Lo scomodo fantasma della Fallaci

Buongiorno,


Ammetto di non essere riuscito a leggere le ultime opere della Fallaci per intero ed accetto il fatto che questo è un enorme limite per quanto seguirà, so però che ho interrotto la loro lettura, ritenendo a torto o a ragione (ma con più di qualche conferma derivante dalle citazioni in cui non era infrequente imbattersi) di aver poco da portare a casa in termini di comprensione del problema in essi affrontato.

L'opera della Fallaci, a partire dai suoi primi libri, è l'antitesi di quelli che chiamiamo saggi, opere in cui si giunge a formulare una tesi (magari esponendola a confutazione per verificarne la bontà) basandola su fatti e logica.

Nelle opere della Fallaci mi pare si parta invece dalla inscalfibile certezza della validità della tesi, certezza che l'autrice fondava su una altissima considerazione di sé stessa e della civiltà di cui si rappresentava come rara ed eletta erede e mi pare si sostituiscano agli argomenti razionali un ritmo narrativo incalzante, una potente retorica, una forte passione, generalizzazioni semplicistiche (1), sistematiche estremizzazioni (2) e una preventiva denigrazione di chi osi avere opinione diversa (3). Paradossalmente quanto ho scritto in questo paragrafo è caratteristico dei peggiori e più retrivi e intransigenti integralisti religiosi, proprio quelli cui lei dichiarava di opporsi per preservare la nostra superiore civiltà e la nostra libertà.

Nulla di male per un'opera letteraria, se vi piace il genere (Niente e così sia ad esempio a me è piaciuto, credo di averlo anche riletto), ma di certo non qualcosa da usare a supporto di una convinzione, a meno che abbiate bisogno di un Testo Sacro (questa ce la metto solo per rimarcare la contraddizione di cui scrivo appena sopra e magari estenderla agli entusiasti) che vi guidi beatamente verso una guerra santa.

Per inciso, coloro che credono di riconoscere nei testi della Fallaci gli estremi del vaticinio, vadano un po' a vedere per esempio quali erano le sue posizioni rispetto alla guerra in Iraq ( "questa non è una guerra di liberazione ... È una guerra politica. Una guerra fatta a sangue freddo per rispondere alla Guerra Santa che i nemici dell' Occidente hanno dichiarato l' 11 settembre. È una guerra profilattica. Un vaccino come il vaccino contro la poliomelite e il vaiolo, un intervento chirurgico che s' abbatte su Saddam Hussein perché tra i vari focolai di cancro Saddam Hussein appare il più ovvio. Il più evidente, il più pericoloso.", "questa guerra non dovrebbe svolgersi ora. Avrebbe dovuto svolgersi un anno fa ... quando le rovine delle Due Torri erano fumanti" ), le considerino in funzione del fatto che tra Saddam Hussein ed Al Qaeda c'era un rapporto di cordiale avversione (ricordo di aver trovato al tempo indicazione del fatto che l'esercito iracheno avesse sanguinosamente rintuzzato manu militari l'unico tentativo qaedista di impossessarsi di una piccola area di territorio iracheno) e di dove e come è cresciuto l'Isis, poi mi vengano a dire se la scrittrice toscana era una cassandra ed una analista così infallibile.

Nonostante i libri della Fallaci mi paiano inadeguati ad interpretare quanto sta avvenendo ed imprecisi  nel prevederlo -direi che qui ho sparato uno dei miei understatement migliori-, non mi meraviglia però vedere che la si continua a citare.

Un po' perchè in Italia spesso riconosciamo indebitamente maggior dignità ad un proclama retorico ed emozionale come quello della Fallaci che ad un ragionamento razionale che lo smentisce, un po' perchè a citarla  è molto spesso chi l'ha probabilmente letta meno di me, ma altrettanto probabilmente millanta il contrario :-)

Ciao

Paolo

(1) Una su tutte quella sui mussulmani: sunniti, sciiti, alawiti, moderati, integralisti, immigrati di qualsiasi generazione, convertiti, ... finiscono tutti in uno stesso indistinto calderone.

(2) ...e il calderone è ovviamente quello degli islamici nemici dell'occidente.

(3) ...e chi lo nega lo fa per ottusità, complicità o paura. Su questo vi si lascia libertà di scelta.

2 commenti:

Michele R. ha detto...

Ciao,
La faccio breve ma ci sarebbe molto da dire sulla Fallaci.
Ho letto quelli che secondo me sono i suoi libri più rappresentativi "Un uomo" e "Intervista con la storia" e ti posso dire che è troppo evidente che la Fallaci, già partigiana nel partito d'azione, era a Sinistra e non per nulla si vantava di amicizie con Nenni, Parri e Pertini.
Ho pure letto "la rabbia e l'orgoglio" e pur condividendo alcune cose (semmai poi approfondisco su questo punto), quello è il libro di una donna sola, amareggiata ed in lotta con la sua malattia che si è dimenticata di quando puntava il dito contro la politica degli Stati Uniti. Basterebbe leggersi l'intervista a Kissinger e a Colby contenute in intervista con la storia. Toccante l'intervista a Alessandro Panagulis a cui poi ha dedicato il libro "un uomo", per capire che la Fallaci dei primi 2 libri era un'altra cosa.
Chi oggi la prende a proprio paladino (mi riferisco a quelli che scrivono su Libero, Il Giornale e il Foglio) probabilmente non conosce cosa ha scritto o forse si è fermata a leggere solo "rabbia e orgoglio" solo perchè credeva che abbracciasse le proprie tesi.

Saluti

PS: se ti può interessare ti posso passare alcune cose sulla Scrittice/Giornalista.

PaoloVE ha detto...

@ M.R.:

credo che le interviste della Fallaci rappresentino un capitolo a parte, ne avevo lette alcune (Komeini, Geddafi,...) e anche in queste, a ragione o a torto, mi pare miovesse da una prosizione preconcetta.

A differenza che in un libro, nell'intervista (per quanto aggressiva potesse essere, e quelle della Fallaci lo erano molto), l'antitesi aveva la possibilità di esprimere le proprie posizioni...

Ciao

Paolo