Cose che non finiranno

Buongiorno,

anche se normalmente non mi interesso di cronaca nera colgo l'occasione della triste bordata di notizie di questi giorni per rimercare molto brevemente un paio di riflessioni a margine, non particolarmente originali, ma sicuramente non molto assimilate.

Le polemiche sulla spettacolarizzazione

Come altri prima e meglio di me hanno detto, la scelta del Ministro degli Interni Angelino Alfano di comunicare urbi et orbi la soluzione del caso (ovviamente dimenticandosi di qualsiasi forma di garantismo da un lato -per ora il colpevole è ancora solo presunto: bei tempi quelli in cui qualcuno era innocente sino al terzo grado ed oltre, vero Angelino?- e di qualsiasi opportunità di riservatezza dall'altro -come hanno giustamente rimarcato i magistrati-) si sposa con le fughe di notizia che il ministro imputa ai magistrati stessi. E lo fa in un quadro in cui, invece di guardare alla sostanza ed all'opportunità / utilità delle cose, si cerca il massimo della visibilità e dell'accaparramento del merito, vero o presunto, a tutto discapito dei diritti dell'imputato e delle vittime (o dei loro parenti).

I presunti assassini ed i presunti tutori della sicurezza

Che si tratti del caso di Yara Gambirasio, piuttosto che di quello di Motta Visconti, di Pietra Ligure o di Quarto Oggiaro (peraltro di poco preceduto -nel silenzio mediatico che avvolge sempre il Nord Est- da quello in qualche modo simile di Vigonza), i presunti colpevoli sono tutti italianissimi.

Il che permette, giostrando tra precedenti e parallelismi che vanno da Mohamed Fickri (inizialmente accusato dell'omicidio di Yara e successivamente dimostratosi innocente) al folle omicida Kabobo, di accantonare i tanti polemisti attualmente silenti che però esprimevano indignazione e sacro furore quando presumevano che i responsabili fossero extracomunitari.

Ci vorrebbe la pena di morte

E i precedenti permettono di accantonare anche le attuali invocazioni di pena di morta da parte di chi, anche allora altrettanto o più indignato, avrebbe allegramente messo a morte Fickri qualche anno fa. E sarebbe stato l'assassino di un innocente (1).

Ciao

Paolo

(1) Anch'io avrei talvolta il desiderio di veder qualche personaggio particolarmente abietto appeso per il collo sinchè morte non sopraggiunga. Ma ovviamente mi rendo conto che tra la rabbia e la giustizia esiste una differenza tutt'altro che sottile. E chi usa l'argomento "Vorrei vedere se fosse successo a te..." non solo dimostra di non capire quella differenza, ma nemmeno l'importanza della terzietà del giudizio per evitare che l'esercizio della giustizia degeneri in faida brutale.

2 commenti:

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

andrebbe spesa anche qualche parola per le conseguenze della spettacolarizzazione della cronaca nera.

Ci sono individui, in Italia, che si prendono il disturbo di andare a sbraitare insulti contro il presunto assassino. Magari le stesse persone erano pronte a linciare il presunto assassino precedente.

http://goo.gl/b1qOYa

Fomentare questi sentimenti da medioevo è qualcosa per cui i nostri giornalisti pigri e volgari non possono essere perdonati.

Saluti

T.

PS: Qui alcuni dati:
http://goo.gl/2ns7o

PSII: trovo molto giusta la nota 1 al post. L'obiezione "se fosse successo a te" è tipica e indica una mancanza di logica che diventa perniciosa se associata al diritto di voto.

Michele R. ha detto...

Buondi,
Ricordando che Alfano è pure stato ministro della giustizia, il garantista quando fa comodo al padrone dovrebbe essere illuminante per qualche ingenuo che non lo avesse capito prima, su come ha esercitato all'epoca il suo ruolo istituzionale.
Saluti MR