Ostellino: contratto tradito o diritti acquisiti?

Buongiorno,

e anche oggi torno sulle ipotesi di tassare le pensioni oltre i 3500€, perchè all'articolo di Di Vico di cui parlavo ieri, il Corriere aggiunge quello di Pietro Ostellino a titolo "Il contratto tradito", per molti versi simile, ma che mi pare vada oltre nella difesa, aggiungendo alle acrobazie dialettiche anche quelle relative alla coerenza nel ragionamento.

Poichè di tendenziose acrobazie verbali avevo parlato già ieri, oggi mi limto a segnalarvi l'equivalente ostelliniano del "ceto medio" di Di Vico: nell'articolo troverete ripetuti riferimenti alle "pensioni cosiddette alte".

Cosiddette un par di palle. Pensioni oltre i 3500€ sono pensioni alte senza alcun cosiddette, anche se alcuni cosiddetti opinionisti vorrebbero far apparire i loro percettori come cosiddetto ceto medio (1).

E non voglio nemmeno mettermi a sostenere che non sarebbe nemmeno del tutto infondata la pretesa di ridiscutere un contratto palesemente vessatorio per una delle parti (2), visto che quelle pensioni sono per la quasi totalità derivate da un sistema retributivo, e quindi slegate dai contributi versati dai loro percettori e che le coprono solo in parte.

Ma sarei molto sorpreso se in passato, al di fuori di questo argomento per il quale Ostellino si era già analogamente, l'editorialista del Corriere si fosse espresso a favore di altri famigerati diritti acquisiti, la cui difesa, scritti in questa forma (e non in quella vagamente sacrale di "contratto" come fa -oggi e per questo caso- Ostellino) è sempre stata oggetto di critica monolitica dalla sua testata ai sindacati.

Che so, avete mai sentito Ostellino difendere l'intangibilità le rendite dei baby pensionati stile "18 anni 6 mesi e 1 giorno"? No, vero? Eppure, visto che adesso, per quelle "cosiddette alte" ne fa una linea di principio, avrebbe dovuto. O i metri sono sostenibilità, opportunità e ragionevolezza oppure vale il principio che un accordo, una volta sottoscritto, è sacro. Sbaglio?

Ma per Ostellino l'intangibilità delle pensioni "normali" non è una posizione di principio da difendere, anzi.

Infatti quand'era in sella Silvio Berlusconi (3), gli consigliava esplicitamente: "Tremonti dice inoltre che «le pensioni non si toccano». Per una volta, Presidente Berlusconi, lo contraddica." Evidentemente quello era un contratto che si poteva tradire, magari mettendolo nella categoria dei diritti acquisiti così deplorevoli quando indiscutibili.

Ciao

Paolo

(1) a meno che gli stipendi e le pensioni italiani medi (non quindi quelli percepiti dal cosiddetto ceto medio di Di Vico) non rientrino nella categoria di "vergognosi", cosa cui però i nostri articolisti non mi pare abbiano mai riservato particolare sdegno.

(2) parte che peraltro non l'ha nemmeno sottoscritto, ma che lo tiene in piedi, visto che si tratta della massa di lavoratori precari e flessibili che pagano i contributi necessari alla corresponsione degli attuali assegni, senza alcuna realistica speranza di vedersi in futuro corrisposta alcuna pensione. Nemmeno cosiddetta bassa.

4 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

ieri come oggi appare dagli articoli cui fai riferimento che a essere "slegati dalla realtà" non sono solo i politici cattivoni.

Esiste tutta una classe dirigente, altrettanto -se non più- corrotta, antisociale, incompetente. Al punto di non rendersi conto -o fingere di farlo- che 3500€ al mese è una pensione alta e che quello che chiamano ceto medio, non lo è affatto.

Sono quelli che si dicono "moderati" con la stessa ipocrisia.

Essi sono parte del problema. L'altra parte sono i miserabili che preferirebbero essere come loro, piuttosto che vivere in un sistema più giusto.

Saluti

T.

PaoloVE ha detto...

@ T.:

gli articoli di Ostellio sono terrificanti: paiono scritti con lo stile pesante dei comunicati BR degli anni settanta e, purtroppo, rimangono ancorati alla realtà di quel tempo: se ce la fai a leggerli sono un florilegio di "culture dirigiste e stataliste", di "eredità filosovietiche", di "socialismi reali", "comunismi" ...

Eppure è una delle "firme" importanti del Corriere della Sera

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

Va fatta una distinzione: un conto è invocare che Tremonti faccia la riforma delle future pensioni, un altro è tagliare quelle già in essere.
Non dico che sia un tabù, ma se possibile la seconda sarebbe da evitare.
Così come non è un tabù ricalcolare in base al contributivo tutte le pensioni in essere erogate col retributivo. Ma anche questa cosa in principio sarebbe da evitare.
Perché nella maggior parte dei casi chi è già in pensione non ha la possibilità di tornare a lavorare per versare più contributi.
Queste considerazioni a mio avviso andrebbero fatte prima di giudicare Ostellino: perché ha ragione quando dice che quello della previdenza è alla base un "contratto" fra cittadino e stato e non un assegno o detrazione concesso in base a mere considerazioni di giustizia sociale.

PS: Incidentalmente mi chiedo allora a cosa sia servito portare nel Novembre 1994 un milione e mezzo di persone in piazza contro la riforma delle pensioni proposta da Berlusconi, se poi nel dicembre 2011 si è finito per accettarne i principi e poi ancora nel 2014 la si vuole applicare addirittura retroattivamente alle pensioni in essere.

Michele R. ha detto...

Buongiorno,
per come la vedo io sulla vicenda pensioni ha ragione Oscar Giannino:
http://www.leoniblog.it/2014/08/20/addolora-il-no-al-ricalcolo-contributivo-delle-pensioni-del-corriere-e-di-molti-riformatori/

In particolare:
E in tutto questo, nessuno si scandalizza per un piccolo particolare che dovrebbe invece far urlare tutti: l’istat ancora ieri ha chiarito che l’eventuale ricalcolo col sistema contributivo per tutti i pensionati non lo può fare. E sapete perché? Perché dei milioni di pensionati pubblici mancano conti attendibili della loro reale storia contributiva. Perché lo Stato che tanto persegue gli evasori, i contributi ai dipendenti pubblici non li pagava, tanto era una partita di giro. Ecco, questa sola cosa dovrebbe far riflettere tutti, su come funziona davvero il sistema previdenziale italiano. E farci vergognare dei 6,8 milioni di pensionati che non arrivano a incassare oggi mille euro al mese.