Buongiorno,
la notizia, che spero vivamente possa avere una diversa evoluzione, del licenziamento da parte della Oerlikon Graziano di un dipendente che aveva dovuto assentarsi prolungatamente (otto mesi) a causa di gravi problemi di salute (un trapianto di fegato resosi indispensabile a causa di un carcinoma epatico), ha scatenatouna rissa di reazioni, molte delle quali mi paiono francamente inaccettabili per strumentalità ed ipocrisia.
Le cito perchè un Ministro del Lavoro, specialmente uno come lui che si è tanto speso per riformare il mercato del Lavoro, dovrebbe conoscerne molto bene le regole e quindi dovrebbe sapere molto meglio di me che le assenze per malattia, quando superino il periodo di comporto previsto dal Contratto Collettivo Nazione di Lavoro di categoria, sono giusta causa di licenziamento. E che in uno Stato di diritto l'azienda, ovviamente, non deve far nulla più di quanto previsto dalla legge, al più può concedere delle deroghe di propria iniziativa ed al di là di qualsiasi obbligo, almeno in prima battuta, la Oerlikon legittimamente non sembrava disposta a fare.
Non è difficile immaginare che, sommando agli otto mesi di convalescenza post trapianto probabili periodi di malattia precedenti, l'operaio licenziato abbia potuto sforare il limite di 12 mesi di assenza in tre anni che credo sia quello previsto per il suo contratto, e quindi che l'azienda abbia potuto licenziare l'operaio in questione in piena legittimità.
E, se Poletti ritiene tutto ciò inconcepibile ed inaccettabile, deve innanitutto chiedersi se, da Ministro del Lavoro da un bel po' in carica, ha delle responsabilità in questo stato di cose, magari per non averle affrontate con la stessa determinazione con cui ha portato avanti lo Jobs Act.
E possibilmente trarne le logiche conseguenze: non dico che dovrebbe dimettersi o darsi pubblicamente del pirla, ma almeno chiedere scusa o tacere ...
Ciao
Paolo
1 commento:
... mi permetto anche una osservazione su come i giornali hanno trattato questo caso.
Il sig. Forgione ha in questo momento la fortuna di aver avuto la possibilità di farsi notare come persona e di far vedere come la situazione lo penalizzasse pesantemente ed avesse dei motivi più che seri, riuscendo ad ottenere una reazione empatica da giornalisti e lettori.
Se il suo fosse rimasto un caso generico nelle statistiche, quegli stessi giornalisti e lettori lo avrebbero con molta probabilità trattato come un assenteista (nelle statistiche sull'assenteismo finiscono assenze per malattia e maternità), di cui non era certo ragionevole pretendere che l'azienda si facesse carico...
Ciao
Paolo
Posta un commento