Buongiorno,
tra le tante cose dette in questi giorni ho sentito anche chi, personaggi pubblici come il Cardinale Bagnasco (peraltro non nuovo ad affermazioni simili) o l'ex Ministro Veronesi, sembravano sostenere la necessità di intavolare un dialogo con l'Isis.
Personalmente ritengo che costoro siano in grave errore: non credo solo che manchino le prospettive di utilità del dialogo, ma addirittura una minima possibilità che questo possa essere intavolato, almeno tra l'Isis (o la galassia di movimenti integralisti che vanno da Al qaeda a Boko Aram a ...) e una società post illuminista e (anche solo vagamente) laica come quella occidentale.
Ma non può esserci alcun dialogo tra due parti che non condividono alcun interesse, alcun valore e magari aspirano alla mutua distruzione o sottomissione: mancano le basi minime della comunicazione.
L'uso della forza secondo me in questo momento è un pezzo della soluzione necessario per "comperare" tempo, limitando per un po' le capacità del nemico di farci male.
E quel tempo va usato per portare avanti gli altri pezzi, operando a partire dalle periferie degradate in cui abbiamo cercato di confinare i "diversi", una reale integrazione e delle reali pari opportunità, cosa che passa necessariamente attraverso una maggior partecipazione al nostro benessere, un maggior rispetto per la loro cultura e, contemporaneamente, la pretesa del pieno rispetto della legge.
Il tutto per proseguire su una scala temporale e spaziale più ampia, con la compensazione dei danni arrecati da certe politiche neo - colonialiste e una politica estera che non ponga il rispetto dei diritti umani fondamentali in secondo piano rispetto agli interessi economici.
Perchè ad animare lo scontro al giorno d'oggi non è il ricordo delle Crociate o delle battaglie di Lepanto e Poitiers, ma più realisticamente, il reciproco rifiuto nella vita di ogni giorno.
Ciao
Paolo
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