Ammacchiamo il busto di bronzo

Buongiorno,
 
Per fortuna la vostra disponibilità supera il tempo che per ora riesco  a dedicare al blog.
 
Questo è un post di Tommaso:

Buondì,
 
nell'ottica di supporto al neonato blog di Paolo, mi cimento in un post che sarà "Acuto come una palla".

 Il tema, manco a dirlo è la vertenza FIAT, su cui sono informato solo dai giornali e che non ho approfondito moltissimo. Tuttavia ho qualche punto su cui vorrei esprimere la mia miserabile opinione e su cui vorrei confrontarmi con chi ne avesse voglia.

A) Il ricatto
 
Il metodo con cui è stato approvato l'accordo su Pomigliano (che doveva essere peraltro un unicum) mi pare palesemente ricattatorio. O si fa così o la FIAT va in Serbia. Ora la domanda è: se è tanto conveniente andare in Serbia, perché non andarci e basta, senza questa pantomima che vorrebbe farci credere che l'azienda fa "un piacere" all'Italia dando una possibilità agli stabilimenti italiani? Stabilimenti che sarebbero afflitti dalla piaga dell'assenteismo e da chissà quali altre terribili problematiche nella descrizione dell'AD Fiat.
Non è che forse c'è un "interesse" ad approfittare di questo stato di crisi per privare i lavoratori italiani di alcuni diritti, per spezzare l'unità sindacale e per ridurre il costo del lavoro in Italia?
Chi guadagna da questa strategia? Se la manodopera italiana è costosa e anche scansafatiche (come l'assenteismo dimostrerebbe), è davvero possibile portarla a competere, come costi e efficienza con un paese
dell'Est a caso?

B) Fuori da Confindustria e dal CCNL
 
Come ulteriore strappo Marchionne ha fatto uscire l'azienda dal CCNL e da Confindustria, permettendo così la scrittura di nuove regole, sempre sotto l'arma del ricatto.
Tali nuove regole hanno ridotto la democrazia nella scelta della rappresentanza sindacale, hanno preso per i fondelli il Paese con la farsa dei 10 minuti di pausa che, una volta eliminati, aumenterebbero la produttività, hanno usato il problema dell'assenteismo per risparmiare anche su chi sta male davvero. Ma di nuovo, a chi giova questa strategia? Non è più facile andare in un paese dell'Est e unire a questo tipo di contratto anche un salario più basso?

C) Che fa il governo?
 
Cosa fa il governo in questa vertenza? Persegue l'obiettivo della frattura tra i sindacati, usa lo stato di crisi per giustificare ogni mossa dell'azienda e per il resto sta a guardare. Cosa che riesce  piuttosto bene quando non si tratta dei processi di B.
 
*** (non le avevo mai usate :-D)

L'opinione che mi sono fatto io è che chi guadagna da queste strategie  sono tutte le altre aziende italiane,  come si dice, il capitale. La riduzione dei diritti e soprattutto la deroga dal contratto aprono la strada verso una contrattazione semi-individuale con la manodopera, con ovvio vantaggio nel rapporto di forza tra singolo dipendente e azienda.

Ci sono altre note che vanno fatte:

1) Un operaio FIAT, produce vetture che hanno un valore aggiunto inferiore non dico rispetto a un operaio BMW, ma anche a un operaio VW o addirittura Renault. È disonesto non considerare questo fatto, che è
peraltro responsabilità esclusiva di FIAT, nei calcoli sulla produttività.
 
2) Il fatto che negli ultimi trent'anni il rapporto tra lo stipendio di un operaio e quello dell'amministratore delegato (ho persino trovato la vomitevole espressione rapporto CEO-to-worker) sia aumentato in modo vertiginoso mi fa ribollire il sangue. Marchionne prende prende diverse centinaia di volte quello che prende un operaio (o un impiegato del resto).
Il divario è folle in tantissime aziende, manager che non rischiano nulla, giocano sulla pelle altrui pensando anche di meritare tutto quello che hanno, solo perché magari dormono poco.
Ma questo è accettato da tutti. Il dogma per cui questo è il migliore dei mondi possibili è intoccabile.
Non dico che Marchionne sia il male assoluto, credo che in linea di  principio faccia i suoi interessi (o forse quelli di FIAT), ma trovo terribile che la partita sia giocata con una sola squadra in campo: non c'è una vera contrattazione, ma solo dei diktat.
 
Trovo già triste che non ci sia una forza politica che denunci chiaramente questo stato di cose, è ancora più triste la scarsa informazione e il disinteresse generale per questo tema che è fondamentale per il futuro del paese.
 
Saluti
 
Tommaso
 
Riprendo la linea per esprimere un mio personale dubbio: penso che le poche grandi imprese rimaste possano trarre vantaggio dal "metodo Marchionne", ma il ridimensionamento che l'uscita di FIAT impone a Confindustria credo che sarà un problema già nel medio periodo per le piccole e medie imprese, cui in questo modo viene molto ridimensionata l'autorevolezza del quadro di riferimento per impostare un contratto di lavoro.
Questo per le piccole realtà rischia di diventare un problema non da poco, in quanto al di fuori di un contesto "autorevole" il rischio di un fiorire di contenziosi è più che realistico ed è deleterio per chi dovrà accollarsene i costi.

Ciao
 
Paolo
 
Marchionne viene spesso definito "l'Americano"? Eccovi un CMM in tema


11 commenti:

francesco.caroselli ha detto...

Nn tipo, mi pare si chiamasse Platone, non proprio un comunista, diceva che la forbice fra il salario piu basso e quello piu alto in una società di uomini non doveva essere maggiore del rapporto 1 a 5.

Differenze troppo enormi portano a degenerazioni, delle sacche di potere derivante dalla formazione di interessi inumani sottose a mantenere al conservazione del potere stesso.
Prendiamo l'esempio americano delle multinazionali, che attraverso le lobby, riescono deformare l'azione politica oltre qualsiasi logica (solo per citare le piu cattive basta pensare alle società del tabacco del petrolio).

Non se avete mai visto il documentario "The Corporation", ma guardandolo potreste farvi un'idea di quel che intendo.

PaoloVE ha detto...

Buongiorno,

Per quanto riguarda la dottrina Marchionne, pur avendo fortissime perplessità riguardo a quanto sembra stia cercando di fare, devo riconoscere che a questo tentativo ha contribuito un sistema di contrattazione impostato in maniera che considero assurda.

Non è per me pensabile che la controparte dell'impresa nella definizione del contratto possa presentarsi a sostenere una posizione non unitaria, come sinora è stato possibile, con il risultato assurdo che un sindacato poteva richiedere all'azienda concessioni opposte a quelle richieste da un sindacato diverso, con il rischio che un referendum successivo all'accordo rimettesse tutto in discussione. Logica vorrebbe che i sindacati siedano al tavolo delle trattative solo dopo aver definito una posizione comune.

E chi adesso urla al mancato rispetto delle regole democratiche, essendone vittima, dovrebbe spiegare perchè non si scandalizzava sinora a firmare (con gran miopia) contratti che escludevano cobas, cub, snals, gilda,... e moltissimi sindacati autonomi di categoria, creando non uno ma molti precedenti in tal senso.

Ciao

Paolo

Michele R. ha detto...

"O si fa così o la FIAT va in Serbia."

Figuriamoci se fiat non ci va, gli danno incentivi per aprire là lo stabilimento. Siamo alle solite... azienda privata con denaro pubblici, tanto per cambiare.

Michele R. ha detto...

A proposito di costo del lavoro, è lo stesso Marchionne che sosteneva, quando ancora pareva un "luminare" della sinistra, che il costo del lavoro incide poco sul prezzo finale di un automobile. Sul problema dell'assenteismo credo che sia sentito soprattutto a Pomigliano.

Credo che il grosso problema dell' A.D. di Fiat sia l'elevata conflittualità sindacale dovuta soprattutto dalla FIOM. La mia impressione personale è che le manovre di Marchionne siano tese a "spezzare Le reni" all'unico sindacato che può dargli problemi. E tutto questo al governo, e soprattutto a Sacconi e a Berlusconi, questo non può che piacere, visto che contro il sindacato rosso hanno sempre puntato il dito contro.

Non trovo saggio che un governo che invece di porsi come sponda per il dialogo tra le parti nella ricerca di una soluzione alle controversie, si ponga in campo come tifoso di una parte.

PaoloVE ha detto...

@ MR:

quello che Marchionne sta richiedendo ai suoi dipendenti non è solo (nè principalmente) sul piano salariale, ma soprattutto sul piano della produttività.

Cerco di spiegarmi meglio.

Vi è una grossa differenza tra il costo della manodopera ed il suo valore nel settore automotive:
il costo della manodopera incide per il 6 - 7 % sul valore di una utilitaria, ma il suo valore, valutato invece in termini di risultato complessivo finale è invece molto più rilevante, come dimostrano i mancati introiti che possono derivare dal mancato rspetto delle scadenze di produzione. Ed è proprio su questo aspetto che Marchionne chiede maggiori garanzie: non vuole rischiare di ritrovarsi le vendite bloccate oggi dai conduttori delle bisarche, domani dagli operai del reparto verniciatura, dopodomani da quelli dellassemblaggio motori, il giorno dopo da...

Perchè è questa la situazione che oggi si può realizzare, nel momento in cui non ha davanti un interlocutore unico, ma una molteplicità di attori con potere di ricatto.

E, in assenza di una proposta in tal senso da parte dei sindacati, impone con la forza bruta le soluzioni a lui più congeniali.

Ciao

Paolo

Robotomy ha detto...

Io concordo con chi vede, in questa prova di forza di FIAT un tentativo di indebolire l’autorità sindacale. A prescindere dai dettagli della contrattazione, un esito finale a favore di quest’ultima rappresenterebbe un precedente al fatto che i diritti conquistati in 50 anni di lotte sindacali (con tanto di vittime…) sono “contrattabili”.
La fuoriuscita (sembrerebbe momentanea…) da Confindustria potrebbe essere un modo per “testare il terreno” con un azione di demolizione dei diritti senza, per il momento, coinvolgere direttamente gli Industriali che rimangono molto comodamente a guardare pronti ad agire di conseguenza in base all’esito della battaglia (un po’ come l’avvoltoio sui resti della carogna…). Non mi spiego altrimenti un tale accanimento di Marchionne per ottenere risultati che fatico a credere possano realmente cambiare la capacità produttiva di FIAT o i costi di produzione. A dire il vero mi fa anche un poco arrabbiare quando sento additare all’ “assenteismo” come una delle cause principali dei problemi di FIAT, l’unico dato veramente significativo è quello sullo stabilimento di Melfi (22% su una media nazionale del 9%), Pomigliano si attesta su un 12%, dato non particolarmente discostato dalla media nazionale, Mirafiori non mi risulta che sia particolarmente tormentato da questa “piaga” e in ogni caso vedo la risposta di FIAT come una azione punitiva indiscriminata più che come una strategia per l’ottimizzazione della produttività.

x ha detto...

Caro Marchionne, non sarà mai una festa


Il "Marchionne show" a Detroit resterà negli annali dell’imprenditoria italiana. Alla vigilia del referendum su Mirafiori, l’amministratore delegato della Fiat ha ripetuto molte cose che aveva già detto. A partire dal fatto che, se l’accordo passerà con almeno il 51 per cento, il Lingotto andrà avanti con i suoi investimenti, mentre se vinceranno i no allora "si chiude", il gruppo se ne va a produrre altrove. La logica è sempre la stessa: tecnicamente ricattatoria. Con tutto il rispetto, non saprei trovare altre definizioni.

Ma stavolta c’è di più. Il "ceo" italo-svizzero-canadese ha condito questo avvertimento con una chiosa che mi ha colpito. Nel confermare che se il referendum non passa la Fiat chiuderà Mirafiori e procederà alla delocalizzazione dell’impianto in Serbia o chissà dove, Marchionne ha aggiunto: "E ce ne torneremo a festeggiare a Detroit". Questo è davvero incomprensibile. Intanto, non si capisce l’opportunità "politica" di infiammare gli animi fino a questo punto, a poche ore dal voto degli operai che dovrà decidere del loro destino di lavoratori, di individui, in molti casi di padri e di madri di famiglia.

Ma poi, davvero, non si capisce cosa ci sarebbe da "festeggiare". È una "festa",
se una grande azienda di automobili italiana decide di chiudere un impianto che esiste da un secolo, e che rappresenta un pezzo di storia non solo industriale, ma anche sociale di questo Paese? È una "festa", se scompare dal nostro tessuto produttivo un luogo fisico, e anche simbolico, attraverso il quale sono passate centinaia di migliaia di donne e di uomini che, migrando molto spesso da un Sud povero e disperato, hanno trovato proprio a Mirafiori non solo il sacrificio, ma anche il riscatto? È una "festa", se si getta al macero un "bene collettivo" come quello stabilimento, dove tra gli Anni Cinquanta e Sessanta si sono formate e forgiate generazioni di italiani che hanno conosciuto l’affrancamento dal bisogno, la sapienza e la dignità del lavoro, e hanno accumulato quel patrimonio di diritti che sempre il lavoro porta con sé, e che trasforma un operaio alla catena di montaggio in un "cittadino" della polis

Comunque si giudichi l’accordo voluto dal Lingotto e il piano "Fabbrica Italia", l’operato di Marchionne e la resistenza della Fiom, questa non è, non può essere e non sarà mai una "festa". Se diventasse realtà, la chiusura di Mirafiori sarebbe un dramma per tutti. Non solo per i sindacati e per i lavoratori, ma anche per il governo, per l’opposizione, per l’Italia. Evidentemente dev’essere difficile capirlo al di là dell’Atlantico, nella lontana Auburn Hill: ma sarebbe una tragica sconfitta soprattutto per la Fiat.
(Massimo Giannini - 10 gennaio 2011)

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Ho letto nel blog di Peppe Crusciani (che rispondeva ad un commento di Mike) che quel certo giornalista voi-sapete-chi avrebbe a casa un busto di Marpionne......

Michele R. ha detto...

@francesca,

commentavo l'articolo "I want sex" che parla delle lotte sindacali delle donne in Inghilterra per ottenere gli stessi diritti degli uomini, sul blog di luca telese.

x ha detto...

no Mike!

allora mi son sbagliata, non eri tu, (forse Caroselli??) ma di sicuro era il blog di Peppe Crusciani!

Sto seguendo Lerner su LA7... c'è un sacco di bella gente, dagli operai torinesi a Mucchetti del CDS, da Landini ad Albertini.

La parola d'ordine è una e una sola per il referendum: NO AL RICATTO!

Emmenomale che adesso FIOM e CGIL sembra siano d'accordo, non come il PD e le sue tremila anime.

Michele R. ha detto...

ma insomma... a me sembra che la Camusso più incline al dialogo e al riavvicinamento a CISL e UIL, al di la della facciata, non abbia preso bene questa vicenda. Per questo ci sono degli attriti con Landini e le posizioni dure della FIOM, altrimenti che ragioni c'erano di ribadire certe cose?

x ha detto...

buongiorno,

stamattina al GR24 delle 7 ho sentito il markettone della redazione alla mia ex-trasmissione radiofonica preferita!

Addirittura hanno mandato un pezzo di ieri sera in cui parlava il grande oratore e senatore, con duplice condanna per concorso mafioso, ed elogiava Marpionne come un grande esperto di industria e strategie aziendali.
E con grandi elogi anche dal "padrone della radio".
Immagino sia stato invitato per propaganda elettorale attraverso la lettura di quei suoi diari falsissimi, cosa che il conduttore aveva annunciato tempo addietro di voler fare.

Sembra, come ho letto da l'Espresso, che non sia proprio il best-seller in libreria.... tutt'altro! Le vendite arrancano perfino altri capolavori di idiozia come il libro di ricette della Parodi (1° assoluto) e la Littizzetto subito dietro (siam messi davvero bene eh?!?)

Allora un aiutino, dài dài, come direbbe Tremons!

Ma io dico.... qualcuno non ne ha avrà un po' a male.... pensando che ci stiamo tra l'altro avvicinando al "Giorno della Memoria" del 27/01 ricorrenza di Auschwitz??

La mia sensazione è che ci sia un intento di riabilitazione, non tanto del fascismo ma proprio della figura del duce per le troppe analogie con quella di Mr. B(ean).