Sanità: l'abile trucco di Renzi

Buongiorno,

c'è un fatto che dovrebbe essere (e purtroppo non è) la premessa di ogni notizia relativa agli squilli di tromba che annunciano lo scontro tra il Presidente del Consiglio Renzi ed i Presidenti delle Regioni, prima ancora di qualsiasi indicazione relativa ai pesantissimi tagli prospettati per le Regioni (e quindi prevalentemente per la spesa sanitaria che ne assorbe la stragrande parte del bilancio).

Ed è l'affidabilità del Presidente del Consiglio come controparte intenzionata a rispettare la propria parte degli accordi.

Dietro alle lamentele delle Regioni ed alla tracotanza del Premier ("Adesso con le Regioni ci divertiamo, ma sul serio...") c'è, infatti, nell'immediato, la realtà di un governo che si vanta pubblicamente di essere il primo da anni a questa parte ad aver aumentato i fondi per la Sanità e lo fa a ragione, ma solo temporaneamente (indovinate dove incideranno i 17 miliardi di tagli ai bilanci regionali 2016 - 2018 2017 - 2019 una volta che ci siamo detti che questi hanno come voce principale quella relativa alla sanità), solo formalmente e comunque disattendendo precedenti superiori impegni già assunti.


C'è poi un aspetto tecnico di cui poco si parla che è poco meno grave. Un fatto che nella realtà disegna sin d'ora (in attesa della prossima solita ed ormai inevitabile ed incivile spending review) un ulteriore immediato taglio che, al netto dell'inflazione lascerà il finanziamento nazionale del SSN allo stesso livello dell'anno in corso, ben che vada.


Insomma, ieri aveva promesso 3,3 miliardi, oggi ne accorda solo 1,3, ma accompagnadoli con l'imposizione di una spesa ulteriore pari a 0,8. Alle Regioni resta un incremento di mezzo miliardo, praticamente quanto si mangerà un'inflazione tornata di poco in positivo.

Purtroppo i Governatori delle Regioni non potranno nemmeno puntellare la loro fiducia in Renzi sperando che questo sia un unicum, perchè il fatto che il nostro Premier si stia dimostrando poco affidabile nel mantenere gli impegni presi comincia a sembrare cosa abbastanza frequente: dai debiti della P.A. alla retribuzione dei lavoratori di musei e monumenti, passando per i pagamenti dei supplenti della scuola, è un allegro rincorrersi di promesse nella sostanza diversamente mantenute e, spessissimo, sbandierate come esempi di successi politici.

Nè sarà loro di conforto verificare come il Governo stia continuando ad imporre tagli e spending review in periferia, accordando a se stesso qualcosa più di una benevola accondiscendenza.

In queste condizioni direi che gli atteggiamenti dei quali accennavo all'inizio del post più che alla categoria della tracotanza sembrerebbero riconducibili a quella del bullismo, come altri hanno asserito prima di me giungendo per altra strada allo stesso risultato.

Ciao

Paolo

(1) l'aspetto più noto (e uno tra i più onerosi per le Regioni) di questo adeguamento è quello relativo al fatto che i farmaci innovativi, ed in particolare quello per il trattamento dei malati di epatite C, sarà a carico dei bilanci delle Regioni.

1 commento:

PaoloVE ha detto...

...causa fretta e stanchezza nel post c'erano (almeno) un errore ed una dimenticanza.

Ho corretto l'errore relativo al triennio in cui le regioni vedranno drammaticamente ridotti i loro bilanci, che non è il 2016 - 2018 ma il 2017 - 2019.

La dimenticanza è quella relativa al fatto che la sanità pubblica dovrà finalmente e tardivamente adeguarsi alle norme europee sugli orari di lavoro, e questo secondo molti significherà assumere circa 20 mila medici ospedalieri in più rispetto agli attuali.

Il che significa, in soldoni, maggiorare la spesa per stipendi di oltre 2 miliardi l'anno.

Insomma, per la sanità i finanziamenti sono aumentati molto meno del previsto e molto meno delle spese imposte in questo campo alle Regioni...

Ciao

Paolo