Regionali: il dopo elezioni

Buongorno,

nell'ultimo post parlavo della rabbiosa incapacità di autocritica del PD: i non esaltanti esiti delle elezioni regionali offrono altri elementi in tal senso.

Tra i commenti che ho sentito alla sconfitta del PD in Liguria molti avevano il connotato dell'accusa a Civati di aver regalato la Liguria alla Destra, appoggiando la lista Pastorino -non alleata al PD- che, posizionatasi alla sua sinistra, ha preso poco meno del 10% dei voti. Non so perchè, ma davanti a queste recriminazioni, mi tornano in mente i vari "Civati chi?" con cui la dirigenza del PD liquidava sprezzantemente ogni richiesta di apertura politica della minoranza interna, sino ad espungerla in gran parte dal partito insieme a parte dei voti degli  elettori di quell'area.

Come con la Bindi per le liste degli impresentabili, solo dopo averci sbattuto contro il naso ci si rende conto dell'esistenza del problema, ma, anche in questo caso, il PD preferisce le sole accuse agli altri a qualsiasi minima autocritica (1).

Sempre rovistando tra gli slogan utilizzati dalla maggioranza renziana del PD desidero ricordare come il fatto che Renzi avesse portato il PD al 41% (alle elezioni europee in cui non era candidato) fosse utilizzato come una mannaia per troncare ogni obiezione sulla legittimazione della sua leadership e sulla correttezza di ogni sua scelta politica. 

Non mi meraviglia il fatto che oggi che il PD è tornato a percentuali bersaniane (al netto delle liste civiche in Veneto ha preso il 16,6%, in Puglia il 18,8%, in Campania il 19,5%, in Liguria il 25,6%, tutte percentuali solo parzialmente ristabilite dalle percentuali ottenute in Toscana -oltre il 46%-, in Umbria -35,7%- e nelle Marche -35,1%-) gli stessi che usavano le Europee come investitura non considerino le Regionali una parziale sconfessione del serenissimo Leader (2).

Mi permetto infine di segnalare come il continuo aumentare dell'astensionismo stia continuando a creare schiere di potenziali elettori i cui voti potrebbero domani indirizzarsi, come avvenuto alle ultime politiche con il M5S, verso un outsider, aumentando il rischio di ingovernabilità...

Ciao

Paolo

P.S.: sta passando relativamente in silenzio il fatto che il M5S, pur con un impegno marginale di Grillo e Casaleggio, ha ottenuto buoni risultati...

(1) è forse l'unica eredità del passato politico di sinistra che il Pd si porta dietro: tutt'oggi si rimprovera a Bertitnotti di aver fatto cadere Prodi, ma nessuno ricorda che il partito di Prodi rifiutò di avviarsi in un percorso politico che avrebbe evitato a Rifondazione di finire in un cul de sac politico che ne avrebbe sancito l'immediata fine, evitando lo scontro.

(2) Eppure se si va oltre alle percentuali e si passa ai numeri il Pd ha subito un tracollo mica da ridere...

1 commento:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

condivido il senso; qualche osservazione sparsa.

1) Ciò che al PD tendono a dimenticare è che il 41% era figlio dell'effetto "barbari alle porte" dovuto alla sovraesposizione mediatica di Grillo con le sue sparate del genere "Usciamo dall'Euro".

2) Spostato il supporto dei media antisociali sulle ruspe di Salvini (e grazie anche al silenzio del delirante "comico") i grillini facevano meno paura, cosa che ha fatto loro guadagnare in termini di supporto e ha ridotto la spinta a votare contro di loro in funzione di "argine". Non ho ancora letto comunque se - in termini di voti - abbiano guadagnato o se le percentuali siano gonfiate dal diverso astensionismo.

3) Il confronto Europee - Regionali lascia il tempo che trova, anche per la presenza delle liste "associate". Considerarle o non considerarle nel computo dei voti attribuibili al partito principale cambia i numeri e ciascuno poi racconta ciò che vuole.

4) Adesso l'intollerabile Renzi sostiene di voler cambiare il PD, come se ad aver vinto nelle regioni non fosse il "vecchio PD" nel bene e nel male. Il vuoto pneumatico che si cela dietro il volto della candidata veneta è stato doppiato dal leghista. I renzianos mi ricordano qualcuno, chissà...

Saluti

T.