I "privilegi" dei precari

Buongiorno,

oggi, con una certa riluttanza perchè mi pare riconoscere sia nel ragionamento che in chi lo fa una certa quota di disonestà intellettuale (1), vi segnalo il fatto che sono d'accordo con le affermazioni della ex Ministro Elsa Fornero circa l'inopportunità di procedere ad una stabilizzazione dei precari passando attraverso concorsi a loro riservati.

In questo devo riconoscere che la Fornero ha ragione, le quote riservate altererebbero i criteri di selezione avviandoli su binari solo parzialmente meritocratici e, per questo motivo, poichè lo scopo dei concorsi non può essere garantire un posto di lavoro a qualcuno (per quanto bistrattato sia stato in precedenza) ma la selezione dei migliori candidati, quella formula è sbagliata.

Ma temo che l'accordo finisca qui

La Fornero, una volta espressa la critica in termini distruttivi, si guarda bene dal proporre una soluzione, perchè, secondo me, il suo scopo reale è unicamente che venga ridotto il numero ed il peso dei pubblici dipendenti, e non che vengano stabilizzati i precari.

Dal mio punto di vista una soluzione possibile, ragionevole ed equa potrebbe essere riconoscere ai precari per il servizio già prestato un punteggio pari a quello che verrebbe riconosciuto al normale dipendente per la corrispondente anzianità di servizio: non vedo motivo infatti per ritenere che l'esperienza professionale possa avere un peso diverso se maturata come dipendente a trempo indeterminato piuttosto che in una qualsiasi delle formule contrattuali attraverso le quali i precari vengono attualmente vessati.

Ciao

Paolo

(1) parlare di "privilegi" dei precari è un ossimoro che da solo inficia qualsiasi ragionamento in materia. Che poi a fare certi ragionamenti su meritocrazia e precariato sia la madre di cotanta figlia giustifica qualche sospetto.

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