Buongiorno,
dopo il sospiro di sollievo per le
finanze pubbliche dovuto alla sentenza della Corte Costituzionale che
decreta che il blocco dei contratti della P.A. (stabilito
unilateralmente dal governo Berlusconi ormai quasi sei anni fa,
confermato da tutti i governi a lui succeduti e tuttora in vigore) è
si incostituzionale, ma non dà diritto a rivalsa da parte dei
defraudati per i danni già subiti, credo sia opportuno fare il punto
su un po' di situazioni (1).
Innanzitutto facendo un piccolo sforzo
di immaginazione.
Immagina, puoi!
Provate a pensare se, alcuni anni fa,
dopo un aumento delle tariffe elettriche autorizzato dal CIPE voi
aveste unilateralmente deciso che avreste invece mantenuto i
pagamenti allineati ai corrispettivi precedenti e aveste continuato a farlo sino ad oggi.
E immaginate che Enel vi avesse fatto
causa per questo e avesse chiesto di essere rimborsata della
differenza tra prezzo contrattualmente dovuto e cifra da voi effettivamente sborsata, differenza da voi non pagata per anni.
Secondo voi cosa vi sarebbe successo?
Che vi avrebbero detto che non avreste potuto decidere di
modificare unilateralmente le condizioni edi un contratto, di non farlo più in
futuro e che, pacca sulla spalla, per il passato, chi ha avuto ha avuto, chi ha data ha
dato, scurdammuce o passato e al limite mettetevi d'accordo tra di voi?
No: sareste stati costretti a pagare,
tutto, e per di più aggiungendoci le spese legali e gli interessi di mora.
Il che dimostra come la Corte
Costituzionale, come già per il caso della mancata rivalutazione delle pensioni e malgrado le tante affermazioni in senso opposto, ha
voluto emettere sentenza che, pur restando nel rispetto minimo della legge,
creasse il disagio più piccolo possibile al governo e gli lasciasse le mani libere e immacolate.
E adesso fate invece uno, anzi due sforzi da
analista matematico finanziario.
Il primo sforzo
La Corte dei Conti aveva stimato in 35 miliardi il buco che si sarebbe creato nelle casse dello Stato se la
sentenza fosse stata quella che sarebbe stata applicata a voi, cioè di pagare integralmente il dovuto ai dipendenti della P.A.. Invece, stando agli analisti, l'illecito costerà allo Stato dai 3 ai 4 miliardi.
I tanti che amano riempiersi la bocca di come i privilegiati statali a differenza degli altri non siano stati per nulla toccati dalla crisi hanno una quantificazione certificata di quanto valga solo una parte di quel nulla.
Oltre trenta miliardi, con una perdita media di oltre il 10% del valore dello stipendio.
Una simile situazione nel privato sarebbe passata sotto il nome di contratto di solidarietà e sarebbe stata vista come un bell'esempio di relazioni sindacali moderne e mature, ma poichè si è verificata nel pubblico non viene vista o, peggio e più spesso, viene considerata un privilegio.
Il secondo sforzo
- I contratti degli statali sono rimasti fermi da oltre 5 anni,
- il numero dei dipendenti statali è diminuito (tra blocchi del turn over ed altre amenità) del 4,7% in 10 anni
- nel contempo la spesa pubblica è aumentata di oltre il 5% in 5 anni.e del 25% in dieci anni,
Trovate che i risultati dicano che la ricetta per rendere efficiente il nostro Stato sia quella giusta? Che si debba applicare un more of the same sinora fallimentare per cui più taglio dipendenti e stipendi più la mia spesa sale? E, nel caso, mi spiegate perchè dovrei ipotizzare di ottenere d'ora in poi risultati opposti a quelli sinora acquisiti?
Ciao
Paolo
(1) Per essere chiari: pur lavorando per la P.A. credo che qualcosa di simile sul piano dei risultati andasse fatto sia per gli stipendi dei dipendenti pubblici che, ancor di più, per le pensioni, a partire da quelle più elevate e basate su sistema retributivo da sempre insostenibile. E' stato il metodo usato dai governi che si sono succeduti, il sostituire unilateralmente l'imposizione alla richiesta di una necessaria solidarietà ed alla contrattazione, ad essere sbagliato.
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