Quando il problema sono i critici

Buongiorno,

il fatto che il M5S si sia accaparrato un certo numero di Sindaci e consigli comunali e, per converso, che questi siano stati sottratti ai precedenti partiti "tradizionali", nonchè le reazioni spesso sproporzionate dei media alla cosa (1) hanno permesso ai critici del fronte degli sconfitti di alzare la voce contro le proprie dirigenze.

E così in casa PD leggiamo le critiche al proprio segretario di partito di Prodi, Bersani, D'Alema, mentre tra i leghisti si fa sentire Bossi, ... che sottolineano i meccanismi scarsamente democratici del proprio partito e l'autoreferenzialità del capo in comando (2).

Non troviamo invece l'equivalente di quanto avveniva solo pochi anni fa, quando a criticare le segreterie di partito, spesso ferocemente ed anche in assenza di sconfitte nell'immediato, erano facce emergenti della politica come allora potevamo considerare i Renzi, le Madia, le Boschi, i Civati, le Serracchiani, le Puppato, ... giusto per restare nell'ambito del PD.

E se quelli che cito sono stati in parte assimilati nelle segreterie ed in parte rottamati come gufi e rosiconi passati al lanciafiamme e rimossi con la ruspa, le modalità della politica e del consenso dei nostri giorni hanno impedito a nuovi politici di emergere all'interno dei partiti cstessi.

Ecco, se al di fuori del M5S a criticare Renzi e Salvini è rimasto solo un festival della politica degli anni novanta (3), siamo presi male. Perchè, pur in presenza di un fallimento dei cosiddetti due Mattei, mi pare che non ci siano alla vista alternative se non il nuovo monopolio della retorica del cambiamento politico totalmente egemonizzato dal M5S.

Magari i due non saranno stati capaci di mantenere nella realtà le loro promesse e a concretizzare per come il loro elettorato si aspettava il programma politico cui si riferivano, ma in assenza di qualcuno che non sia una scheggia del passato a promuovere una evoluzione dei loro partiti, there is no alternative.

I due leader hanno evidentemente operato con maggiore efficacia nel difendersi dagli amici, piuttosto che nel mantenere quanto avevano promesso ai loro elettori: in tal senso, a prescindere dagli esiti del voto, sembrano aver già ucciso in prospettiva i propri partiti.

Il che prefigura la stessa situazione di stallo che Berlusconi aveva imposto nella destra sino ad annichilirla pochi anni fa, quando abbiamo visto bruciare uno alla volta i suoi vari presunti delfini, da Frattini a Casini a Fini ad Alfano a.... mentre Forza Italia naufragava nell'immobilismo più assoluto minacciando di trascinare con sé l'intero Paese.

Ciao

Paolo

(1) Parlare di un trionfo del M5S davanti ad una affermazione complessiva in 19 comuni tra primo turno e ballottaggio mi pare francamente eccessivo, anche considerando il fatto che uno di questi comuni è la capitale (che peraltro in pochi ambivano veramente a governare nelle condizioni in cui è ridotta). Eccessivo almeno quanto parlare di pesante sconfitta di una Lega che, anche se ha perso Varese, ha egemonizzato il Nord Est e conquista comuni in Toscana (!).

(2) trovo invece simpaticamente evocativo l'assoluto parallelismo tra la situazione del PD e quella della Lega.

(3) ammetto che il piano in qualche modo da padri nobili su cui si pongono Prodi e Bersani è ben diverso da quello su cui si muovono D'Alema e Bossi

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