Digital divide: gli “umanisti” sbagliano al quadrato

Buongiorno,

riprendo l'argomento dell'arretratezza con la quale il nostro Paese affronta la realtà digitale, perchè nel post dell'altro giorno ho accennato solo ad un paio di aspetti legati ad attività pratiche, del mondo del lavoro, il che, in un Paese ricco come il nostro di persone che ritengono il lavoro cosa tutto sommato non nobile ed inferiore a a ciò che considerano cultura sostanzialmente in virtù della sua improduttivittà, può sembrare, assolutamente a torto, in una certa misura un aspetto non particolarmente importante.

L'errore sta in primo luogo nell'aspetto più banale: il 99% di tanti (pseudo)intellettuali che ritengono che l'Italia possa vivere di sola cultura e della contemplazione del bello, morirebbero di fame nel giro di pochi giorni se non fossero inseriti in un contesto in cui altri fanno funzionare una realtà produttiva complessa, capace di garantire loro beni e servizi di adeguata qualità, ed il fatto che costoro apparentemente non se ne rendano conto non depone certo a favore del loro acume.

Ma l'errore è anche di ordine diverso, e tutto nel campo degli (pseudo)intellettuali in quanto arte e cultura sono figlie del loro tempo e delle tecnologie e tecniche che vi si rendono accessibili ed in grado di produrre qualcosa di bello.

I medaglioni dei Della Robbia non esisterebbero senza le tecniche di lavorazione della ceramica da loro messe a punto nè la prospettiva di Giotto senza gli studi geometrici che la generavano, la vedute del Canaletto non esisterebbero senza camera ottica e Chopin sarebbe ben poca cosa senza il pianoforte, i Pink Floyd non esisterebbero senza strumenti elettronici, il Futurismo non sarebbe nato senza automobili ed aeroplani, Hugo Pratt non avrebbe avuto la possibilità di pubblicare le storie di Corto Maltese senza le tecniche di stampa e grafica in colore a basso costo, Keith Haring esite grazie a graffiti e comics, il Colosseo, la Torre di Pisa, il Ponte di Rialto, il Duomo di Milano sono l'espressione delle capacità tecniche dei costruttori edili del tempo, per non parlare di fotografia, cinema e, qui mi sbilancio perchè siamo nella fase embrionale, videogames (1)…

Insomma, gratta gratta, l'arte (ed ogni forma di prodotto dell'ingegno e dell'intelletto) è strettamente dipendente da contesto e tecnologia, che forniscono le basi della tecnica con cui dare forma ai contenuti. Chi cavalca le nuove tecnologie ha l'opportunità di creare opere d'arte in forme innovative (e per questo di forte impatto) e di essere trainante nel movimento artistico, per gli altri si propone invece il ruolo che una volta spettava a quei pittori o scultori che finiscono sotto la voce "della scuola di".

Al giorno d'oggi il web è una presenza pervasiva ed incombente in ogni aspetto della vita: rinunciando a padroneggiare gli strumenti digitali limitiamo la nostra creatività e rinunciamo per ciò stesso a fare parte dell'evoluzione intellettuale ed artistica per confinarci tra i nostalgici adoratori del passato. Mi ricordate quale movimento artistico che utilizzi pedissequamente gli strumenti di artisti passati sia passato alla storia per la qualità delle sue opere? Ecco

Ciao

Paolo

(1) comincio a vedere dei videogames che hanno elementi di originalità ed estetica che credo di poter ricondurre alla voce dell'arte. Credo che per ora ci manchino gli strumenti critici per poterli analizzare in quest'ottica, un po' come fu per il cinema negli anni quaranta o per la fotografia agli inzi del novecento...

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