cooperative.

2 commenti:

Pale ha detto...

Grazie Paolo, interessante commento.

Ma Ichino dove e' finito? Fa parte del gruppo di Renzi in qualche modo? Nel mio piccolo avrei fatto lui ministro del lavoro senza alcun dubbio.

PaoloVE ha detto...

@ Pale:

adesso Ichino è in Senato eletto da Scelta civica. Io invece avrei avuto delle perplessità a dargli quel ruolo. La sua proposta di riforma sarebbe stata interessante e probabilmente positiva, ma la storia degli ultimi trent'anni e le lobby che stanno puntando su ulteriori riforme del lavoro mi fanno temere che ancora una volta sarebbe andata avanti solo la parter relativa al flex (a carico dei lavoratori), mentre saremmmo rimasti ad aspettare la parte security (a loro vantaggio) a tempo indeterminato...

Ciao

Paolo