Buongiorno,
dopo che è purtroppo giunta la conferma che, tra le vittime degli attentati parigini, c'è anche una giovane ricercatrice veneziana, Valeria Solesin, ho assistito con molto fastidio a fenomeni che, secondo me, hanno pienamente le caratteristiche dello sciacallaggio.
E non tanto per il fatto che vi è chi ostenta una partecipazione particolarmente sentita per una persona che, in fondo non aveva mai conosciuto (cosa fastidiosa ma molto diffusa) quanto perchè a dipingere Valeria (1) con toccanti accenti che ne sottolineano la profonda umanità e l'altruismo è spesso chi sino all'altro giorno l'avrebbe volentieri sbeffeggiata (se non proprio insultata) per come questi si erano tradotti nelle scelte da lei compiute, almeno stando a quanto scrivono i giornali.
Ad esempio Alessandro Sallusti, che firma l'articolo "Siamo (quasi) tutti Valeria" pubblicato su il Giornale qualche giorno fa, in cui già dal titolo è traspare l'intenzione di strumentalizzarne la morte, cosa che che poi puntualmente si verfiica nell'articolo in passaggi come quello in cui si afferma recisamente che "non sono Valeria quei numerosi islamici
moderati che, interpellati in queste ore dai giornalisti per strada e
all'uscita delle moschee, riempiono di «se» e di «ma» la loro già
tiepida presa di distanza dai terroristi che hanno ucciso in nome di
Allah." (2)
Mi chiedo come Sallusti possa scrivere un titolo simile di una persona che, tra il fastidioso volontariato per Emergency (3), l'essere in qualche modo un cervello in fuga, l'attività in favore degli emarginati e gli articoli a favore della parità di genere, sembra rappresentare per il suo giornale il prototipo di quella che sino a ieri avrebbe sbrigativamente liquidato come anima bella, buonista, pacifondaia, radical chic e probabilmente anche anti occidentale, tutte definizioni o epiteti che il suo giornale non lesina a chi quel genere di scelte.
Sallusti non è (e dichiara ogni giorno apertamente di non voler essere) Valeria, anzi ostenta quotidianamente disprezzo per le sue scelte: ci risparmi retorica ed ipocrisia e lasci a chi sinceramente l'avrebbe apprezzata la possibilità di provare ad assomigliarle un po'.
Sallusti non è (e dichiara ogni giorno apertamente di non voler essere) Valeria, anzi ostenta quotidianamente disprezzo per le sue scelte: ci risparmi retorica ed ipocrisia e lasci a chi sinceramente l'avrebbe apprezzata la possibilità di provare ad assomigliarle un po'.
Ciao
Paolo
(1) Uso il nome per brevità, non per millantare una conoscenza o addirittura una confidenza che non avevo.
(2) E pazienza che di persone che abbiano preso distanza da quanto avvenuto a Parigi solo tiepidamente ce ne siano state molto poche, sempre che ne siano state E pazienza anche che, nel caso, mooolto difficilmente sarebbero stati definibili moderati -oddio, in Italia l'attributo di moderato è stato attribuito anche a gente come Bossi, La Russa,..., ma sapevamo che ci prendevano per il culo quando lo facevano-. Ma probabilmente a Sallusti non interessa esprimere esecrazione contro gli integralisti e gli oltranzisti, ma gli interessa primariamente mettere in cattiva luce gli altri. e portarci a pensare che l'unico islamico buono sia quello morto.
(2) E pazienza che di persone che abbiano preso distanza da quanto avvenuto a Parigi solo tiepidamente ce ne siano state molto poche, sempre che ne siano state E pazienza anche che, nel caso, mooolto difficilmente sarebbero stati definibili moderati -oddio, in Italia l'attributo di moderato è stato attribuito anche a gente come Bossi, La Russa,..., ma sapevamo che ci prendevano per il culo quando lo facevano-. Ma probabilmente a Sallusti non interessa esprimere esecrazione contro gli integralisti e gli oltranzisti, ma gli interessa primariamente mettere in cattiva luce gli altri. e portarci a pensare che l'unico islamico buono sia quello morto.
(3) talmente fastidioso da meritare un articolo per stigmatizzare le (tutto sommato sobrie) condoglianze di Gino Strada come un tentativo di "arrogarsi il diritto di trasformare Valeria Solesin nella testimonial «politica» della sua organizzazione". Tesi che però diventa ardita nel momento in cui è la madre della ricercatrice a ricordare nelle interviste (anche in quella linkata sopra) il volontariato della figlia per Emergency.
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