Larghe intese, emendamenti e fiducia

Buongiorno,

negli ultimi anni ci siamo spesso sentiti raccontare che il ricorso alla fiducia da parte dei governi che si sono succeduti non era un abuso che privava il parlamento di una delle sue funzioni, ma risultava essere spesso una mera necessità di fronte alla enorme quantità di emendamenti che venivano sistematicamente presentati dalle opposizioni.

Il che potrebbe avere una sua logica, ma si scontra contro un fatto che dimostra la pretestuosità dello pseudo ragionamento, fatto che posso documentare ad esempio nel caso della legge di stabilità in arrivo grazie a questo articolo.

Infatti se da un lato una simile mole di proposte di modifica (ben 3093!) effettivamente dà una misura dell'impossibilità di discutere in aula una legge, dall'altro mostra chiaramente che oltre due terzi degli emendamenti sono proposti non dall'opposizione, ma dalla maggioranza. (1)

In sintesi la maggioranza da sola propone la legge ed un numero di proposte di emendamento tale da avere la matematica certezza di non poter prescindere dal percorso attraverso il voto di fiducia ed esclude a priori l'opposizione dalla possibilità di contribuire costruttivamente al percorso legislativo. 

La pretesa che sia l'opposizione a dettare questo percorso, con queste proporzioni nella paternità degli emendamenti è assolutamente risibile.

Ed in queste condizioni ritengo che l'espropriazione del ruolo dell'opposizione non possa che essere deliberato (siamo al paradosso per cui la maggioranza proponente la legge appare più ferocemente avversa alla legge stessa dell'opposizione...) e, sempre paradossalmente, sia sostanzialmente lo strumento per mascherare la debolezza dell'alleanza di governo e, contemporaneamente, il primo elemento di debolezza del Governo stesso.

Perchè un governo che vive di voti di fiducia cade alla prima occasione in cui per qualsiasi motivo la fiducia viene negata. Il che, per un governo che -pur tra velleità scissioniste e ubbie da tesseramento- vorrebbe essere di larghe intese, è un ulteriore paradosso tutto italiano.

Ciao

Paolo

(1) Uso la legge di stabilità in arrivo come pretesto, anche se mi par di ricordare che questa legge deve comunque essere sottoposta al voto di fiducia, ma non ho motivo di dubitare del fatto che anche per le altre leggi meccanismi, percorsi e proporzioni siano analoghi.

4 commenti:

Philip Michael Santore ha detto...

"l'espropriazione del ruolo dell'opposizione"

E perché mai mettere la fiducia esproprierebbe l'opposizione del suo ruolo?
Il ruolo dell'opposizione è opporsi: cioè presentare un punto di vista diverso e alternativo a quello della maggioranza. Detto ruolo è garantito dal fatto che il parlamento comunque vota sì o no alla fiducia.
Viceversa il presentare emendamenti a raffica sperando che per errore o sfinimento o altro ne passi qualcuno al fine di avere un titolo sui giornali non è un diritto dell'opposizione, né della maggioranza, né del parlamento e né del parlamentare: è invece solo un riflesso mentale figlio della diffusa concezione assemblearista delle istituzioni.
Se si vuole che sia il governo a studiare e a presentare la legge di stabilità, la legge che verrà fuori dal parlamento dovrà pur essere una in cui il governo si riconosce. Altrimenti che il governo si limiti a fare l'appendice esecutiva, e che sia il parlamento a fare la politica finanziaria.

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

che monte di fregnacce!

Fregnaccia number one:

"E perché mai mettere la fiducia esproprierebbe l'opposizione del suo ruolo? Il ruolo dell'opposizione è opporsi"

In una concezione molto immatura della democrazia il ruolo dell'opposizione è quello che dici: subire l'iniziativa della maggioranza o dire di no.

Ma l'Italia ha un sistema diverso, che permetterebbe all'opposizione anche un ruolo meno sterile, presentando appunto degli emendamenti alle proposte di legge che le rendano più accettabili anche a chi non si rispecchia nella maggioranza.

fregnaccia number two:

"Viceversa il presentare emendamenti ... non è un diritto dell'opposizione, né della maggioranza, né del parlamento e né del parlamentare"

Forse è così nel coglionistan cui ispiri il tuo blog. Ma in Italia è invece proprio loro diritto presentare emendamenti, infatti lo fanno. Fino purtroppo ad abusarne. Non lo fosse, non poterebbero farlo. Ed è qui l'espropriazione del ruolo dell'opposizione in quanto eccede la tua personale ristretta visione.

terza fregnaccia:

"è invece solo un riflesso mentale figlio della diffusa concezione assemblearista delle istituzioni"

la "concezione assemblearista delle istituzioni" nel caso di Camera e Senato è pienamente giustificata dal fatto che sono proprio istituzioni assembleari. E' si che è difficile non accorgersene con un migliaio di partecipanti...

Come al solito nelle tue affermazioni piovono assiomi, in cui presenti le tue opinioni come fossero ovvia realtà. Ma le due cose spesso fanno a pugni e la realtà, per tua sfortuna, vince sempre.

Ciao

Paolo

Philip Michael Santore ha detto...

Per "assemblearismo" si intende questo.
Non pretendo che tu, se non lo hai eventualmente già fatto, legga o divenga un fan di Edmund Burke e della sua concezione della democrazia rappresentativa, ma anche in Italia, pur non ancora ai livelli evidentemente "immaturi" del modello Westminster, si ritiene che maggioranza e governo debbano costituire un tutt'uno di cui il governo esprime la leadership.

Sintetizzando nel commento avevo imprecisamente scritto "presentare emendamenti". Chiedo venia. Leggasi: "pretendere che gli emendamenti vengano votati dall'aula".

Quando il governo mette la fiducia su di un provvedimento in soldoni dice che per "metterci il cappello" pretende che il provvedimento sia approvato senza modifiche. Il parlamento poi è libero di non dare la fiducia e votare tutti gli emendamenti che vuole con la maggioranza che vuole. Ma quando il governo mette la fiducia e la ottiene è da intendersi che di fatto è la maggioranza, per tramite del suo vertice, che stabilisce di rifiutare a priori ogni proposta alternativa.

Perché fare proposte alternative è lecito, così come è lecito rifiutarle, anche a priori.

PaoloVE ha detto...

@ PMS:

"Per "assemblearismo" si intende questo."

ritiro la "fregnaccia" e chiedo scusa: avevo equivocato.

"Non pretendo che tu, se non lo hai eventualmente già fatto, legga o divenga un fan di Edmund Burke e della sua concezione della democrazia rappresentativa"

Non ho letto Burke, ma credo che ciò abbia una importanza relativa, visto che non ne parlo nel mio post, limitandomi a chiosare quanto avviene in una struttura statuale esistente e fondata sulla costituzione (non sulle critiche alla Rivoluzione Francese di Burke), quella italiana, dove è previsto altro.

"in Italia, pur non ancora ai livelli evidentemente "immaturi" del modello Westminster, si ritiene che maggioranza e governo debbano costituire un tutt'uno di cui il governo esprime la leadership"

No, sbagli due volte:

1) in Italia la maggioranza è espressione parlamentare ed esercita il potere legislativo, mentre il governo esercita quello esecutivo, da cui si capisce che maggioranza e governo dovranno essere in sintonia, ma non sono un tutt'uno. Prova ne siano i tanti governi di desistenza o con l'appoggio esterno che l'Italia ha sperimentato nei decenni.

2) se dovesse esserci una leadership tra maggioranza e governo (come tu dici) non potrebbe certo essere in chi applica le leggi (potere esecutivo, Governo), ma sarebbe semmai in chi eventualmente le dispone (potere legislativo, Parlamento).

Quanto al resto del commento mi chiedo se tu abbia letto il post, visto che parli d'altro.

Il senso del post è di segnalare come, contrariamente alla vulgata che vuole che il ricorso alla fiducia avvenga sostanzialmente perchè è impossibile discutere gli emendamenti che l'opposizione sparerebbe a raffica -diventando in questo modo e per questo motivo sterile-, avvenga invece che la maggioranza, sparandone il doppio, renda la discussione impossibile a priori assumendosi per prima la responsabilità del vincolo al percorso attraverso la fiducia, sollevando quindi a priori l'opposizione da accuse di sterilità e sottraendo all'opposizione la possibilità di fruire di uno strumento politico potenzialmente utile per dare un apporto costruttivo.

Ciao

Paolo