Buongiorno,
il misterioso e tragico caso delle maternità in RAI, che potrebbero essere foriere di licenziamento delle dipendenti precarie, mi offre il destro per sputare un po' di fiele, come spesso faccio.
Sono sinceramente lieto che chi lavora in RAI possa approfittare della propria maggiore visibilità per tutelarsi da una condizione di sfruttamento assolutamente incivile, e mi auguro che l'azienda dia seguito alle promesse che, in contrasto alle iniziali smentite, ha finalmente dato. Sarebbe sicuramente un bene.
Sono sinceramente lieto che chi lavora in RAI possa approfittare della propria maggiore visibilità per tutelarsi da una condizione di sfruttamento assolutamente incivile, e mi auguro che l'azienda dia seguito alle promesse che, in contrasto alle iniziali smentite, ha finalmente dato. Sarebbe sicuramente un bene.
Mi infastidisce però che, proprio da parte di chi dovrebbe professionalmente occuparsi di informazione, ci sia stata tanta attenzione per i diritti dei pochi, quando in Italia continua ad essere agevolato il molto diffuso ricorso illegale alla pratica delle dimissioni in bianco, pratica che penalizza principalmente le donne, ma non solo loro.
Ricapitolando la cosa funziona così: quando firmi il contratto il datore di lavoro ti costringe a firmare una lettera di dimissioni senza data, in modo da poterla datare ed utilizzare a tuo danno in qualsiasi momento (e noi ci scanniamo per l'art. 18?!?).
Una leggina del 2007 aveva imposto per le dimissioni un percorso che rendeva di fatto impossibile il ricorso a questi strumenti: il modulo per le dimissioni andava scaricato dal sito del ministero del Lavoro, che lo rilasciava numerato progressivamente e datato con validità per 15 giorni. Fu uno degli ultimi provvedimenti presi dal governo Prodi ed entrò in vigore nel marzo 2008.
Uno dei primi provvedimenti presi invece dal governo Berlusconi, già nel giugno 2008, fu invece di contribuire alla civiltà delle relazioni nel mondo del lavoro abolendo questa procedura e ammantando il tutto nei nobili ed altisonanti concetti di "semplificazione" e "competitività".
Ora, ogni tanto qualche femminista ne parla, ma, in fondo, non frega niente a nessuno. Son cose vecchie e, come tutte le tutele dei lavoratori, ormai inutili.
Vorrete mica pensare che qualche imprenditore possa davvero ricorrere a questi mezzucci, vero? O addirittura ricorrere a pratiche che potrebbero far pensare ad una discriminazione dei propri dipendenti sulla base dell'appartenenza politica o sindacale (chi ha parlato dei 600 iscritti FIOM nessuno dei quali riassunto a Pomigliano?)?
Ciao
Paolo
1 commento:
Buondì,
sante parole. Prodi aveva cercato di eliminare questa pratica. Aveva cercato di combattere l'evasione fiscale. Non aveva fatto aumentare il debito. Pure qualche liberalizzazione aveva provato a fare.
Ma siccome, per motivi prettamente politici non ha potuto governare, è diventata voce comune che il suo sia stato un governo disastroso.
E adesso si ricordano gli ultimi diciassette anni come se fossero tutti uguali.
Quando B. abolì la legge che impediva le dimissioni in bianco, se ne parlò pochissimo. A me pare un esempio definitivo sulla politica nefasta dei governi PDL. Eppure tanti e tante lo amano ancora.
Saluti
T.
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