Burocrazia: le radici del male

Buongiorno,

in questi giorni si sono sovrapposte due notizie diverse per portata e distanti quanto lo possono essere Genova da Pordenone, ma accomunate dall'atroce dimostrazione di come la burocrazia stia affondando l'Italia: l'alluvione (l'ennesima) di Genova ed il suicidio del gestore del Caffè Letterario di Pordenone.

Eventi probabilmente propiziati ed amplificati nel primo caso da un fermo imposto da ricorsi giudiziari ai lavori di adeguamento del sistema idraulico cittadino -la cui inadeguatezza rispetto agli eventi climatici si è dimostrata drammaticamente venerdì-, e nel secondo dalla dimenticanza di un documento tra i tanti necessari per partecipare alla gara per la gestione del locale che già stava gestendo da dodici anni a seguito di precedenti affidamenti in appalto (il suicida non aveva incluso la fotocopia della carta di identità ed era pertanto stato escluso).

Si tratta di due casi che rendono evidente la sproporzione tra l'eventuale problema amministrativo e le conseguenze che questo ha nella vita reale e che mostrano come sia spesso proprio la legge (e non la sua arbitraria ed ottusa applicazione) l'origine della feroce burocrazia italiana (1).

Nel caso di Genova i lavori sul Bisagno non sono partiti perchè, prescindendo dalla validità e dal valore tecnico dell'offerta e solo dopo aver perso la gara d'appalto, le ditte sconfitte hanno fatto ricorso al TAR (2) sostenendo -senza ottenere ragione- che la commissione non era titolata a valutare le offerte (3). Ma dopo quattro sentenze in Tribunale il percorso giudiziario non è ancora concluso perchè le ditte perdenti  sono ricorse ulteriormente al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR.

Qualcuno poteva far partire i lavori? Non ci sono sospensive, quindi si, la stazione appaltante, il cui operato non è contestato sotto il profilo tecnico e che allo stato sembrerebbe essersi regolata correttamente anche sotto il profilo formale, poteva far aprire i cantieri. 

Peccato che se il Consiglio di Stato avesse successivamente deciso di ribaltare la sentenza del TAR (e, come abbiamo visto non sarebbe poi così improbabile visti i precedenti) chi avesse fatti iniziare i lavori avrebbe rischiato di pagarli di tasca propria per quanto fatto sino alla loro eventuale interruzione. Uno scherzetto potenzialmente da qualche decina di milioni di euro messa in capo ad un singolo.

Per quanto risulta sinora possiamo dire che in questo caso l'ovvio risultato di un ricorso in odore di pretestuosità e di una legge che tutela più un ricorrente pretestuoso che le esigenze della pubblica amministrazione, delle aziende serie e dei cittadini (e non quindi dell'operato discrezionale di un funzionario o di una commissione -magari composta da quelli che hanno conseguito i vituperati premi-) è il fermo sino a sentenza ultima definitiva dei lavori, con le tragiche conseguenze che vediamo.

Il caso di Pordenone è per certi versi simile: nel mare di documenti che si devono presentare per partecipare ad una gara pubblica, molti dei quali hanno scarsissima utilità (4), la fotocopia del documento di identità è uno di quelli la cui assenza è tassativamente causa di esclusione, e lo è assurdamente anche se il candidato è già noto all'amministrazione (come nel caso di Pordenone: il suicidia era l'attuale gestore con l'appalto in scadenza), e, a differenza che per altri documenti, non successivamente sanabile (mi giurano che la giurisprudenza è univoca in tal senso).

Anche in questo caso, come a Genova, è una legge inadeguata, e non l'operato discrezionale di un funzionario a causare le conseguenze di cui si parla e che attribuiamo giustamente alla burocrazia.

Quindi, forse, sarebbe il caso di smorzare un tantino l'inveterato odio un tanto al chilo per i cosiddetti burocrati, che talvolta se non spesso sono coloro che fanno il loro dovere al meglio che possono e che talvolta se non spesso sono tacciati di erssere tali a sproposito (5)

Ciao

Paolo

(1) fossi nei media ci sarei andato con i piedi di piombo nell'esporre alla gogna mediatica i dirigenti che avevano preso i premi che stanno facendo tanto scandalo: tutti stanno sottintendendo che quei premi non andavano erogati a fronte del disastro, senza chiedersi cosa quelle persone abbiano fatto, cosa avrebbero potuto fare, se il loro operato abbia migliorato la situazione e se il disastro possa essere dipendente da quanto di loro competenza. Ma, nel dubbio e nell'ignoranza più assoluta, per i nostri media, una bella presunzione di colpevolezza ci sta tutta.

(2) Giusto per complicare le cose: le ditte perdenti ricorrono al tar ligure e vincono il ricorso. Le ditte originariamente vincitrici controricorrono al Consiglio di Stato perchè il TAR ligure non sarebbe stato competente e vincono a loro volta, per cui il ricorso viene riassegnato al TAR, ma a quello del Lazio, che ribalta il giudizio del TAR ligure e conferma l'aggiudicazione.Semplice, no?

(3) Permettetemi la malizia: mi gioco lo stipendio del mese prossimo che se avessero vinto avrebbero considerato la commissione titolatissima. Ma non lo potremo mai dimostrare.

(4) E' utile secondo voi l'autocertificazione antimafia? Ha senso presentare un cerificato penale se poi -così mi riferiscono essere già successo- non posso escludere da una gara pubblica un tentato omicida che ha accoltellato la madre perchè non riuscivano ad accordarsi su come gestire una turbativa d'asta? (!)

(5) Scommettiamo cha anche a Genova possiamo trovare chi si lamenta della burocrazia perchè una qualche VIA (=Valutazione di impatto ambientale) negativa gli ha impedito di costruire quello che desiderava?

4 commenti:

MS ha detto...

Post molto interessante, illuminante su alcune questioni che ignoravo.

L'unico appunto è sul punto (1).

Non capisco perché ritieni che i media dovessero andarci piano.
In realtà ammetto che i media si buttino sulle notizie facili, spesso se ne è parlato.
Ma è veramente troppo facile ritenere che i dirigenti pubblici non debbano attribuirsi (direttamente o per diritto di appartenenza di casta) premi di qualsivoglia natura.
Poi, se per coincidenza la Natura fa apparire tale atto meno piacevole, non vedo peccati veniali da parte dei cronisti.

bye,
MS

PaoloVE ha detto...

@MS:

davo per scontato (ma in effetti non lo è, e tutti gli ultimi governi con i loro comportamenti ondivaghi se non nella pratica orientati all'indietro lo confermano) che si considerasse posiivo il fatto di avere una qualche forma di meritocrazia nella P.A.

Si possono lecitamente contestare i premi tout court, sostenendo che lo stipendio debba essere indipendente dai risultati (non mi vedi d'accordo in questo), ma, se vengono usati, non ha senso contestare implicitamente i premi prescindendo dal merito per cui sono stati erogati.

Se devo essere onesto non mi è stato dato di capire se si sia realmente trattato di una situazione meteo realmente eccezionale (ormai ogni grosso temporale è etichettato dai media come bomba d'acqua), nè se il cedimento del sistema idraulico sia stato locale o generalizzato.

E, dal punto di vista della valutazione dei risultati la cosa cambia enormemente, perchè si va una ipotetica situazione in cui le opere di cui X è stato responsabile hanno retto in un contesto magari precedentemente molto critico e davanti ad un evento eccezionale mentre il cedimento è stato locale e collocato altrove (situazione che farebbe pensdare che X abbia lavorato bene), all'estremo opposto in cui tutto il sistema è crollato davanti a piogge rilevanti ma in qualche modo ordinarie...

Ciao

Paolo

MS ha detto...

In realtà io sono d'accordo con qualunque azione possa favorire meccanismi meritocratici.
Senza entrare nel merito dell'accaduto, ma parlando in generale, la meritocrazia non è solo premiante ma è anche punitiva.
Dal mio punto di vista dovrebbe essere (tendenzialmente) a somma zero.
Io, soprattutto nella P.A., vedo solo ricevere + e mai -, per cui la meritocrazia non credo possa essere realisticamente presa in considerazione.
Ovviamente sono sicuro ci siano isole che non seguono la moda ma, essendo continentale, faccio fatica :-)

bye,
MS

PaoloVE ha detto...

@ MS:

è un punto di vista in ampia parte condivisibile (1), ma non è su quella base che i nostri giornali si indignano e fomentano indignazione per i premi ai dirigenti del Comune di Genova.

Il chiaro ed estremamente semplicistico assunto non è che nel pubblico non si deve premiare, nè che ai premi debbano corrispondere delle penalizzazioni, ma che, POICHE' C'E' STATA L'ALLUVIONE, proprio quei premi non erano meritati.

Il che è tutto da dimostrare...

Ciao

Paolo

(1) in dosi omeopatiche quanto i premi, ma nel pubblico ci sono anche le penalizzazioni, anche se vi raccontano il contrario.

Fa parte di quei luoghi comuni inscalfibili come il fatto che un imprenditore non può licenziare perchè c'è l'articolo 18...