Internet e libertà

Buongiorno,

oggi Bart27 (che ringrazio) vi propone una analisi secondo me molto buona su un argomento di grande attualità. Io ho collaborato solo un pochino.

Tutto gratis!
In questi giorni si dibatte molto della delibera 668 dell’Agcom in materia di protezione del copyright, con particolare riferimento al mondo digitale. Complice una maniera un po’ spiccia con la quale essa è stata presentata, il dibattito ha assunto toni molto forti, a volte apocalittici, in certi casi anche sopra le righe.

Toccando il modello col quale si norma la produzione e la circolazione del sapere in una economia di mercato, ed avendo evidenti connessioni con questioni basilari per una democrazia – in primis la libertà d’espressione – credo che questo dibattito debba essere affrontato individuando dapprima dei punti fermi, prima di tutto avendo chiaro quali sono gli estremi in campo.

Da una parte, i sostenitori del "tutto gratis", "tutto condivisibile": per loro il sapere, la creatività non possono avere proprietari e dunque, per principio, non possono essere fatti pagare.

Dall'altra, coloro che vorrebbero regolare il web come nel vecchio mondo analogico, in conseguenza della gran quantità di illeciti che vi si compiono a danno del copyright.

Non voglio qui affrontare su un piano tecnico la delibera Agcom. Per ora, mi limito ad accennare il fatto che pur essendo previste alcune cautele nella procedura di spegnimento di un sito accusato di violare contenuti protetti, trovo leciti alcuni sospetti verso di essa. Ad esempio che, volendo, possa essere una sorta di cavallo di Troia per operare censure ideologiche, abusando di quanto previsto all'art. 3.5 dell'allegato B. Inoltre, molti dicono, dovrebbe essere un’autorità giudiziaria e non amministrativa ad intraprendere queste azioni di controllo e repressione di attività illecite.

Vorrei invece invitarvi a riflettere sul nocciolo della questione non su un piano strettamente giuridico: arriva ben chiaro quando si confrontano le due posizioni che ho individuato sopra, e si prova a vedere quali conseguenze arriverebbero se per ipotesi una di queste si imponesse in maniera assoluta, esclusiva.

Linus Torvald
Volendo proteggere tutto dovunque e comunque con logiche da sceriffo, e facendo pagare in moneta qualsiasi contenuto – sia che si tratti di una canzone messa nel video delle vacanze, sia che si tratti di una canzone messa come sigla di una trasmissione di un grande rete broadcast – si corre un grossissimo rischio. Si comprometterebbe una delle più grandi possibilità che siano mai state date alle persone e ai cittadini grazie a internet, ossia collaborare, condividere, scambiare e reinterpretare. Vicende collaborative come quelle della creazione del sistema operativo Linux, sono solo uno degli innumerevoli esempi possibili.

Ma anche teorizzando che ogni contenuto deve essere prodotto e trasmesso sempre gratis si corrono dei grossi rischi. Succederebbe, prima di tutto, che certe professioni diventerebbero inevitabilmente degli hobby. Cioè, se vuoi campare del tuo lavoro intellettuale o creativo non lo potrai più fare. O lo stato ti paga uno stipendio a monte – come nel caso dei professori universitari – o hai soldi per conto tuo, o ti trovi un lavoro che ti permette di avere molto, moltissimo tempo libero, il che è raro, a volte impossibile.
E se un domani le professioni dell’intelletto e della creatività si potessero fare solo nel dopo lavoro perderemmo una grossa conquista della nostra civiltà, la specializzazione, quella ben descritta nella famosa storia della “fabbrica degli spilli”.

Avrebbe scritto "Il nome della Rosa" gratis?
Un esempio, che i lettori di questo blog conoscono benissimo: ricordate cosa scrisse il nostro carissimo amico Authan nell’ultimo post dove dichiarò di chiudere il suo bellissimo blog “L’Antizanzara?”: “voglio essere libero di dedicare maggiori energie e maggior concentrazione ai miei bimbi in ambito familiare e alle mie attività in ambito professionale”.
Se lavori, come fai a fare anche il giornalista nel dopo-lavoro? Occorre tempo, energia, per far bene una cosa e siccome la giornata ha sole 24 ore non si può fare tutto, e capita che si debbano fare delle scelte drastiche.

Infine, la cultura, le opere di ingegno non crescono spontaneamente come le margherite, occorrono sudore, lavoro, strumenti per produrle e trasmetterle: chi sostiene questi costi in un mondo “tutto gratis”?
 
Leggetelo. E anche Altai.
Penso, cioè, che il modello debba essere ibrido: si paga un contenuto se chi lo ha prodotto lo fa per lavoro e di quel lavoro ci campa, non lo si paga se chi lo ha prodotto ha la possibilità e la volontà di farlo circolare gratis. La licenza Creative Commons già offre gli strumenti adatti, e permette persino ai due sistemi di essere l'uno promozione per l'altro, come sta dimostrando l'esperienza del collettivo di scrittura Luther Blisset / Wu Ming, i cui ebook sono scaricabili gratuitamente e sono stati una efficacissima pubblicità ai libri cartacei.

Sono cioè contrario alla filosofia del "tutto gratis" quando vorrebbe imporsi come esclusiva, al pari di quella “tutto a pagamento” quando in maniera analoga vuole imporsi prepotentemente. La gratuità deve essere una scelta, non un postulato.

Nell’era di Internet avverserei un mondo di solo giornalismo partecipativo, tanto quanto un mondo di solo giornalismo professionale. Trovo invece che la compresenza dei due modelli sia assolutamente feconda: lo stesso dicasi in ogni altro ambito dove in gioco ci sono intelletto e creatività. 

Ciao
Bart27 & PaoloVE


Arrivano regole nel mondo digitale

23 commenti:

Clem ha detto...

Mi impantano da solo? Mi impantano da solo.
Credo che sia un po' tutto sbagliato fin da quanto esponi la dicotomia "da un lato il tuttogratis dall'altro chi vuole fare del web una nuova TV. Non è questo il nocciolo semifuso che sta alzando il polverone attorno alla questione AGCOM, quanto piuttosto il chiarissimo abuso che se ne farà vista la facilità con cui si possono bloccare i siti anche esteri. Dite addio a Grooveshark, per dire, ma se domani gli girano storte anche a wumingfoundation.org
Per me è questo il nocciolo della questione :) Alla frase "riflettiamo invece sul nocciolo della questione" sono rimasto basito per un attimo, devo ammettere. Mi domandavo: e qual è?

Ma restando nel tema posto da Bart, ci sono parecchie persone, me incluso, che hanno una visione moderata. Non si vuol far pagare tutto nè aver tutto gratis. Siamo persone ragionevoli, ma usiamo la pirateria ogniqualvolta non esiste una ragionevole alternativa:

Helloooo, netflix? Perché da noi non esiste? Vado su iTunes per scaricare The Walking Dead: ops, non posso, non mi ritengono degno di vederlo in quanto vivo in un paese inferiore abitato da macachi. Oppure: ho un lettore di ebook, un Jetbook. Dove compro i libri? Non certo su Amazon, o da Barnes and Nobles. "Pensa te, questo ci ha IL SUO lettore personale e pretende pure di comprare i libri."

La conclusione mia è, credo, la stessa tua: la risposta non è la repressione della condivisione di contenuti protetti da copyright, ma la creazione di alternative comode e ragionevoli di distribuzione digitale a pagamento o meno. Lo dimostrano esperienze come iTunes o Steam.
Detto questo, questa delibera è puramente uno strumento di censura, non giriamoci attorno. Ma ha ragione Attivissimo, basta floodarli di segnalazioni, un bel ddos "manuale", e muoiono schiacciati.

bart27 ha detto...

@ Clem

siamo sostanzialmente d'accordo Clem.
L'unica differenza sta nel definire "Il nocciolo della questione", ma anche qui, a guardar bene, siamo d'accordo.

La mia intenzione non era esaminare in dettaglio la delibera Agcom, ma affrontare il discorso che sta a monte, cioè copyright si, copyright no, e se sì in che modi.

Volendo affrontare direttamente e specificatamente la delibera Agcom anche per me, come per te, "Il nocciolo della questione" sono le implicazioni pericolose in termini di censura e libertà d'espressione.

PaoloVE ha detto...

@ clem:

Ovviamente si parte dagli estremi (che sono quelli che nelle polemiche strillano di più e con meno buonsenso) per ricomprendere quello che c'è nel mezzo.

Mi pare che tu stia confondendo l'offerta del mercato (che magari gli editori ed i produttori vorranno cercare di mantenere il più possibile in ambito monopolistico e regolare secondo il loro interesse economico) con il diritto d'autore.

Se un editore decide che in certo mercato quel libro cartaceo non deve uscire perchè lo immagina poco remunerativo non lo pubblica. O magari per massimizzare i suoi profitti decide di pubblicarlo solo in formato cartonato, mentre a te piacerebbe la versione pocket. Dov'è la differenza? Perchè se è di carta non ti scandalizza mentre se è in formato digitale si?

Mi dirai che si sta sprecando un occasione per poter accedere più comodamente a più contenuti: hai ragione, ma la delibera non interviene su questo.

A me piacerebbe vedere "Il leone del deserto" in un canale che non sia a pagamento, ma nessuno lo programma. Non è strano, e non è una stranezza che ciò avvenga nel mondo digitale.

E' una scelta di chi organizza i palinsesti che il pubblico in qualche modo subisce.

Non sono d'accordo invece sul fatto che quella delibera sia uno strumento di censura tout court: lo potrebbe diventare in caso di abusi da parte dell'AgCom. Ma un abuso è tale indipendentemente dal fondamento su cui si basa, e le modalità previste per giungere all'eventuale oscuramento (notifica, contro notifica, ...) sono abbastanza ragionevoli secondo me.

Qualsiasi legge è potenzialmente nociva, se si parte dal principio che se ne abuserà, ma non è questo un motivo per abortirla: se ne dovranno piuttosto combattere le eventuali degenerazioni...

Ciao

Paolo

francesco.caroselli ha detto...

In quest'articolo manca qualcosa di molto importante: grazie ad internet i giornalisti non possono scegliere la priorità delle notizie.
Questo comporta che ci saranno dei benefici per la collettività e nuovi problemi nell'informazione, ma forse pian piano si andrà estinguendo quella forma di censura mascherata che fa si che una notizia realmente importante venga relegato a trafiletto con notizie idiote che invece occupano la maggior parte dell dibattito pubblico.

Io amo Internet perchè "piratando" mi sta dando la possibilità di vedere tante serie straniere con i sottotitoli, con profondo gusto. Io non mi sento di rubare una macchina come dice Prince....
Queste serie le avrei potute vedere gratis in TV ma con quell'orribile doppiaggio. Perchè privarmi della versione originale? A chi fotto i soldi? I produttori e gli autori hanno già il loro vendendo il prodotto alle TV... Per vederle con questa modalità avrei dovuto compare i DVD....

@ Clem
Mi è piaciuto il tuo commento anche sono rimasto un po disorientato dalla tua voglia di scarica the walking dead? ma parli di quella serie horror? (scusa l'ignoranza)
E poi cos'è? http://wumingfoundation.org/
Sono andato sul sito ma mi mi è risultato incomprensibile!

PaoloVE ha detto...

@ FC:

"A chi fotto i soldi? I produttori e gli autori hanno già il loro vendendo il prodotto alle TV... Per vederle con questa modalità avrei dovuto compare i DVD...."

I produttori e gli autori avrebbero ovviamente guadagnato di più vendendo i diritti se avessero potuto dichiarare un pubblico più vasto, aggiungendoti al novero degli spettatori, ma non l'hanno potuto fare perchè hai fruito della loro opera attraverso un canale diverso e che per di più non li remunera. Hai fottuto i soldi anche a loro.

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

Proviamo a rovesciare il punto di vista: immaginate di essere uno scrittore e di voler guadagnare del vostro mestiere. Non trovate una casa editrice, ma sapete dinternette. Così pubblicate in internet i vostri libri, impaginandoli in modo che possano essere letti da tutti gli ebook reader del mondo, passati, presenti e futuri.
Avete venduto la prima copia e scoprite che che è stata acquistata dal sito www.piratidellafilibustaunpofiglidibuonadonna.urk lo distribuisce gratis in milioni di copie...

Addio pranzi e cene.
Pensate che avreste diritto ad essere tutelati? e come vorreste essere tutelati?

Ciao

Paolo

francesco.caroselli ha detto...

Paolo sicuramente non mi metto a piangere per la "povera" NBC o altri grandi network.
Loro non mi avrebbero cmq annoverare fra gli spettatori senza lo streaming.

Il problema che tu poni del morto di fame che prova a campare con la diffusione di Internet mi piace.
Allora io ti dico che se devo scaricare illegalmente un brano di Rihnanna o di Britney Spears non solo non mi rammarico ma anzi sono felice di fottere i soldi a loro e alle case discografiche.
Se poi invece scopro un cantante semisconosciuto che cmq non ha tirature da fantastiliardi me lo prendo ANCHE originale...faccio cosi per esempio con i cantanti italiani le cui traccie sono facilmente scaricabili al pari della Star mondiali.
Per colpa mia forse non si potranno permettere la 15esima villa o il loro cagnolino dovrà rinunciare al pediluvio di Don Perignon...


Credo che non si potrà impedire alle persone di compiere atti illegali come guardare le serie in streaming ci sarà sempre un modo di aggirare i controlli, a meno di non militarizzare la rete.
D'altronde anche attraversare fuori dalle strisce è vietato ma nessuno propone di mettere il filo elettrificato ai bordi del marciapiede per impedire l'attraversamento coatto.

PS-Mi spieghi come avrebbero potuto aggiungermi al pubblico degli spettatori?
La soluzione per esempio per me è abbastanza semplice ogni società produttrice mette disponibile sul proprio sito le serie che produce (un po come fa la Rai Mediaset etc..) e ci mette le publicità...mi sono visto le intere serie del "il testiomne" di Pif con questa modalità.
Poi però delle cose non si trovano sui siti ufficiali e allora mi rivolgo ai canali illegali. Perchè sui canali ufficiali certo materiale è indisponibile oppure perchè non ci sono sottotitoli!
Lo streamig è nato prima illegalemnte ora finalmente le major hanno capito che gli utenti lo apprezzano e con molto ritardo ci stanno arrivando.

francesco.caroselli ha detto...

Io continuo a comparere CD originali MA ANCHE le loro contropartite illegali...
anzi a volte certi adscolti cladenstini mi hanno permesso di scoprire gruppi che non avrei ascoltato prima!


Ho Rihanna nella playlist "corsa". Scaricata illegalmente e non me ne frega niente, la notte dormo tranquillo...
ma Caparezza e Jovanotti li ho in originale.

PaoloVE ha detto...

@ FC:

"sicuramente non mi metto a piangere per la "povera" NBC o altri grandi network"

"se devo scaricare illegalmente un brano di Rihnanna o di Britney Spears non solo non mi rammarico ma anzi sono felice di fottere i soldi a loro e alle case discografiche"

Sembrerebbe che tu voglia pagare il povero cristo che si autoproduce o che ti sta simpatico, ma non chi è ricco o ti sta antipatico.

Proviamo ad immaginare cosa succede quando Rihnanna o di Britney Spears incassano un po' meno perchè sui download illegali non percepiscono diritti: credi che ci rimettano solo loro (anche ammettendo che ciò possa essere giusto, e non lo è)? Non pensi che qualche ballerino di fila, aiuto costumista, truccatrice, ne risentirà? Io sono convinto che siano dei poveri cristi che ne risentiranno ben di più delle cantanti...

Abbi pazienza, ma regole che si applichino solo ai ricchi o agli antipatici contrastano con la mia visione di come devono essere le leggi. Generali e non ad personam (e uso il termine apposta).

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ FC:

se uno ti sta sulle balle sii coerente e lascialo stare, senza piratare il suo lavoro: sarebbe molto meglio...

Ciao

Paolo

bart27 ha detto...

@ FC

capisco la soddisfazione di scaricare qualcosa di una grande major, o crackare del software di una grande multinazionale come la Microsoft.

L'ho fatto ampiamente in passato, era un divertimento, prima che una protesta.

Il punto, e in questo concordo con Paolo, è che con queste pratiche si pensa di danneggiare qualcuno o qualcosa che in realtà è solo la punta di un iceberg.

Sotto, ci sta un variegatissimo mondo di manovalanze di ogni tipo; accanto, ci sono i piccoli musicisti indipendenti, i fotografi freelance e così via. Fottendo la punta, si fotte anche la base dell'iceberg.

@ Clem

"ci sono parecchie persone, me incluso, che hanno una visione moderata. Non si vuol far pagare tutto nè aver tutto gratis"

Purtroppo ci sono anche dei pasdaran del "tutto gratis", e sono moltissimi. Predicano inoltre una democrazia diretta internettiana che per me ha molti punti oscuri, oltre ad essere una bella fiaba.

Io mi sento nettamente in minoranza con le mie posizioni. Vai a leggere i commenti che trovi sotto gli articoli che parlano della delibera Agcom sulla rivista PuntoInformatico, o altrove, come il blog di Grillo, troverai linguaggi di una violenza e di una superficialità che a me inquietano un po'.

F®Ømß°£ ha detto...

Buondì,

concordo con i moderati Paolo e bart. Quando scarico musica o film, so che non è onesto. Lo ammetto senza ipocrisie. Non mi piacciono le giustificazioni che FC si dà, a guisa di Robin Hood della rete.

Concordo al cèntopercènto con l'ultimo commento di bart riguardo alla violenza e alla fondamentale non-democrazia che spesso traspare in quelle frange di "popolo della rete" che amano tanto il tutto-gratis e la democrazia diretta (a parole).

Saluti

T.

Michele R. ha detto...

buongiorno,
Ottimo post di cui condivido all 100% le tesi. Mi sembra chiaro che, contrariamente a quello la maggior parte della gente pensa, internet e i suoi contenuti non è affatto un pasto gratis infatti si paga la connessione e ritengo legittimo che ciascun autore decida la forma "open" o "closed" dei contenuti che pubblica.

bart27 ha detto...

è l'occasione adatta per lanciare un argomento collaterale:

>>> ciò che viene definito gratis
è veramente gratis?

Alcuni casi di studio:

1) La tal compagnia telefonica ti offre un pacchetto completo a 20 euro al mese e ti regala un iPhone: è per davvero un regalo?

2) vai a vedere uno spettacolo teatrale (non amatoriale) inserito in una rassegna, lo spettacolo è gratis: è veramente gratis?

3) compri una confezione di scatolette di tonno, ce ne sono quattro e ti dicono che la quarta è gratis: è veramente gratis?

4) leggo un quotidiano online, è a libero accesso, è gratis: è veramente gratis?

5) faccio una ricerca su Google, è gratis: è veramente gratis?

6) apro un canale Youtube, posto il mio primo video, ne guardo altri, è gratis: è veramente gratis?

In altre parole, chi paga, come e da dove i costi di ciascun oggetto o servizio menzionato in questi 6 esempi?

Clem ha detto...

@Bart, sì, siamo sostanzialmente d'accordo e il punto è che per me il nocciolo è un altro, come dici tu.
Credimi, sono più che conscio della presenza di bimbiminkia che commentano a caso un po' ovunque. Ma non credo che la delibera sia volta a ridimensionare le velleità anarchiche degli scaricatori illegali. Oppure mi sono perso il punto in cui aumentano l'organico di qualche migliaio di persone. Sono molto più efficaci misure tipo quelle che mettono in atto i provider tuttora con i nuovi abbonamenti: p2p limitato durante la giornata, ad esempio.
@Paolo: la delibera stessa contiene un capitolo riguardante la necessità dell'aumento dell'offerta legale sul mercato (e me lo ricordo perché mi sono sinceramente stupito di tanta lucidità). Poi si concretizza tipo nel dire che servirà in futuro, magari, fare un tavolo di discussione, prossimamente, che forse chissà poi ne parliamo magari può darsi si sa mai, ma è già qualcosa e dimostra che è un fattore chiave addirittura agli occhi dell'autorità.
Secondo argomento: la delibera non è un provvedimento di censura tout court perché un testo con elementi di censura "in chiaro" sarebbe stato immediatamente irricevibile persino da noi, ma è un po' come dice Cruciani che siamo ancora in democrazia perché se dici per strada che odii berlusconi non ti uccide un cecchino all'istante.
È anche ovvio che un abuso sia un abuso, ovvero prevede qualcosa di "giusto" al di sotto, di cui abusare appunto. Ma qui stiamo parlando di qualcosa che fornisce ad una autorità amministrativa prerogative prima riservate all'autorità giudiziaria, e il tutto a stravantaggio del presunto dententore di copyright. Giudiziario significa tempi lunghi ma maggiori garanzie per entrambe le parti. Invece nella delibera funziona così:
- Il titolare del diritto d'autore segnala al tuo gestore di sito;
- se la cosa non sparisce immediatamente, si va dall'Autorità, la quale fa una breve indagine;
- se l'autorità decide che va tolto, si toglie, o si va in tribunale.
Se vuoi fare ricorso, allora sì che si passa per la via giudiziaria luuunga, mentre i tuoi dati sono confortevolmente mantenuti offline.

Due anni da oggi: acutocomeunapalla ha centododicimila contatti unici al giorno e tu vivi di questo. Fai un pezzo in cui sbugiardi un'articolo a difesa di berlusconi apparso su libero. Quello va dal tuo host (blogger, quindi google), dice che hai citato dei pezzi enormi del suo articolo senza permesso e intima di levare tutto.
Ammettendo per assurdo che Blogger decida che preferisce andare davanti all'Autorità e fare tutte le menate burocratiche piuttosto che cancellarti ora e subito (LOL), nell'autorità ci sono umani con famiglia, ai quali telefona alfano e via, ti fanno buttare offline perché tanto è così, sta nella delibera, non c'è controllo. Poi, certo, quattro anni dopo il tribunale finalmente delibera che non dovevano buttarti offline, ma tanto a te ormai che ti frega, son passati 4 anni.
Wow, sta venendo un intero post. Taglio e continuo in un prossimo commento sul resto delle questioni.

Clem ha detto...

Quanto all'offerta di mercato vs diritto d'autore: le due cose sono strettamente legate e come dicevo lo sa bene anche l'AGCOM.
La differenza tra quello che accade nel mercato fisico analogico e quello che accade nel mercato digitale è che l'utente può ribellarsi più facilmente. Se un libro non è pubblicato in Italia è facile farselo spedire in inglese da amazon.co.uk. Perché allora, e questa cosa mi manda ai matti, non è possibile farlo con un oggetto digitale, ontologicamente pensato e progettato per essere scambiato facilmente a grandi distanze, come un .pub, un .mp3 o un .avi? Sai che c'è, io (per dire) Lost lo voglio vedere subito, perché parlo bene l'inglese, abito all'estero, ho amici americani e voglio poter commentare le ultime puntate con loro.
È limpido e cristallino, nel mio cervello, il concetto che sto commettendo un reato, mentre mi scarico e mi guardo (sempre per dire) Lost 12 ore dopo che è uscito, questo dev'essere chiaro anche a chi legge.

Il punto è che il mercato può fare come hanno fatto in Francia, dove Grey's Anatomy usciva il giorno dopo con sottotitoli, perché c'era tantissima gente che commetteva coscientemente un reato, chiedendosi come mai aspettare otto mesi per vedere un oggetto digitale facilmente trasferibile ed editabile; o si può fare come hanno fatto da noi in occasione della finale di Lost: si sono resi conto che stavano per perdere un potenziale di spettatori strabiliante per l'evento televisivo degli ultimi dieci anni, perché la gente avrebbe consciamente commesso un reato per vedersi a poche ore di distanza una cosa digitale con sottotitoli amatoriali e di ottima qualità che invece la pay tv non riusciva ad offrire. Si sono quindi mossi e hanno organizzato una diretta con gli Stati Uniti, e una differita di 12 ore con sottotitoli.
OPPURE
si può tentare di andare di repressione di ogni singolo caso di persona che commette un reato, o meglio ancora cercare di fare repressione su un uno per educarne cento, strategia che fin dai tempi di Napster (e si parla ormai di più di dieci anni) si è dimostrata fallimentare. In un caso si guadagnano spettatori, nell'altro no, simple as that.
Questo, e il corollario dell'abuso non solo possibile ma io credo probabile mi rendono questa delibera un po' indigesta.

Oh, poi sia chiaro, dieci anni fa non avrei potuto farci niente. Voglio vedere Nosferatu di Murnau? 'Zzi miei! Cosa avrei potuto fare? Oddio, a pensarci bene avrei potuto chiedere all'amico cinefilo se aveva per caso una videocassetta da prestarmi e lui sì, certo, tieni, ecco, l'ho videoregistrata dalla televisione, lo so, è una cosa illeg...
... ehi, aspetta un attimo...
:) Succedeva anche prima, solo su più piccola scala. Oggi abbiamo più potere e siamo in grado di segnalare un potenziale mercato con voce più grossa. Ogniqualvolta posso, compro e pago (e non lo dico per pararmi il culo, anche perché c'è poco da parare visto che Hulu, Netflix, iTunes, mi sgamano dall'IP e non mi fanno comprare niente di niente, e avendo un Jetbook non posso comprare su amazon nè su B&N, anche volendo).
Però, per dire, ho scaricato Altai per leggerlo sul Jetbook ma ho anche comprato il libro cartaceo.
Mi scuso per la prolissità :P era un po' che non commentavo saranno gli arretrati?

@FC: errore mio, è .com!

PaoloVE ha detto...

@ clem:

Ho verificato meglio e su questo temo tu abbia ragione: in effetti, nel prosieguo di quanto avevo letto è indicato chiaramente che, nel caso di acutocomeunapalla il gestore del sito sarebbe blogger, e non io, e che blogger sarebbe tenuto ad informarmi per permettermi una contronotifica solo "eventualmente" prima della rimozione dei contenuti.

E' ovvio che per le piattaforme gratuite stile blogger verrebbero scelte le strade più economiche e spicce e quindi la rimozione automatica in caso di segnalazione.

Il che rende decisamente più pesante il vincolo proposto da AgCom (anche in maniera inutile: basterebbe che la procedura sostituisse chi carica i contenuti all'host nei primi tre punti ed informasse solamente l'host).

Ma dall'alto dei centododicimila contatti unici giornlieri che attribuisci ad acutocomeunapalla tra due anni (io ero un po' più ottimista, ma mi stanno bene comunque) sai che puttanaio riuscirei a tirare su online in quel caso? :-)

Ciao

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ clem:

dimenticavo: i riferimenti al mercato, nella delibera, sono fuffa di contorno, ed il titolo lo dichiara chiaramente: "Consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica."

Ampliare il mercato è un auspicio dichiarato e forse un po' falso, ma non l'oggetto della delibera.

E sono d'accordo con te che una miglior garanzia del diritto d'autore si avrebbe rendendo il più possibile facile ed economica la fruizione in forma legale dei contenuti, il che non è quanto la delibera attua, ma amche questo dovrebbe essere accompagnato da una qualchje forma di repressione dell'illegalità, perchè in Italia, se ti rimetti al senso etico nessuno paga più nulla. Il che si traduce nel fatto che, gratis, nessuno offre più nulla, il che è la peggiore delle situazioni.

Ciao

Paolo

francesco.caroselli ha detto...

Forse sono un pasdaran della rete come dite voi ma io parto da unas semplice considerazione: io cmq non avrei mai comprato il lavoro di Britney Spears o Rihanna quindi nel consuntivo totale il mio soldi non li avranno ora e non li avrebbero avuti nemmeno se non ci fossero disponibili download illegali


@Paolo
Proviamo ad immaginare cosa succede quando Rihnanna o di Britney Spears incassano un po' meno perchè sui download illegali non percepiscono diritti: credi che ci rimettano solo loro (anche ammettendo che ciò possa essere giusto, e non lo è)? Non pensi che qualche ballerino di fila, aiuto costumista, truccatrice, ne risentirà? Io sono convinto che siano dei poveri cristi che ne risentiranno ben di più delle cantanti...
Come di grazia?


@Bart
Sotto, ci sta un variegatissimo mondo di manovalanze di ogni tipo; accanto, ci sono i piccoli musicisti indipendenti, i fotografi freelance e così via. Fottendo la punta, si fotte anche la base dell'iceberg.
Idem come sopra...
Come?


Cmq io non sono per il tutto gratis.
Ma bisogna cambiare paradigma ed arrendersi alla realtà. Non si potrà mai debellare la pirateria a meno di non rinunciare alle libertà personali, e visto che nessuno vuole farne a meno (e vorrei ben vedere!) bisogna cambiare modo di fare business.
In questo condivido parola per parola quanto detto da Clem
Avete presente che hanno fatto i radiohead? Hanno lasciato libertà di scaricare gratuitamente quasi l'intero l'album..cosa è successo? recod di vendite (me compreso) di un album fisico che contenva di tutto e di piu... (certo c'era anche la versione pirata del loro album comprabile ma loro il boom di vendite l'hanno fatto cmq.

PaoloVE ha detto...

@ fc:

alle cantanti avranno tolto qualche decina di migliaia di $ dal contratto, alle maestranze qualche centinaio (che in proporzione per loro vale ben di più) se non il lavoro...

Semplice ed amaro: il prodoto di una major è il prodotto di uno staff, con elementi forti ed elementi deboli. Nelle traversie è ovvio che i deboli soffrano di più...

Ciao

Paolo

francesco.caroselli ha detto...

Paolo non ti seguo.
Poniamo che i download illegali abbiano sottratto il 40% degli introiti da vendita di dischi. E che quindi se Britney Spears prima guadagnava cento milioni dollari ora ne guadagna solo sessanta.
Mi vuoi dire che per questo motivo Britney Spears pagherà meno la sua truccatrice? o la sua estetista? Questo è tutto da dimostrare.
Oppure poniamo il caso che la Major ora che guadagna di meno sulle vendite dei dischi decidano di risparmiare sui video, secondo te la coreografa che coordina le scene di ballo guadagnerà di meno? No, non succederà questo perchè i margini di profitto sono cmq spaventosi e se la mjor decidesse di produrre "risparmiando" non detto che le altre major facciano altrettanto, con il rischio magori che i video della stella della rivale risulti più cool....
No, io non credo che i miei download di Rihanna o BS siano lesivi in alcun modo per i poveri cristi.
O almeno fin'ora non mi avete convinto...

Clem ha detto...

Paolo: effettivamente l'agenzia si occupa d'altro, non di mercato, quindi la parte fuffa ci sta che sia fuffa in buona fede (lo so, sono ottimista). Forse abbiamo incluso troppa roba nel discorso, ma e' un problema quello del diritto d'autore che si risolvera' solo a colpi di sinergie e quindi e' forse naturale.
Quanto all'ottimismo sui contatti, le mie stime sono qccurate. Se vuoi superarle ci vogliono MOLTI piu' Dolphi Lundgreni.

Pale ha detto...

Bel post, di grandissimo interesse!
Sono d'accordo sul fatto che le tue visioni non possano e non debbano essere mutualmente esclusive.

FC ha detto: "grazie ad internet i giornalisti non possono scegliere la priorità delle notizie.". Sei sicuro che questa sia una cosa fantastica? Sei sicuro che decida il popolo? Non sono forse gli algoritmo di Google, di Bing, di Facebook, ecc...?

Pale